Latina

Cile: il caso del machi Celestino Cordova

Come il governo cileno non rispetta i diritti umani e le norme internazionali, costringendo un’autorità spirituale mapuche a morire in sciopero della fame
20 aprile 2018
Manuel Zani (*)

celestino cordova

Un uomo, un “machi”, sta morendo in sciopero della fame per chiedere il rispetto dei suoi diritti. Celestino Cordova è uno sciamano, autorità ancestrale del popolo mapuche, in carcere a Temuco, Cile, e chiede di poter tornare per 48 ore nella propria comunità per compiere una cerimonia religiosa imprescindibile per la propria salute fisica e spirituale.

Il diritto internazionale, in particolare la Convenzione N. 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro sui PopTeoli Indigeni e Tribali del 1989, ratificata dal Cile nel 2008, e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni del 2007, nonché le norme nazionali del diritto penitenziario cileno prevedono un’applicazione interculturale del diritto al culto e alla salute, che permetterebbe la concessione di questo beneficio ma il governo cileno si rifiuta categoricamente.

Il machi in prigione

Ho incontrato Celestino in carcere nel 94esimo giorno di sciopero della fame ed è stato un pugno nello stomaco. Le forze lo hanno ormai abbandonato quasi del tutto e si trascina in cella appoggiato a un bastone, strisciando i piedi perché non riesce ad articolare le gambe. I medici pronosticano che è questione di giorni e sarà costretto a letto. Se il corpo è allo stremo, sulla soglia del punto di non ritorno nel deterioramento degli organi vitali, la mente è lucida, calma e consapevole.

“Non chiedo niente che non sia legittimo – afferma Celestino – In questi anni abbiamo bussato a ogni porta e tentato di instaurare un dialogo con le autorità carcerarie del ministero di giustizia, ma abbiamo incontrato solo rifiuti e dilazioni”. Lo sciopero della fame è l’ultima, estrema risorsa. “Paradossalmente sto mettendo a rischi la mia vita per salvarla. Sembra assurdo ma non lo è. Se non torno al mio Lof (comunità) e non realizzo la cerimonia del cambio di Rewe morirò ugualmente”.

Nella cosmovisione Mapuche il Rewe è il centro delle energie spirituali di un territorio che il machi convoca e con cui ha una forma di comunicazione durante la trance. È un segmento di tronco alto circa due metri. Al Rewe si fanno offerte e attorno ad esso si celebrano le cerimonie. Per questo è considerato analogamente all’altare della religione cristiana, unito al tabernacolo. Sul Rewe, che è a scalini, il machi sale e balla durante la trance, simulando la salita al cielo. Periodicamente gli spiriti esigono che venga rinnovato, così come il kultrun, il tamburo rituale. Sono gli strumenti di connessione con le entità della natura che, se viene a meno, porta alla morte spirituale e di conseguenza alla malattia o addirittura alla morte fisica del machi.

Un caso controverso

Celestino si trova in carcere accusato e condannato per l’omicidio di una coppia di agricoltori di origine svizzera, la famiglia Luksinger Makay, coloni giunti nel paese (1) nel 1800 e che negli anni hanno costruito una fortuna facendo incetta di terre mapuche con vari mezzi. Nessuna prova dimostra la sua partecipazione in un fatto che ha diverse zone d’ombra (2) e anzi perizie che smontano le tesi del PM non sono state prese in considerazione del tribunale (3). Indagato ricorrendo alla legislazione antiterrorismo promulgata da Pinochet, che lo stato cileno utilizza compulsivamente contro personalità mapuche e più volte stigmatizzata come discriminatoria e illegale dalle Nazioni Unite e dagli organismi di controllo dei diritti umani dell’Organizzazione degli Stati Americani, è stato condannato utilizzando le deposizioni di testimoni a volto protetto, altra distorsione del diritto che vulnera le capacità di azione della difesa e il diritto a un giusto processo.

La dignità di un popolo e i diritti umani

Il machi Celestino sta morendo anche per salvare la dignità e i diritti del suo popolo. “È in gioco molto più della mia vita. I Pu Lonko [“le teste”, ovvero gli spiriti del pantheon Mapuche] mi stanno indicando il cammino in sogno. Non smetterò lo sciopero della fame senza aver ottenuto le 48 ore”. Mentre scrivo arriva la notizia che Celestino ha lanciato un ultimatum al governo, sollecitandolo a dare una risposta entro 72 ore, allo scadere delle quali smetterà di assumere anche i liquidi. I medici assicurano che in queste condizioni non sopravvivrebbe più di ulteriori 72 ore (4). Nella dottrina giuridica contemporanea sui diritti umani è in corso da tempo un’apertura verso forme di riscrittura dei medesimi a partire da un’ottica interculturale. I diritti umani non sono determinazioni universali, indiscriminatamente applicabili e fondate nel diritto occidentale, ma diritti culturalmente determinati.

Come insegna l’antropologo J. Antona Bustos (5) e come già indicavano gli studi di Ernesto De Martino (6) è solo a partire dalla concezione cosmologica propria di ogni cultura che possiamo determinare leggi, regole, diritti e il concetto stesso di ciò che è reale o meno. Solo adottando questa prospettiva è possibile comprendere la portata della lotta che il machi Celestino sta conducendo e come questa sia niente meno che la lotta di un popolo per il rispetto della propria integrità di gruppo e individuale, come avviene in Palestina, come è avvenuto in Sud Africa e come accade presso tutti i popoli indigeni che si oppongono alle pratiche estrattiviste che li priva del proprio territorio e ne compromette l’equilibrio fisico e spirituale in nome di un progresso che subiscono e non appartiene alla loro cultura.

Salutandomi al termine della visita Celestino sveste per un attimo i panni dell’autorità religiosa e mi domanda con angoscia “ho 4 figli, tutti sotto i 12 anni. Che sarà di loro?”. La domanda è quanto mai cogente.

(*) Osservatore dei Diritti Umani per l’associazione “Il Cerchio”

(1) “La storia dei latifondisti Luchsinger nei territori mapuche di Vilkun”, indagine realizzata dallo storico cileno Martin Correa http://www.gamba.cl/2013/01/la-historia-de-los-latifundistas-luchsinger-en-territorio-mapuche-de-vilcun/

(2) “un giorno chiedono la pace in Araucanía e l’altro stanno compiendo atti che rasentano il terrorismo”. Dichiarazione del fratello di Vivian Makay, una delle vittime, riguardo i suoi propri familiari accusati di avergli incendiato un bosco in una lotta tra parenti per impossessarsi di una terra ereditata. http://www.theclinic.cl/2013/07/24/donald-mackay-un-dia-estan-pidiendo-paz-en-la-araucania-y-otro-haciendo-actos-que-son-como-de-terrorismo/

(3) https://resumen.cl/articulos/el-caso-luchsinger-mackay-o-como-se-cargaron-al-primero-que-encontraronhttp://www.qcodemag.it/2017/09/14/cile-mapuche-repressione/

(4) http://www.eldesconcierto.cl/2018/04/17/medico-indh-por-estado-de-celestino-cordova-no-hay-ninguna-posibilidad-de-que-el-sobreviva-mas-de-72-horas-con-huelga-seca/

(5) “Los derechoshumanos de los pueblos indígenas. ElAzMapu y el caso Mapuche”, J. Antona Bustos, EdicionesUniversidadCatólica de Temuco. Reperibile in forma di tesi di dottorato, Universidad Complutense de Madrid, 2012, http://eprints.ucm.es/15107/1/T33441.pdf

(6) E. De Martino, “Il mondo magico”.

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