Latina

L'altra faccia delle elezioni in Guatemala

Criminalizzazione della protesta, omicidi e impunità
2 agosto 2019
Giorgio Trucchi

Manifestazione Codeca (Foto Codeca)

Jorge Cuc Cucul, 77 anni, è stato assassinato il 25 luglio mentre lavorava nel suo campo di mais. Cuc era presidente della struttura locale del Comitato per lo sviluppo contadino, Codeca, nel villaggio Paracaidista, Livingston.

Con lui sono già 14 i dirigenti del Codeca, un movimento indigeno e contadino molto attivo a livello nazionale, assassinati in poco più di un anno. Il primo fu Luis Marroquín, membro della direzione nazionale, ucciso con nove colpi di arma da fuoco agli inizi di maggio 2018. Il Suv con i vetri oscurati da cui sono scesi i sicari era di proprietà del sindaco di San Pedro Pinula, fedelissimo del presidente guatemalteco Jimmy Morales. A nessuno interessò e questo particolare fu presto dimenticato, come furono dimenticati gli altri omicidi per i quali non c’è una sola persona in carcere.

L'impunità regna sovrana in Guatemala e la giustizia continua a essere a doppio binario: alta velocità quando si criminalizza la protesta sociale e a passo d’uomo quando si indaga su membri dell’oligarchia guatemalteca o delle forze armate.

Secondo l’ultimo rapporto dell’osservatorio britannico Global Witness “Nemici dello Stato?”[1], nell'ultimo anno in Guatemala gli omicidi dei difensori della terra e dei beni comuni sono quintuplicati, passando dai 3 nel 2017 ai 16 dell’anno scorso. Il paese centroamericano è diventato così il più letale in termini di omicidi pro capite. Se a ciò aggiungiamo che il Guatemala è considerato dalle Nazioni unite uno dei Paesi più pericolosi in America latina per l’esercizio del sindacalismo, il quadro che ne esce è a dir poco allarmante. 

Movimenti sociali sotto attacco

Più il Codeca intensificava il lavoro organizzativo comunitario a livello nazionale e più gli attacchi contro i suoi membri si moltiplicavano. Agli inizi si trattava di minacce, persecuzione, denunce per usurpazione di terreno, campagne diffamatorie. Poi il livello delle aggressioni è aumentato. La decisione di creare il Movimento per la liberazione dei popoli, Mlp, uno strumento politico che nascesse dal movimento indigeno e contadino, ha acuito la repressione.

“L’omicidio di tanti compagni e compagne ha l’obiettivo di frenare una lotta che oramai non è più solo per garantire i diritti, ma per promuovere cambiamenti strutturali nel modello neoliberista che impera in Guatemala, attraverso un processo di assemblea costituente popolare e plurinazionale”, dice Leiria Vay García, dirigente nazionale del Codeca.

Una proposta che è stata presentata, discussa e fatta propria da centinaia di comunità in tutto il Guatemala e che ha provocato reazioni sempre più violente da parte della vecchia e nuova oligarchia guatemalteca, molto spesso collusa con il malaffare, il crimine organizzato e il narcotraffico.

“Poiché non sono riusciti a frenare il lavoro di coscientizzazione e di formazione politica a livello comunitario hanno deciso di cambiare strategia e di assassinare la nostra gente. Tra maggio 2018 e luglio 2019, 14 compagni hanno perso la vita. Erano tutti dirigenti del Codeca e la maggior parte di loro stava lavorando anche con il partito. Un lavoro importantissimo per fare conoscere, all’interno delle comunità indigene e contadine, il progetto del Mlp e le sue proposte”, spiega Vay García.

Criminalizzazione e omicidi

Thelma Cabrera del MLP (Foto Prensa Libre)

Uno dei risultati più interessanti delle elezioni del 16 giugno è stata senza dubbio la prestazione della candidata del Mlp, Thelma Cabrera.

Nonostante gli innumerevoli ostacoli posti al partito e alla sua candidatura - praticamente ha potuto svolgere solo un mese di campagna elettorale, non ha ricevuto i fondi pubblici destinati ai partiti che partecipano alle elezioni e ha potuto iscrivere candidati in meno di un terzo dei comuni - ha ottenuto il 10,4% delle preferenze e quasi mezzo milione di voti, piazzandosi al quarto posto, a qualche migliaia di voti dai candidati che l’hanno preceduta[2].

Malgrado il gran numero di voti, il braccio politico del Codeca ha ottenuto un solo deputato e non ha vinto in nessun comune. Sia Cabrera che il partito hanno denunciato una grossolana frode elettorale e non hanno riconosciuto i risultati ufficiali. Senza i brogli, assicura il Mlp, la candidata indigena si starebbe giocando la presidenza al ballottaggio.

“Più ci ostacolavano e più noi intensificavamo il lavoro nelle comunità per fare conoscere la nostra proposta politica. Il risultato si è visto e non ci sorprende questo mezzo milione di voti, una cosa storica se pensiamo che il Mlp ha avuto a disposizione poco più di un mese per la campagna”, continua Vay García.

Questo risultato ha però scatenato la reazione dell’oligarchia. “È preoccupata perché abbiamo denunciato la frode elettorale e non abbiamo riconosciuto i risultati ufficiali. Per questo continuano a ucciderci. Faranno di tutto per creare un clima di terrore nelle comunità e per bloccare il nostro progetto”, assicura.

Il ballottaggio

Il prossimo 11 agosto, Sandra Torres (Unità nazionale della speranza - Une) e Alejandro Giammattei (Vamos) si sfideranno al ballottaggio per definire chi sarà il presidente del Guatemala per i prossimi quattro anni.

Codeca e Mlp concordano sul fatto che entrambi i candidati sono “más de los mismo”, non rappresentano nulla di nuovo. Sia Torres che Giammattei sono già al potere, hanno deputati in Parlamento ed entrambi i partiti sono stati relazionati a vari casi di corruzione e alla repressione contro difensori dei diritti umani in Guatemala.

“Fanno parte dello stesso ‘patto dei corrotti’ che si autoalimenta e si autoprotegge. Per il ballottaggio chiederemo alla nostra base di non legittimare con il voto la frode elettorale. È probabile che questa decisione scateni nuove e più violente reazioni.

Nelle comunità - continua Vay García - la gente è preoccupata e ha paura. Vedono como come i propri dirigenti vengono assassinati e sanno che ci sarà una nuova ondata di persecuzione e criminalizzazione della lotta. Ma noi andiamo avanti. Non ci fermeranno. Prossimamente indiremo uno sciopero generale. Questo non finisce qui. È solo l’inizio!”.

Note

[1] https://www.globalwitness.org/documents/19767/Enemigos_del_Estado.pdf

[2] https://www.peacelink.it/latina/a/46657.html

Fonti: Altrenotizie (italiano) e LINyM (spagnolo)

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