Messico: terrorismo di Stato contro gli attivisti sociali
Indigena tsotsil, del municipio di San Andrés Larrainzar (stato del Chiapas), Cecilia appartiene inoltre alla Red de Monitoras Indígenas de Derechos Humanos y de las Mujeres de K'inal Antsetik. Lo scorso 5 marzo, mentre la donna stava partecipando ad un'iniziativa di protesta a San Cristóbal de las Casas nell'ambito della giornata di lotta Ni perdón, ni olvido. Juicio y castigo a los responsables, per le troppe sparizioni forzate che ancora oggi continuano a verificarsi in Messico, la sua casa è stata violata da alcuni sconosciuti.
Ad accorgersi per prima di quanto accaduto è stata la figlia maggiore di Cecilia, quindici anni, anch'essa giovane militante del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo. Oltre ai danni materiali all'abitazione, ciò che ha colpito la donna è stata una vera e propria minaccia in stile mafioso. Tra libri e oggetti gettati in terra alla rinfusa c'era un numero della rivista del Frente, Consigna Socialista, aperta su una pagina in cui si chiede verità e giustizia per le vittime del terrorismo di Stato in Messico, il cui titolo, Vivos los llevaron, vivos los queremos, utilizzato per la prima volta in occasione del massacro dei normalistas di Ayotzinapa del 26 settembre 2014, si è trasformato nello straziante grido di tutti i familiari che hanno parenti desaparecidos.
L'episodio del 5 marzo non è stato l'unico in cui, suo malgrado, si è trovata coinvolta Cecilia López Pérez. Solo tre giorni prima, il 2 marzo, sua figlia, insieme ad altri coetanei, stava volantinando al mercato José Castillo Tiellmans di San Cristóbal de las Casas quando si accorse di essere fotografata da un uomo con un berretto calato sul volto. Lo stesso uomo scomparve tra la folla del mercato per riapparire di fronte alla giovane dopo 15 minuti circa. In quel caso la ragazza fu vittima di una minaccia esplicita: "Fai attenzione, ti stiamo tenendo sotto controllo", le disse lo sconosciuto, prima di confondersi ancora una volta tra le persone che affollavano il mercato.
Da molto tempo il Frente Nacional de Lucha por el Socialismo accusa lo Stato messicano per le sparizioni forzate. Tra i suoi militanti desaparecidos figurano Gabriel Alberto Cruz Sánchez ed Edmundo Reyes Amaya, esponenti del Partido democrático popular revolucionario-Ejército popular revolucionario (Pdpr-Epr), scomparsi dal 25 maggio 2007 nella città di Oaxaca, in occasione delle mobilitazioni condotte dall’Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca (Appo) contro l’allora governatore Ulises Ruiz. I due militanti vennero arrestati e, da quel momento, non si ebbe più alcuna notizia sulla loro sorte. Grazie all’organizzazione Hasta Encontrarlos, composta principalmente dai familiari di Gabriel ed Edmundo, le istanze per ottenere verità e giustizia per i due militanti dell’Epr sono giunte fino al gruppo che, in seno all’Onu, lavora sul fenomeno delle sparizioni forzate.
Risulta desaparecido anche Fidencio Gómez Sántiz, anch'esso militante del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo (Fnls): di lui non si hanno più notizie dal 5 marzo 2016, quando si trovava nella città chiapaneca di Ocosingo. A vederlo per l'ultima volta era stata la moglie, Sebastiana, che lo aveva incontrato di ritorno da Città del Messico, dove aveva partecipato ad una iniziativa pubblica per ricordare proprio Edmundo Reyes Amaya e Gabriel Alberto Cruz Sánchez. Dietro alla desaparición di Fidencio pare che si nasconda il gruppo paramilitare denominato Los Petules, che agisce nella zona tra Ocosingo e Altamirano, proprio dove era diretto l'uomo, che risiedeva nell'ejido Las Perlas. Grazie al lavoro di controinformazione del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo è emerso che i paras di Los Petules agiscono per ordine di poliziotti e militari a loro volta legati alle istituzioni municipali di Ocosingo, a partire dal presidente Tito Héctor Albores Cruz.
Fidencio Gómez Sántiz era impegnato attivamente per smascherare il legame tra l'apparato repressivo dello Stato, quello legato alla polizia militare, e i gruppi paramilitari tra cui Los Petules, i cui leader riconosciuti sono dediti a sequestrare militanti sociali, attivisti per i diritti umani, giornalisti e tutti coloro che cercano di far luce sul crescente fenomeno delle sparizioni forzate in Messico.
Attualmente il Messico vanta il triste primato di essere uno tra i paesi con il maggior numero di desapariciones forzadas, preceduto solo dalla Siria.
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