Venezuela: le ambiguità del rapporto Bachelet
Bachelet, già vittima del terrorismo di stato all’epoca della dittatura militare di Pinochet in Cile, ha incontrato rappresentanti della società civile, dei partiti politici, ministri e lo stesso presidente Maduro, ma ha stilato un rapporto molto ambiguo che, secondo alcuni tra i suoi maggiori critici, sarebbe stato scritto direttamente a Washington.
In particolare, Bachelet sembra aver ignorato completamente il contesto latinoamericano in cui lei stessa vive. Mancano farmaci essenziali in quattro tra le principali città del paese, compresa la capitale Caracas, sostiene Bachelet, ma nemmeno una volta la ex presidenta ha citato tra le cause della grave situazione sanitaria venezuelana il blocco economico imposto dagli Stati uniti. Inoltre, nel suo stesso paese, il Cile, oltre novemila persone sono decedute, nei primi sei mesi del 2018, mentre si trovavano in lista d’attesa per interventi all’interno del sistema sanitario pubblico, secondo i dati divulgati dal Ministero della sanità a Santiago del Cile.
Anche il quotidiano messicano La Jornada si interroga sulla credibilità del rapporto Bachelet sul Venezuela, sottolineando sia l’utilizzo in chiave destabilizzante e golpista dei social network sia l’attribuzione della crisi umanitaria in corso interamente alla presidenza Maduro. E ancora, pur avendo incontrato sia i gruppi dell’opposizione al governo democraticamente eletto sia i familiari delle vittime delle guarimbas, quest’ultime non vengono mai citate. Gli episodi di violenza, nel rapporto Bachelet, sono tutti ascritti alle forze di sicurezza fedeli alla rivoluzione bolivariana. “Ha manipolato e distorto i fatti senza spiegarne le cause” è una delle critiche più ricorrenti a Michelle Bachelet e alla sua informativa.
Il Venezuela bolivariano ha presentato 70 osservazioni rispetto al rapporto Bachelet, a partire dai progressi compiuti in materia di diritti umani, contestando inoltre la totale assenza di menzioni relative ai programmi sociali, come sottolineato dal ministro dell’Istruzione Aristobulo Isturiz. Inoltre, sempre da Miraflores, ritengono ben strano che nell’informativa non venga mai fatto riferimento né alle sanzioni imposte dagli Stati uniti né ai continui tentativi di destabilizzazione organizzati contro il governo almeno a partire dal 2002. Un rapporto del genere, così sbilanciato e apertamente contrario alla presidenza Maduro, ha sorpreso un po’ tutti perché la stessa Bachelet aveva dichiarato di essere stata accolta dal governo senza alcun problema sul proprio territorio. In molti, ad esempio, si sono chiesti il motivo per cui doña Michelle non abbia incontrato, tra le tante vittime delle guarimbas, la madre del giovane Orlando Figuera, ucciso in occasione dei moti di piazza dell’aprile 2017, promossi dall’opposizione nel tentativo di assestare una spallata definitiva al chavismo.
E ancora, come mai Bachelet non ha fatto alcun riferimento alla presenza nel paese di un presidente autoproclamatosi tale senza esser stato votato da nessuno? Anche questa resterà una domanda senza risposta. È vero che in occasione dei suoi due mandati (non consecutivi) alla guida del Cile Michelle Bachelet si era allineata all’Alianza del Pacífico, apertamente filo-Usa, ed aveva mantenuto in vigore la Ley Antiterrorista varata da Pinochet e ancora oggi utilizzata come arma di repressione contro i mapuche, ma si trattava pur sempre della prima donna insediatasi alla Moneda, figlia del generale Alberto Bachelet, accusato di tradimento da Pinochet per non essersi piegato alla dittatura militare e morto nelle carceri del regime. La stessa Michelle Bachelet è stata a sua volta rinchiusa, all’epoca di Pinochet, nel centro di tortura di Villa Grimaldi, per cui dovrebbe aver ben presente che legare il suo nome ad un’informativa del genere non fa altro che resuscitare quel Gruppo di Lima composto dai peggiori nemici dell’integrazionismo latinoamericano.
Purtroppo il rapporto al veleno di Michelle Bachelet finirà per fornire un’arma in più agli Stati uniti e ai suoi luogotenenti nel continente (Brasile, Argentina, Perù, Colombia, Paraguay ecc…) impazienti di far cadere una volta per tutte la rivoluzione bolivariana.
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore
Articoli correlati
- Maduro passa indenne il voto del 28 luglio e si conferma alla guida del paese con il 51,2% dei voti
Presidenziali Venezuela: la conferma del chavismo
Proseguono le manovre della destra radicale, che grida ai brogli e persiste nel suo tentativo di destabilizzazione.30 luglio 2024 - David Lifodi - Il contenzioso con la Guyana è ripreso con maggior forza. Il 3 dicembre il referendum consultivo
Venezuela: Exxon Mobil dietro alla disputa sull'Esequibo
La multinazionale petrolifera in pratica decide la politica del paese e utilizza tutti gli strumenti in suo possesso per evitare una risoluzione diplomatica e al tempo stesso scaricare la colpa su Caracas.6 novembre 2023 - David Lifodi - Intervistate dodici personalità di primo piano della Rivoluzione bolivariana
Assedio al Venezuela
Il libro di Geraldina Colotti, Veronica Díaz e Gustavo Villapol racconta la resistenza del paese di fronte alla guerra ibrida, ma astutamente non dichiarata, scatenata dagli Usa.4 dicembre 2022 - David Lifodi - “Hanno un effetto devastante sulla popolazione e rappresentano un attacco ai diritti umani”
Venezuela: la relatrice Onu Alena Douhan contesta le sanzioni economiche Usa e Ue
L’ambasciatrice dell’Unione europea in Venezuela Isabel Brilhante Pedrosa considerata "persona non grata" da Arreaza e Maduro7 marzo 2021 - David Lifodi
Sociale.network