Latina

Descritto come un coyote, in realtà il reporter racconta da anni il dramma della migrazione

Honduras: Bartolo Fuentes nel mirino del governo

Campagna di odio contro il giornalista accusato di essere il promotore della carovana dei migranti partita da San Pedro Sula e arrivata al confine con gli Stati uniti
17 novembre 2018
David Lifodi

Bartolo Fuentes

I primi migranti della carovana centroamericana partita da San Pedro Sula e non solo hanno raggiunto Tijuana. Al tempo stesso, al confine tra Messico e Stati uniti sono già alcune migliaia i militari schierati da Trump per fermare l’esodo di questi dannati della terra. In questo contesto il governo honduregno, allineato alla Casa Bianca nonostante ogni giorno The Donald se la prenda con Juan Orlando Hernández e gli altri presidenti dei paesi centroamericani dicendo loro pubblicamente che sono degli incapaci per non aver fermato prima i migranti, perseguita Bartolo Fuentes, giornalista ed ex deputato del partito di opposizione Libre (Partido Libertad y Refundación), ritenuto l’ideologo della marcia.

Da oltre un mese, la stampa fedele all’oligarchia honduregna lo accusa di aver promosso e organizzato la carovana migrante, cresciuta ogni giorno di più durante il cammino verso la frontiera che separa Messico e Stati uniti. Su Fuentes pende l’infamia di essere un coyote, colui che aiuta i migranti ad attraversare la frontiera in cambio di denaro. Lo scorso aprile, in Messico, si era unito alla carovana organizzata dall’associazione statunitense Pueblo Sin Fronteras e si era adoperato per fare in modo che gran parte di coloro che vi avevano partecipato potesse ottenere asilo negli Stati uniti. Intervistato all’inizio di novembre dalla rivista uruguayana Brecha, Fuentes ha raccontato che aveva partecipato alla carovana dei migranti partita lo scorso 12 ottobre da San Pedro Sula fin quando, arrivato in Guatemala, era stato arrestato, incarcerato e deportato in Honduras, il suo paese, dalla polizia migratoria, senza che le autorità guatemalteche fossero riuscite a trovare un’accusa che lo potesse incastrare.

Fuentes, peraltro, ha sempre rifiutato l’accusa di aver promosso la marcia dei migranti verso gli Stati uniti ed ha precisato di essersi unito alla carovana dopo che aveva raccolto materiale per un programma televisivo dal titolo Los migrantes, in cui parlava delle drammatiche condizioni in cui erano costretti a viaggiare gli immigrati centroamericani, costretti a fare i conti con bande criminali, veri coyotes, la polizia di frontiera, il freddo, la fame, la fatica, il caldo asfissiante ecc… . In Honduras la magistratura non è indipendente, ma al servizio dei golpisti, per questo Bartolo Fuentes al suo paese rischia grosso, soprattutto a seguito della campagna d’odio scatenata contro di lui dal governo. Proprio per questi motivi, il Comitato honduregno per la libertà di espressione ha consigliato al giornalista di abbandonare il paese.

Aver sostenuto la mobilitazione di migranti irregolari resta l’accusa principale per Bartolo Fuentes, sebbene lui abbia ribadito più volte che la marcia è sorta in maniera del tutto spontanea e che lui si sia limitato a dare dei consigli ai coordinatori dell’esodo, seguendo la marcia come giornalista, allo scopo di indirizzarli affinché potessero chiedere asilo o un visto umanitario per i loro compagni. Ad esempio, con l’arrivo di López Obrador alla presidenza del Messico (l’insediamento avverrà il 1 dicembre), circa 1.200  migranti sembrano intenzionati a rinunciare a raggiungere gli Stati uniti nella speranza che in Messico, con l’arrivo di Amlo a Los Pinos, ci sia un clima più accogliente nei loro confronti. In qualità di giornalista, per anni Fuentes ha raccontato il dramma della migrazione e la sua partecipazione alla caminata, così come ad altre meno partecipate a livello numerico, gli sarebbe servita per lavorare ad un progetto personale dedicato ai motivi che spingono molti suoi connazionali ad abbandonare il proprio paese. Tra coloro che hanno cercato di capire cosa si nasconde dietro alla persecuzione politica di Bartolo Fuentes anche la Bbc Mundo, che però non ha mai ottenuto risposta dal governo honduregno.

Leader del movimento studentesco honduregno negli anni Ottanta, militante per i diritti dei migranti e attualmente editore sia della rivista Vida Laboral sia del sito web Honduras Laboral, Fuentes è stato segnalato dal governo del suo paese come militante della sinistra honduregna (cosa vera peraltro) e ciò è bastato per autorizzare la Casa Bianca a sostenere la fandonia che la marcia degli immigrati sarebbe finanziata da esponenti della sinistra sostenuti economicamente dal Venezuela. La verità è che a Trump l’arrivo dei migranti alla frontiera conviene perché così il presidente statunitense può tornare ad insistere sul suo cavallo di battaglia principale, quello della sicurezza, con l’appoggio dei media honduregni filogovernativi. Ad esempio, il canale Hch ha insistito più volte sul fatto che la carovana godeva di finanziamenti per quanto riguardava il cibo e il trasporto, ma Bartolo Fuentes ha fatto notare che questa fake news (diffusa con il preciso scopo di screditare l’esodo) si è trasformata paradossalmente in una sorta di ulteriore incentivo per molti migranti, che ci hanno creduto e si sono uniti alla marcia.

Tutto ciò mentre gran parte degli immigrati continua a procedere spedita verso il confine tra Messico e Usa nel tentativo disperato di fuggire da violenza e miseria. Ad attenderli, il muro e la polizia di Trump in assetto antisommossa.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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