Latina

America Centrale: "Senza cambiamenti strutturali le persone continueranno a fuggire"

Il dramma di migliaia di honduregni/e in marcia verso gli USA e quello di un giornalista perseguitato per dire la verità
21 novembre 2018
Giorgio Trucchi

Frontiera Messico-Stati Uniti (Foto ALAI)

Bartolo Fuentes ha lasciato l'Honduras il mese scorso per paura di essere arrestato. Le voci circa l’intenzione del governo di accusarlo di essere il prinicipale ispiratore e responsabile della prima ‘carovana migrante’ erano sempre più forti. Carovana che, dopo cinque lunghissime settimane, ha oramai raggiunto il confine con gli Stati Uniti.

Dopo aver percorso una distanza che sembrava infinita, più di 2000 persone che fanno parte della prima carovana -quasi tutti  honduregni- sono arrivate a Tijuana, la città di confine con gli Stati Uniti. Nelle prossime ore, altre 3000 o più persone che fuggono dalla povertà, la violenza e dalla mancanza di opportunità potrebbero raggiungerle. Non hanno alternative. Sperano che gli Stati Uniti riconoscano loro il diritto d’asilo.

Mentre il presidente Trump, seguito a ruota dal sindaco panista[1]di Tijuana, Juan Manuel "El Patas" Gastélum, non perde occasione per lanciare messaggi xenofobi e minacciare “i criminali invasori”, migliaia di soldati sono stati schierati lungo il confine. Trump ha anche cercato di sospendere per 90 giorni il diritto di asilo per chi dovesse riuscire a entrare illegalmente in territorio statunitense. Per il momento, un giudice l’ha fermato.

Insomma, un clima da ‘caccia alle streghe’, fomentato anche dal mainstream, che ha visto alcune centinaia di tijuanenses manifestare per le strade della città di frontiera scandendo vergognosi slogan contro gli “immigrati illegali honduregni”. Un paradosso se consideriamo che ogni anno circa un milione di messicani emigrano verso gli Stati Uniti e 400 mila sono rimpatriati (fonte CNDH e UPM[2]).

Una campagna di stigmatizzazione (quasi) tutta politica che mira a trarre vantaggio dalla tragedia e a capitalizzare politicamente la crisi umanitaria. E mentre i presidenti dell’Honduras e del Guatemala si arrampicano sugli specchi e mettono in relazione l’esodo con i mutamenti climatici, sperando così di scampare all’ira trumpista, la situazione potrebbe diventare ancora più complicata nei prossimi giorni, quando la seconda e terza carovana di migranti lasceranno Mexicali e arriveranno a Tijuana.

Dietro di loro, centinaia di salvadoregni e honduregni stanno in questo momento cercando di entrare in Guatemala per poi proseguire verso il Messico. Un’onda inarrestabile.

Diritto alla verità

Bartolo Fuentes (Foto Sandra Rodríguez)

Chi non ha smesso un solo istante di preoccuparsi per la sua gente è Bartolo Fuentes. Giornalista ed ex deputato del partito di opposizione Libertà e rifondazione, Libre, Fuentes ha anche una lunga esperienza nel campo dei flussi migratori e sui diritti fondamentali dei migranti .

Lo scorso 13 ottobre si è unito alla prima carovana. La sua intenzione era quella di accompagnare e documentare il viaggio di migliaia di connazionali in fuga dalla violenza e dalla miseria. Arrivato in Guatemala è stato arrestato, rinchiuso per diversi giorni in un centro di detenzione per migranti e infine deportato in Honduras.

Al suo arrivo all’aeroporto internazionale di Tegucigalpa, Bartolo Fuentes ha denunciato la campagna di menzogne ​​montata ad arte contro di lui dal governo honduregno, che continuava ad accusarlo di essere l’organizzatore e finanziatore della carovana. In particolare, la ministra degli Esteri e lo stesso presidente Hernández imputavano a lui e al partito Libre l’ideazione di una scellerata manovra per gettare discredito sul governo.

Di fronte alla possibilità concreta di essere usato come capro espiatorio e di essere arrestato, il 30 ottobre il giornalista ha deciso di abbandonare momentaneamente il paese.

-Con tanti media che stanno seguendo l’esodo, perché credi che il governo abbia puntato il dito su di te?

-La pressione degli Stati Uniti sui governi di Honduras, Guatemala, El Salvador e Messico è fortissima. Trump ha usato il tema migratorio per fini elettorali e per continuare a toccare la pancia del suo elettorato. Criminalizzare la migrazione e i migranti e obbligare i governi centroamericani a fare di tutto per fermare l’esodo sono state le sue mosse.

Il governo honduregno aveva bisogno di reagire e di mostrare al suo ‘padrone’ che stava facendo qualcosa. Quindi ha cercato qualcuno, considerato di ‘sinistra’, vicino all’opposizione politica e interessato ai temi migratori, da incolpare per ciò che stava accadendo. Adesso vogliono dimostrare che le persone abbandonano il Paese perché sono state ingannate e che dietro a questa crisi umanitaria c’è una macchinazione ordita dall’opposizione. È pura follia.

-Nonostante le minacce del presidente Trump e le false promesse dei governi, le persone continuano a emigrare.

-Ma questo accadeva anche prima (si calcola che ogni giorno circa 300 persone abbandonano l’Honduras n.d.r). Quello che accade ora è che lo fanno insieme perché hanno capito che è un modo per proteggersi. Si sono formati gruppi enormi di persone e questo ha attirato l’attenzione dei mezzi d’informazione e delle reti sociali. Questo ha permesso di far conoscere a livello internazionali i motivi che spingono migliaia di persone a emigrare e cioé il fallimento di tutte le politiche governative e la disperazione della gente.

- Perché se ne vanno?

-Soprattutto a causa della mancanza di opportunità e per la violenza e l’insicurezza che c’è in Honduras. Il lavoro è poco ed è precario, gli stipendi sono da miseria e non consentono nemmeno di pagare le bollette. La stragrande maggioranza delle famiglie sono povere, non hanno accesso alla sanità, nè all’istruzione, nè a una casa.

Fuggono anche dalla criminalità e dalla violenza, dal flagello dell'estorsione, dal fatto che i bambini e gli adolescenti non hanno un futuro. I genitori sanno che, in assenza di alternative, è altissima la probabilità che i loro figli siano intercettati e arruolati con la forza dalla mara[3] e che diventino dei delinquenti.

Lo scorso anno, la popolazione ha deciso che era giunto il momento di cambiare e ha votato in modo schiacciante per il candidato dell'opposizione. Ma il partito di governo si è rubato le elezioni, con il beneplacito delle istituzioni e della comunità internazionale, e la protesta è stata soffocata nel sangue.

Hanno tolto alle persone quel poco di speranza che restava loro e adesso non vogliono sapere più nulla di programmi assistenzialisti, di violenza, corruzione, nè delle menzogne che questo governo illegittimo continua a raccontare.

-La crisi istituzionale crea poi maggior disperazione

-Consolidare e rafforzare l'istituzionalità è essenziale se vogliamo creare sviluppo e garatire prosperità alle famiglie. Purtroppo in Honduras le istituzioni si muovono solamente per garantire gli interessi di una élite piccola e corrotta, che si è imposta attraverso un colpo di stato, due frodi elettorali, la militarizzazione della società, la criminalizzazione e la repressione della protesta.

-Che cosa fare per evitare che la gente continui a fuggire?

-Invece di spendere milioni di dollari per le armi e per militarizzare il territorio, bisogna approvare immediatamente piani per creare posti di lavoro di qualità e con salari decenti. Dobbiamo garantire l’accesso al credito per la piccola e media impresa, incoraggiare la produzione agricola, investire massicciamente in salute, istruzione, case.

Dobbiamo uscire da questo modello neoliberista estrattivista, dalla svendita dei beni comuni. Dobbiamo rompere il circolo vizioso della povertà e, in questo modo, creare le condizioni affinché le persone non debbano più fuggire.

-Qual è il tuo futuro?

-Per il momento non torno. Il rischio di essere accusato e arrestato ingiustamente è ancora molto alto. Continuerò con il mio lavoro e, per ciò che posso, aiuterò i migranti a informarsi e a comprendere quali sianoi loro diritti e come farli valere.

Fonte: ALAI

Note: [1] Partido Acción Nacional (PAN)
[2] Comisión Nacional de Derechos Humanos | Unidad de Política Migratoria
[3] Bande giovanili

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