Città del Messico: si al lago, no all’aeroporto
L’impresa incaricata di dare il via ai lavori per l’edificazione del Naim è la parastatale Grupo Aeroportuario Ciudad de México, che ha consegnato il titolo di gestore della grande opera a Parsons International Limited, società nota per ricostruire le città di paesi devastati dalla guerra(su indicazione del governo statunitense)e adesso trasformatasi in supervisor del progetto. Quanto alla progettazione del nuovo aeroporto, è a carico della Romero-Foster&Partners, il cui proprietario è José Fernando Romero Havauxy, genero di Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del mondo. Ha assunto un ruolo di primo piano anche Hipólito Gerard Rivera, cognato dell’ex presidente Carlos Salinas de Gortari, la cui impresa Edificadora Gia+A si è aggiudicata l’asta per la costruzione di alcune piste del nuovo scalo. Altra grande impresa beneficiata è Construcciones y Dragados del Sureste, di proprietà di Carlos Hank Rhon, costruttore figlio di Carlos Hank González e fondatore del gruppo Atlacomulco, di ispirazione priista, a cui appartiene anche Enrique Peña Nieto, predecessore di Andres Manuel López Obrador (Amlo). E ancora, la Ferrovalle di Germán Larrea Mota Velasco del Grupo México, anch’esso tra gli uomini più facoltosi del paese responsabile, anni fa, della morte di 65 minatori a Pasta de Conchos, nello stato di Coahuila e dell’inquinamento dei fiumi Bacanuchi e Sonora, quando i due corsi d’acqua furono contaminati dall’alta concentrazione di metalli pesanti.
Pur sostenendo che la costruzione del Naim non rappresenta un affare per i messicani, ma solo per un piccolo gruppo di contratistas che lo stesso Amlo ha definito come “minoranza rapace”, anche per lui non sarà facile uscire bene da questa vicenda. La questione risale al 2001, quando già allora si parlava della costruzione del nuovo aeroporto. In quella circostanza López Obrador, in qualità di sindaco della capitale, aveva espresso la sua contrarietà alla grande opera perché non condivideva il misero indennizzo concesso ai campesinos per l’espropriazione delle terre dove avrebbe dovuto sorgere il nuovo scalo. Nel frattempo, c’erano già state le manifestazioni di protesta, spesso represse brutalmente dal governo federale, volte a contestare il decreto di espropriazione, che stabiliva un risarcimento di poco più di 7 pesos per un metro quadrato di terra. In altre occasioni Amlo ha sostenuto invece che la costruzione ed il mantenimento dell’aeroporto non poteva essere sostenuta dallo Stato, ma dalle imprese private, assumendo quindi una posizione possibilista, pur sottolineando l’opportunità di ingrandire lo scalo di Santa Lucía piuttosto che edificare da zero il Naim.
Prevista per il 28 ottobre, la consultazione pubblica sull’aeroporto dovrebbe decidere non solo il futuro del Naim, ma anche quella del lago di Texcoco e dei milioni di persone che ci vivono intorno. Gli ettari dove sorge attualmente il lago garantiscono l’approvvigionamento idrico a gran parte degli abitanti della capitale e ad un delicato ecosistema fatto di piante e animali. Come è noto, Città del Messico è costruita sulle acque e l’eventuale costruzione del Naim contribuirebbe a far sprofondare il terreno con pesanti conseguenze sull’ambiente e sulla vita degli abitanti della capitale. Alejandro Encinas, sottosegretario in pectore del governo obradorista che si insedierà ufficialmente il prossimo 1 dicembre, ha garantito al Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (Fpdt) che il Naim non sarà costruito e che i movimenti sociali potranno manifestare liberamente il loro dissenso. Fpdt e Pueblos Unidos contra el Nuevo Aeropuerto definiscono il Naim “un progetto di morte” che il presidente uscente Peña Nieto ha cercato di sostenere durante tutto il suo mandato.
Proprio sotto Peña Nieto, e non solo, sono state approvate in tutto il paese centinaia di grandi opere, dalla costruzione delle centrali idroelettriche alle miniere, dannose sia per l’ambiente sia per intere comunità.La mobilitazione contro il Naim, culminata nell’iniziativa del 6 ottobre scorso “Encuentro de Pueblos por el agua, la tierra y la libertad”, è appoggiata da studenti, docenti universitari, collettivi, artisti e, più in generale, dalla società civile della capitale messicana, che ricorda come “il lago di Texcoco è vita, non è un cimitero e che la popolazione resisterà di fronte ad u progetto immoraleimposto dai ricchi”. Per Amlo, che lo scorso luglio è finalmente riuscito ad strappare per la prima volta Los Pinos alla destra panista e priista, si tratta di un significativo banco di prova ancor prima dell’insediamento.
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