Hugo Chávez. Così è cominciata
Manuel Vadell, già dirigente studentesco all’epoca della dittatura di Marcos Pérez Jiménez e membro dell’Assemblea nazionale costituente nel 1999, aveva raccolto una serie di testi inediti scritti dall’ex presidente venezuelano che poi sono stati pubblicati dalla casa editrice Vadell Hermanos insieme ai contributi di Domingo Alberto Rangel (fondatore e deputato del Mir-Movimiento de Izquierda Revolucionaria durante il governo Betancourt) e di Pedro Duno (guerrigliero e membro del Partito Comunista).
Il volumetto è di grande valore poiché ha il merito di raccontare, così come è ben evidenziato nel titolo, quali sono state le premesse della rivoluzione bolivariana, a partire dalla contaminazione del pensiero dei libertadores Simón Bolívar, Simón Rodríguez ed Ezequiel Zamora. È proprio il modello zamorano quello che più aveva colpito Hugo Chávez, da lui stesso definito in un’intervista come “l’espressione massima del militare votato alla causa popolare e democratica”. Non a caso, proprio alle parole d’ordine del leader della guerra federale del 1859, Terre e uomini liberi, Scelta popolare, Rifiuto dell’oligarchia, saranno ispirate le linee dell’MBR-200, il cui scopo, fin dalla sua nascita, era quello di esortare non solo i venezuelani, ma tutti i latinoamericani, a riprendere il cammino iniziato con l’impresa continentale dell’indipendenza.
“L’America latina non deve imitare servilmente, bensì essere originale. O s’inventa o si fallisce”. È sulla scia di questa esortazione di Simón Rodríguez che Hugo Chávez, fin dall’inizio della sua militanza politica, è stato capace di pensare al continente latinoamericano come ad un unico stato e a parlare dell’integrazionismo sudamericano con una visione che, nei primi anni Duemila, sembrava davvero poter prendere piede in gran parte di quei paesi che avevano trasformato il proprio territorio in ex patio trasero degli Stati uniti. In questo senso, ne è un esempio il gran rifiuto all’Alca a Mar del Plata, un vero e proprio schiaffo agli Usa formato Lula, Kirchner e, appunto, Chávez. In una lettera indirizzata allo stesso Hugo Chávez da parte di Domingo Alberto Rangel, Pedro Duno e Manuel Vadell, i tre sottolineano che Zamora vinceva non tanto e non solo perché era un eccellente militare, ma per quell’appoggio popolare che, anche ai giorni nostri, ha permesso al Venezuela bolivariano di resistere di fronte ai ripetuti tentativi di destabilizzazione provenienti dall’interno e dall’esterno.
Nelle note per i lettori, Geraldina Colotti evidenzia come in Venezuela la mescolanza tra il marxismo e il nazionalismo progressista sia servita per combattere contro il colonialismo, grazie anche alla ricostruzione di “un pantheon di eroi ed eroine provenienti dalla resistenza indigena, o da quella cimarrona, dalla memoria degli schiavi che hanno spezzato le catene per costruire repubbliche libere, di cui restano tracce oggi in Venezuela”. Quanti, tra coloro che non perdono occasione per criticare o, semplicemente, mettere in ridicolo el proceso, conoscono le origini da cui ha tratto linfa il chavismo? Questo libro rappresenta una utile chiave di lettura per chi segue da vicino la rivoluzione bolivariana, ma aprirebbe gli occhi anche ai suoi detrattori.
Hugo Chávez. Così è cominciata non offre una visione acritica del Venezuela chavista, ma serve anche per ragionare, in maniera non aprioristica, sulle difficoltà di questo complesso processo politico. Ad esempio, Domingo Alberto Rangel è stato assai critico verso la rivoluzione bolivariana e Manuel Vadell, in un’intervista rilasciata a Thierry Deronne, metteva in guardia dall’utilitarismo di personalità che, per giungere al potere, si fanno passare per rivoluzionarie. Già nel 2011, ad esempio, Vadell esortava sui giornali ad “allontanare i banditi e i commercianti infiltrati nel Movimiento Quinta República” ed invitava il Psuv a non mobilitarsi soltanto in occasione delle pur frequenti competizioni elettorali.
Fuori dalla propaganda e dai tanti luoghi comuni che ogni giorno cercano di screditare il Venezuela bolivariano, Adán Chávez, fratello maggiore di Hugo, invita i lettori “ad avvicinarsi a quest’opera e a leggere con attenzione le idee e il filo conduttore del pensiero rivoluzionario edemancipatore” che permette di conoscere più da vicino l’ex presidente venezuelano. Del resto, quell’America latina che non ha mai voluto chinare il capo di fronte alle continue minacce degli Stati uniti e dei suoi alleati nel continente tra origine proprio dalla dichiarazione programmatica del MBR-200 venezuelano, che si riconosce nella “fratellanza latinoamericana come pietra miliare di una società nella quale il Terzo Mondo inizia a essere qualcosa di diverso rispetto a quello che finora è stato”.
Il Venezuela ha provato a fare così, liberandosi del puntofijismo e scegliendo un percorso originale non solo per il proprio paese, ma per tutto il continente latinoamericano.
Hugo Chávez. Così è cominciata
A cura di Geraldina Colotti
Testi di Hugo Chávez, Domingo Alberto Rangel, Pedro Duno, Manuel Vadell
Pgreco Edizioni, 2019
€ 15
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.
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