Latina

Detenuti per alcune ore Juan Grabois ed altri dirigenti della Confederación de los Trabajadores de la Economía Popular

Argentina: la guerra di Mauricio Macri contro migranti e sindacalisti

In carcere hanno subito maltrattamenti di ogni tipo da parte della polizia
24 settembre 2018
David Lifodi

Juan Grabois

Lo scorso 18 settembre la polizia di Buenos Aires ha tenuto in stato di fermo, per alcune ore, Juan Grabois, dirigente della Confederación de los Trabajadores de la Economía Popular, Jaquelina Flores e Rafael Klejzeir, anch'essi della Ctep. L'arresto è avvenuto durante una manifestazione di protesta, del tutto pacifica, promossa dal Movimiento de Trabajadores Excluidos (Mte) per protestare contro la detenzione di sei ambulanti senegalesi. I due militanti del Mte che si occupavano di prendere le difese dei venditori ambulanti sono stati a loro volta arrestati.

Questo episodio, una volta di più, evidenzia come il modello del presidente argentino Macri sia quello della tolleranza zero. Rilasciato due ore dopo il suo arresto, Grabois, a cui erano stati imputati i reati di attentato e di resistenza a pubblico ufficiale, ha raccontato che lui e gli altri dirigenti sindacali sono stati sottoposti ad ogni tipo di maltrattamenti. Grabois non è uno sconosciuto, ma una personalità nota per il suo ruolo di rappresentante dei lavoratori dell'economia informale e per la sua vicinanza a Papa Francesco. La sua detenzione rappresenta un messaggio molto chiaro alle organizzazioni popolari argentine: Macri e il suo governo non guarderanno in faccia a nessuno.

Solo pochi giorni prima del suo arresto, Grabois si era attirato numerose critiche da parte della ministra dello Sviluppo sociale Carolina Stanley, che aveva duramente stigmatizzato la sua richiesta al governo di varare un grande piano per l'occupazione e lanciato l'allarme per la recrudescenza degli attacchi xenofobi contro i venditori ambulanti senegalesi. Non appena è arrivata la polizia, a cui era stato ordinato di bloccare a qualsiasi costo la manifestazione di protesta del Movimiento de Trabajadores Excluidos, Grabois aveva cercato di mediare tra i suoi compagni del Mte e gli agenti, i quali avevano già iniziato a sparare lacrimogeni e proiettili di gomma. Nel giro di poco Grabois è stato arrestato, ma ha raccontato che alcuni poliziotti avevano un atteggiamento provocatorio ("sembravano drogati") e, non appena giunto in carcere, al dirigente sindacale sono state calpestate più volte le mani e i piedi. Anche Diego Mendieta, altro esponente della Ctep, ha riferito di essere stato picchiato a calci e pugni. Quanto a Jaquelina Flores, esponente della Federación de Carreros y Recicladores, oltre che della Ctep, ha riferito di essere stata apostrofata con insulti sessisti e razzisti.

Il ministro con delega alla Sicurezza di Buenos Aires, Martín Ocampo, ha parlato di insulti alla polizia da parte dei manifestanti, ma se anche ciò fosse avvenuto non c'è alcun motivo che giustifichi le violenze subite in carcere da parte degli arrestati. I dirigenti sindacali fermati hanno sostenuto che da tempo la polizia esige dagli ambulanti senegalesi il pagamento del pizzo affinché possano continuare a svolgere il loro lavoro per le strade.

Eppure, solo nel 2013, in epoca kirchnerista, l’Argentina aveva deciso di regolarizzare alcune migliaia di migranti senegalesi presenti sul proprio territorio. Divenuta una delle mete preferite dell’immigrazione africana, l'Argentina ospita una numerosa comunità senegalese a Cordoba (nel centro del paese), una delle prime città a riceverli, ma anche a Buenos Aires, dove si sono stabiliti principalmente nel quartiere Once (ribattezzato la “Dakar argentina”), fino alla Gran Buenos Aires, l’area metropolitana intorno alla capitale. Una modifica della Gazzetta Ufficiale argentina, il Boletín Oficial, aveva introdotto nella Ley de Migraciones un’eccezione fondamentale, quella che escludeva il requisito di ingresso legale nel paese. Il problema principale dei senegalesi riguardava infatti l’ingresso clandestino in Argentina, risolto con la sospensione degli ordini di espulsione dal paese. Per rientrare in quella che può essere definita una sanatoria a tutti gli effetti, ai senegalesi bastava presentarsi muniti di un passaporto valido e di un certificato di nazionalità emesso da un’autorità consolare con giurisdizione in Argentina.

Tutto ciò, ovviamente, è stato cancellato dall'arrivo del macrismo alla Casa Rosada. Grabois ha parlato di un pericoloso passo indietro del paese verso il fascismo e l'autoritaritarismo ed è difficile dargli torto, come dimostra anche il caso della persecuzione politico-giudiziario contro la dirigente della Tupac Amaru Milagro Sala.

 

Lo scorso 18 settembre la polizia di Buenos Aires ha tenuto in stato di fermo, per alcune ore, Juan Grabois, dirigente della Confederación de los Trabajadores de la Economía Popular, Jaquelina Flores e Rafael Klejzeir, anch'essi della Ctep. L'arresto è avvenuto durante una manifestazione di protesta, del tutto pacifica, promossa dal Movimiento de Trabajadores Excluidos (Mte) per protestare contro la detenzione di sei ambulanti senegalesi. I due militanti del Mte che si occupavano di prendere le difese dei venditori ambulanti sono stati a loro volta arrestati.

 

Questo episodio, una volta di più, evidenzia come il modello del presidente argentino Macri sia quello della tolleranza zero. Rilasciato due ore dopo il suo arresto, Grabois, a cui erano stati imputati i reati di attentato e di resistenza a pubblico ufficiale, ha raccontato che lui e gli altri dirigenti sindacali sono stati sottoposti ad ogni tipo di maltrattamenti. Grabois non è uno sconosciuto, ma una personalità nota per il suo ruolo di rappresentante dei lavoratori dell'economia informale e per la sua vicinanza a Papa Francesco. La sua detenzione rappresenta un messaggio molto chiaro alle organizzazioni popolari argentine: Macri e il suo governo non guarderanno in faccia a nessuno.

 

Solo pochi giorni prima del suo arresto, Grabois si era attirato numerose critiche da parte della ministra dello Sviluppo sociale Carolina Stanley, che aveva duramente stigmatizzato la sua richiesta al governo di varare un grande piano per l'occupazione e lanciato l'allarme per la recrudescenza degli attacchi xenofobi contro i venditori ambulanti senegalesi. Non appena è arrivata la polizia, a cui era stato ordinato di bloccare a qualsiasi costo la manifestazione di protesta del Movimiento de Trabajadores Excluidos, Grabois aveva cercato di mediare tra i suoi compagni del Mte e gli agenti, i quali avevano già iniziato a sparare lacrimogeni e proiettili di gomma. Nel giro di poco Grabois è stato arrestato, ma ha raccontato che alcuni poliziotti avevano un atteggiamento provocatorio ("sembravano drogati") e, non appena giunto in carcere, al dirigente sindacale sono state calpestate più volte le mani e i piedi. Anche Diego Mendieta, altro esponente della Ctep, ha riferito di essere stato picchiato a calci e pugni. Quanto a Jaquelina Flores, esponente della Federación de Carreros y Recicladores, oltre che della Ctep, ha riferito di essere stata apostrofata con insulti sessisti e razzisti.

 

Il ministro con delega alla Sicurezza di Buenos Aires, Martín Ocampo, ha parlato di insulti alla polizia da parte dei manifestanti, ma se anche ciò fosse avvenuto non c'è alcun motivo che giustifichi le violenze subite in carcere da parte degli arrestati. I dirigenti sindacali fermati hanno sostenuto che da tempo la polizia esige dagli ambulanti senegalesi il pagamento del pizzo affinché possano continuare a svolgere il loro lavoro per le strade.

 

Eppure, solo nel 2013, in epoca kirchnerista, l’Argentina aveva deciso di regolarizzare alcune migliaia di migranti senegalesi presenti sul proprio territorio. Divenuta una delle mete preferite dell’immigrazione africana, l'Argentina ospita una numerosa comunità senegalese a Cordoba (nel centro del paese), una delle prime città a riceverli, ma anche a Buenos Aires, dove si sono stabiliti principalmente nel quartiere Once (ribattezzato la “Dakar argentina”), fino alla Gran Buenos Aires, l’area metropolitana intorno alla capitale. Una modifica della Gazzetta Ufficiale argentina, il Boletín Oficial, aveva introdotto nella Ley de Migraciones un’eccezione fondamentale, quella che escludeva il requisito di ingresso legale nel paese. Il problema principale dei senegalesi riguardava infatti l’ingresso clandestino in Argentina, risolto con la sospensione degli ordini di espulsione dal paese. Per rientrare in quella che può essere definita una sanatoria a tutti gli effetti, ai senegalesi bastava presentarsi muniti di un passaporto valido e di un certificato di nazionalità emesso da un’autorità consolare con giurisdizione in Argentina.

Tutto ciò, ovviamente, è stato cancellato dall'arrivo del macrismo alla Casa Rosada. Grabois ha parlato di un pericoloso passo indietro del paese verso il fascismo e l'autoritaritarismo ed è difficile dargli torto, come dimostra anche il caso della persecuzione politico-giudiziario contro la dirigente della Tupac Amaru Milagro Sala.

 

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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