Latina

Nayib Bukele nuovo presidente del paese nel segno dell'antipolitica

El Salvador: disastro efemelista

La destra conservatrice di Bukele e quella estremista di Arena si prendono la maggioranza dei voti
4 febbraio 2019
David Lifodi

Nayib Bukele

Il 2019 elettorale in America latina inizia male. El Salvador, il primo paese in cui si tenevano le elezioni presidenziali, ha deciso di tornare a destra e così, dopo dieci anni di efemelismo, anche il più piccolo stato dell'America centrale sceglie di mettersi nelle mani di un uomo forte al comando. Nayib Bukele, giovane rampante, a soli 37 anni è divenuto presidente con con uno schiacciante 53,7% di consensi. Per il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln) si tratta di una disfatta: il suo candidato, Hugo Martínez, si è fermato ad un misero 13,7%.


Bukele ha conquistato la maggioranza non tanto grazie al suo partito, Gran Alianza por la Unidad Nacional, nato di recente a seguito di una scissione provocata in senso all'estrema destra di Alianza Republicana Nacionalista (Arena), il partito che negli anni Ottanta aveva instaurato il regime militare e poi si era perpetrato al potere anche al ritorno in democrazia, ma soprattutto grazie al suo movimento, Nuevas Ideas, e ad una campagna all'insegna dell'antipolitica molto simile a quella che nel 2015 consentì a Jimmy Morales di giungere alla presidenza del Guatemala.


Per l'Fmln e per la sinistra salvadoregna, lo smacco è doppio. In primo luogo, il 31% dei voti guadagnati da Carlos Calleja, di Arena, partito che non avrebbe dovuto nemmeno presentarsi alle elezioni per una serie di illeciti e irregolarità, permetterà agli areneros di essere maggioranza al Congresso. In seconda istanza, Bukele fino a pochi anni fa non solo era iscritto al Frente, ma sotto le bandiere efemelistas era stato sindaco della cittadina di Nuevo Cuscatlán, nel 2012, prima di essere eletto primo cittadino della capitale, San Salvador, nel 2015. Espulso dall'Fmln nel 2017, Bukele è stato abile a guadagnare voti dichiarando di non essere né di destra né di sinistra.


Il crollo del Frente, anche se non di queste proporzioni, era comunque facile da immaginare. Già in occasione delle legislative del marzo 2018, il partito aveva perso la capitale, 12 capoluoghi di dipartimento su 14 e dovuto arrendersi di fronte ad un'astensione di oltre il 55% che, in questa tornata elettorale, si è riversata tutta su Bukele. Da parte sua, quest'ultimo, si è limitato alle solite promesse all'insegna della guerra alle maras, verso le quali il presidente uscente Sánchez Cerén (uomo di spicco della lotta guerrigliera dell'Fmln) era stato accusato di porsi in maniera troppo morbida, e della maggiore sicurezza in uno dei paesi più violenti di tutto il continente latinoamericano.


La stampa ha descritto Bukele come l'uomo che ha posto fine all'alternanza tra efemelistas (alla presidenza per la prima volta con Funes nel 2009 e poi confermatisi con Sánchez Cerén nel 2014) e areneros, dimenticando altresì di sottolineare che la continuità tra il giovane neo presidente e Arena (il partito fondato da Roberto D'Aubuisson, mandante morale dell'omicidio di monsignor Oscar Romero) sarà all'insegna del neoliberismo e nel segno dei desiderata della destra oligarchica. In pratica, Bukele e Arena si spalleggeranno a vicenda.


Gli areneros in realtà non avrebbero nemmeno dovuto partecipare alle presidenziali, a causa dell'utilizo di denaro illecito. Secondo la magistratura, Arena avrebbe fatto in modo di girare sui conti del proprio partito donazioni milionarie del governo di Taiwan, destinate in realtà ai terremotati del sisma del 2001. A distinguersi, in questa operazione, l'ex presidente del paese e alto dirigente arenero Alfredo Cristiani. Questa cifra fu utilizzata per la campagna elettorale di Arena del 2004 tramite un'operazione di ricilaggio di denaro sporco per la quale si attivò anche un altro ex presidente salvadoregno di Arena, Francisco Flores.

Non solo. In occasione delle presidenziali del 2009, quelle in cui l'arenero Antonio Saca sconfisse lo storico guerrigliero del Fmln Schafik Handal, Arena utilizzò quasi 10 milioni di dollari provenienti dai fondi pubblici per finanziare le spese elettorali.


È stato in questo contesto che Bukele ha avuto buon gioco nel porsi come candidato anti-casta, presentandosi come l'uomo nuovo e denunciando i suoi avversari come gli stessi di sempre, pur guardandosi bene, però, dal partecipare ad un confronto elettorale con gli altri concorrenti alla presidenza e rimanendo sempre molto sul vago a proposito dei suoi ottimi rapporti con l'ambiguo giudice Luis Martínez, attualmente in carcere.


Dal punto di vista del Frente, Hugo Martínez molto probabilmente ha pagato l'adozione delle misure di austerità fiscale imposte dal Fmi e una certa distanza con i movimenti popolari, ma più in generale, l'esito delle elezioni salvadoregne è emblematico del vento di destra che soffia sempre più forte alla riconquista del continente latinoamericano.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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