Latina

Un libro sul COPINH, su Berta Cáceres e sull’esigenza di giustizia

Honduras: le rivoluzioni di Berta

Leader delle lotte indigene per la salvaguardia ambientale in Honduras, ha ricevuto vari riconoscimenti, tra cui il Goldman Environmental Prize 2015. Ha fondato il Consiglio delle organizzazioni popolari ed indigene dell'Honduras (COPINH). Dopo anni di minacce, è stata assassinata il 2 marzo 2016.
21 marzo 2019
Giorgio Trucchi

Claudia Korol (Foto G. Trucchi | Rel-UITA)

Il terzo anniversario della siembra di Berta Cáceres e il Centro di incontri e amicizia “Utopia” del Copinh sono stati lo scenario ideale per la presentazione in Honduras del libro “Las Revoluciones de Berta”. La Rel ha intervistato in esclusiva l’autrice Claudia Korol, attivista femminista, scrittrice e amica di Berta.

- Come nasce l’idea di questo libro?

- È una cosa di cui avevo parlato con Berta. Avevamo deciso di raccontare la storia del Copinh [1] attraverso i suoi occhi, il suo vissuto, affinché non fosse solamente un dialogo o un’intervista; lei è stata una delle menti politiche più fervide e multidimensionali del continente latinoamericano.

Avevamo registrato delle cose, le avevamo messe per iscritto, corrette, però i tempi si stavano allungando. Berta era sempre impegnata in mille cose, mille attività, era sempre ‘en revolución’.

Dopo il suo omicidio mi è costato molto capire in che modo si potesse portare avanti il progetto. Inoltre non era facile per me rivedere le cose che avevamo scritto insieme, ascoltare la sua voce nelle registrazioni.

Per un po' di tempo non sono riuscita ad andare avanti, poi un giorno mi è venuta l’idea che Bertita e Laurita, le figlie di Berta, potevano partecipare al libro raccontando quanto stava accadendo nel processo (contro gli imputati dell’omicidio ndr) e descrivendo gli ostacoli incontrati per ottenere giustizia.

Era anche un momento molto difficile. Gli attacchi per screditare la figura di Berta e quella del Copinh erano sempre più frequenti e aggressivi. Attraverso campagne mediatiche e menzogne costruite ad arte volevano distruggerne il ricordo, scavare un solco sempre più profondo tra lei, la sua gente, i movimenti sociali e popolari, i popoli del mondo. In quel momento capimmo che eravamo andati oltre l’obiettivo iniziale del libro e che era giunto il momento di pubblicarlo. Non si trattava più solamente di mettere a fuoco il suo pensiero politico, ma anche di far conoscere chi fosse Berta: una donna libera, rivoluzionaria e, per molte di noi, una carissima amica.

- Cosa ha portato Berta nella tua vita e in quella di tante compagne e compagni?
- L’incontro con Berta è stato fondamentale e mi ha cambiato la vita in molti sensi. Grazie alla sua visione politica mi ha aiutato a riflettere e a mettere in discussione molti dei dogmi che ci portiamo dietro, aiutandomi ad andare più a fondo alle cose.

Sapeva osare e aveva la capacità di essere sempre un passo avanti, di guardare oltre. Era molto creativa sia nell’interpretazione della realtà che nell’analisi politica. Inoltre aveva una fiducia infinita nella gente, una cosa che molto spesso manca ai dirigenti e agli intellettuali di sinistra.

È stata anche un’amica carissima. La nostra amicizia non si è mai basata sul calcolo o sulle speculazioni. Entrambe sapevamo di esserci l’una per l’altra in qualsiasi momento ne avessimo avuto bisogno.

La sua visione di femminismo popolare era molto profonda. Berta ha aperto uno spazio importantissimo di riflessione su come il maschilismo e il patriarcato fossero presenti e radicati anche all’interno delle comunità e delle stesse organizzazioni. Anche per questo è stata fatta oggetto di attacchi machistas sia all’interno del movimiento che dello stesso Copinh.

Le riflessioni fatte con lei durante il suo soggiorno in Argentina ci hanno segnato profondamente e da quegli incontri è nata la scintilla che ha poi dato vita al movimento femminista del Abya Yala.

Il suo era un femminismo profondo, a tratti radicale, rivolto all’esercizio della costruzione collettiva di potere per le donne, di lotta contro la violenza. Berta riusciva sempre a dare speranza ed era fermamente convinta che la lotta rivoluzionaria fosse più importante delle singole persone.

Molti credevano che ponendo fine alla vita di Berta Caceres avrebbero tolto di mezzo il Copinh e la lotta delle comunità di Río Blanco. I fatti dimostrano il contrario. Berta è ancora qui con noi, si è moltiplicata e la lotta continua.

L’eredità di Berta

- Aveva le idee chiare sul fatto che uno dei principali problemi fosse il modello imposto a paesi come l’Honduras.

- Ha saputo coniugare la lotta antipatriarcale e antirazzista con quella anti capitalista e anti imperialista. Non ha mai avuto paura di fare i nomi e i cognomi delle persone coinvolte in qualche delitto. Nel caso di DESA[2], per esempio, ha denunciato pubblicamento il coinvolgimento di militari, politici e aziende nazionali e multinazionali nel progetto idroelettrico Agua Zarca.

Li conosceva, li studiava, sapeva come agivano e li denunciava. In molti non le hanno mai perdonato questa schiettezza. Lei sapeva benissimo che non si trattava solamente di denunciare l’estrattivismo, bensí di mostrare como agisce concretamente, chi sono le persone e le società coinvolte e qual è l’impatto che ha sulle popolazioni e sull’ambiente.

Berta aveva anche una grande capacità dal punto di vista metodologico e sapeva sempre mettere in relazione la teoria con la pratica. Ad esempio aveva previsto con molto anticipo che l’Honduras sarebbe stato usato per sperimentare nuove strategie imperialiste e che la destra conservatrice si sarebbe presto ripresa il continente latinoamericano.

- Nuove e vecchie generazioni si identificano con Berta.

- In particolare tra i giovani c’è un’identificazione simbolica con la figura di Berta e con la sua etica. Questo succede perché percepiscono che davvero è possibile non vendersi al miglior offerente, nè arrendersi di fronte alle pressioni e al conformismo. Capiscono che è davvero possibile non sottomettersi e ribellarsi alle logiche patriarcali.

L’importante è che però non ci sia solamente una ritualità della morte, nè che Berta diventi solo un’immagine vuota, ma che ci sia un’identificazione con il suo pensiero, il suo agire, i suoi insegnamenti, con la capacità di tradurre la teoria in pratica e di promuovere la comunicazione popolare e l’articolazione dei movimenti.

Il libro ha proprio questo obiettivo. Spero possa contribuire all’evolversi del nostro modo di vedere il mondo e di agire.

- Berta ci manca molto e allo stesso tempo è più presente che mai.

- Ci ha lasciato qualcosa di molto importante ed è presente nella vita di tutti i giorni. In tutte le lotte contro il capitalismo, il colonialismo, contro il patriarcato e l’imperialismo, lei è sempre lì.

 

Note

[1] Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, di cui Berta Cáceres fu cofondatrice nel 1993

[2] Desarrollos Energéticos SA (Desa) impresa titolare della concessione sul fiume Gualcarque e promotrice del progetto idroelettrico Agua Zarca

Fonte: Rel-UITA

Note: Traduzione Gianpaolo Rocchi

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