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Honduras: ‘Decertificando’ Fyffes/Sumitomo

A seguito di un’indagine di campo che ha confermato la violazione sistematica dei diritti del lavoro e sindacali, Fair Trade USA ha deciso di revocare formalmente la certificazione di commercio equo e solidale a Sur Agrícola de Honduras (Suragroh), filiale ‘melonera’ di Fyffes/Sumitomo
20 dicembre 2018
Giorgio Trucchi

Protesta lavoratori Suragroh (Foto G. Trucchi | Rel-UITA)

Secondo un comunicato diffuso da Fair Trade USA, durante l’indagine di campo sono state rilevate “violazioni critiche di numerosi standard del commercio equo e solidale”, che principalmente hanno a che fare con salari e prestazioni sociali, salute e sicurezza sul lavoro, libertà di organizzazione sindacale e d’associazione.

"Non c'è, e non ci sarà, nessun frutto di Suragroh venduto con il marchio Fair Trade Certified ™", dice il comunicato dell’organizzazione globale del commercio equo e solidale.

La revoca della possibilità di vendere i meloni prodotti nel sud dell’Honduras con il marchio di certificazione internazione di commercio equo è solo l'ultima di una serie di sanzioni imposte alla multinazionale irlandese, recentemente acquisita dal gigante giapponese Sumitomo.

Per le ripetute accuse di violazione dei diritti del lavoro e sindacali nelle piantagioni di meloni e ananas dell’Honduras e del Costa Rica, in maggio 2017 Fyffes è stata sospesa come membro dell'Iniziativa del Commercio Etico (ETI, nella sua sigla inglese).

Nel caso dell'Honduras, Fyffes/Sumitomo continua a non volere riconoscere la legittimità della rappresentanza del Sindacato dei lavoratori dell’agroindustria (Stas) ed è stata più volte segnalata per i continui casi di vessazione e persecuzione nei confronti degli iscritti al sindacato.

Giornate di lavoro interminabili, il mancato pagamento del salario minimo, degli straordinari, degli scatti d’anzianità e dei contributi previdenziali, la mancanza di sicurezza sul lavoro e la creazione di "liste nere" sono altre delle tante e drammatiche violazioni che sono state denunciate a livello nazionale e internazionale.

Le filiali di Fyffes in Honduras[1] sono state segnalate anche all’interno della denuncia presentata nel 2016 dai sindacati honduregni e dall'AFL-CIO [2] all’Ufficio per gli affari del commercio e il lavoro (OTLA, per il suo acronimo in inglese) del Dipartimento del lavoro degli Stati Uniti, evidenziando le violazioni al capitolo sul lavoro del DR-CAFTA (per il suo acronimo in inglese) [3].

“Sia a livello nazionale che internazionale è stato chiaramente dimostrato che Fyffes/Sumitomo è un’azienda che viola i diritti. Ma il vero paradosso è che l'unico che ancora crede alla sua rispettabilità è il governo”, ha detto Ahrax Mayorga, consulente sindacale dello Stas.

Mayorga considera gravissime le misure adottate recentemente dal Ministero del lavoro, con le quali starebbe cercando di ridare credibilità all’immagine della multinazionale.

“Non solo ha dichiarato illegale la rappresentanza dello Stas ed ha invece accettato la registrazione di due sindacati ‘gialli’, ma ha anche annullato tutte le sanzioni imposte nei mesi scorsi a Fyffes, ha stabilito che i lavoratori e le lavoratrici con contratti a tempo determinato non hanno diritto a prestazioni sociali, nè ai benefici della previdenza sociale”, ha spiegato Mayorga.

Secondo lui è oramai giunto il momento di mandare un segnale ancora più forte, sia all’azienda che al governo.

"Fyffes/Sumitomo è stata più volte sanzionata perché infrange le leggi e viola i diritti dei lavoratori. Lo devono sapere in tutto il mondo e lo devono sapere i consumatori. La pressione internazionale deve diventare ogni giorno più forte e bisogna coinvolgere quei supermercati che vendono la sua frutta (banane, meloni, ananas). Il governo deve vergognarsi e deve smettere di fare gli interessi di una multinazionale impresentabile”.


[1] Melón Export S.A. (Melexsa) e Sur Agrícola de Honduras (Suragroh)

[2] Federazione americana del lavoro e Congresso delle organizzazioni industriali

[3] Accordo di libero scambio tra Repubblica Dominicana, America Centrale e gli Stati Uniti
 
Fonte: Rel-UITA

Note: traduzione Giorgio Trucchi

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