Por la vida y la libertad
Il sottotitolo scelto da Andrea Cegna, collaboratore di Radio Popolare e del quotidiano il manifesto, è senza dubbio attinente: il Messico di Amlo tra resistenze e capitalismo. Intellettuali, giornalisti, artisti, militanti per i diritti umani, femministe e docenti universitari rispondono a sette domande, uguali per tutti, sulle prospettive del paese a seguito dell’entrata del paese nel Nafta (il 1° gennaio 1994, quando avvenne anche l’insurrezione zapatista), sull’influenza dell’Ezln sui movimenti sociali messicani e sulla società civile, sulla questione di genere, sulla candidatura di Marichuy alle presidenziali, dalle quali è stata poi esclusa in maniera quantomeno dubbia, fino all’ultimo, cruciale, quesito: “Cosa succederà con la nuova amministrazione di Amlo?”.
Sullo sfondo, nelle parole di tutti gli intervistati, compare, imprescindibile, la lotta zapatista, coscienza critica del paese, ma negli ultimi tempi percepita, almeno da una parte della sinistra messicana, come settaria per le critiche ad Amlo ritenute da alcuni troppo aspre.
A seguito di una accurata introduzione di Cegna dedicata alla politica messicana, con particolare attenzione alla gestazione dell’Ezln, i cui semi furono gettati, almeno 10 anni prima del levantamiento del 1° gennaio 1994, dalle Fuerzas de Liberación Nacional (Fnl), e della prefazione di Pino Cacucci, uno dei maggiori esperti del Messico che sottolinea come Por la vida y la libertad rappresenti “un interessante caleidoscopio di pareri sugli sviluppi della società messicana”, prendono la parola gli intervistati.
Il giudizio di Juan Villoro su Obrador è netto: “Nel migliore dei casi apporterà alcune correzioni al modello sociale che subiamo, ma la vera trasformazione dipende dalla creazione di alternative come quelle del Consiglio indigeno di governo o dello zapatismo”. Anche l’antropologo Gilberto López y Rivas, editorialista del quotidiano La Jornada ed uno dei rappresentanti dell’Ezln nei dialoghi di San Andrés, è scettico verso Amlo e lo considera soltanto “una riconfigurazione dell’egemonia borghese sotto altre vie”. Raúl Zibechi, giornalista uruguayano e profondo conoscitore dei movimenti sociali, a proposito dello spostamento verso Obrador di una parte dei movimenti popolari messicani, mette in guardia sui rischi di una logica statalista che finisce per tarpare le ali alle organizzazioni popolari, le quali finiscono per essere ingabbiate.
Tuttavia il libro non è dedicato solo alla dialettica tra zapatisti e Amlo e alle contraddizioni di quest’ultimo. Paco Ignacio Taibo ricorda che il Messico è un paese cambiato in peggio dalla guerra alla droga scatenata dall’ex presidente panista Calderón, conclusasi in maniera fallimentare e con migliaia di morti, lo stesso fa il ricercatore Fabrizio Lorusso, giornalista freelance e ricercatore all’Iberoamericana di León che analizza il legame tra narcotraffico, polizia e parapolitica, sottolineando la militarizzazione dei territori e il tentativo di stabilire uno stato d’assedio.
Non tutti, però, concordano, sulla separazione tra potere e movimenti sociali. La femminista Amaranta Cornejo ritiene che ci siano numerosi punti di contatto, pur evidenziando che il levantamiento del 1° gennaio 1994 abbia influenzato in profondità la cultura politica messicana, che da allora ha tratto ispirazione dall’autonomia zapatista, a partire dal movimento di Cherán e dai gruppi di autodifesa nello stato di Guerrero, come ricorda il docente universitario e giornalista Federico Mastrogiovanni. Anche Pablo Romo, per anni collaboratore di don Samuel Ruiz, è convinto che gli zapatisti rappresentino ancora oggi una fonte di ispirazione per i movimenti che rifiutano il neoliberismo, pur non mancando di ricordare che sono numerose anche le organizzazioni popolari con un piede nel gioco istituzionale e nella democrazia elettorale ed uno nelle piazze.
In generale, Por la vida y la libertad è un libro che si legge con piacere perché ognuno degli intervistati (ci sono anche Gustavo Esteva, Claudio Albertani, Carlos Fazio, Araceli Olivos e molte/i altre/i) esprime il proprio punto di vista sulla presidenza obradorista, che sarà fondamentale, nel bene e nel male, per delineare il futuro di un paese, il Messico, attraversato da molteplici differenze e contraddizioni.
Por la vida y la libertad. Il Messico di Amlo tra resistenze e capitalismo
di Andrea Cegna,
Agenzia X, 2019
€ 15
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.
Articoli correlati
- Il sacerdote tsotsil è stato assassinato il 20 ottobre scorso dalla criminalità organizzata
Chiapas: padre Marcelo Pérez, un omicidio annunciato
Ispirato dalla Teologia della Liberazione, da sempre schierato a fianco degli oppressi e delle comunità indigene e contadine, aveva denunciato il legame tra narcotraffico e istituzioni e denunciato più volte paramilitari e multinazionali estrattiviste.26 ottobre 2024 - David Lifodi - La candidata del centrosinistra diviene la prima donna alla guida del paese
Messico: Claudia Sheinbaum a Los Pinos
Doppiata la sua sfidante, Xóchitl Gálvez, esponente delle destre3 giugno 2024 - David Lifodi - Il presidente Obrador non vuol mettere in discussione le forze di polizia
Messico: i normalistas di Ayotzinapa senza giustizia
Obrador vuole la verità sulla strage dei 43 studenti avvenuta nel 2014, ma solo a parole e, per questo, i familiari degli scomparsi hanno sospendere qualsiasi forma di interlocuzione con il governo.26 febbraio 2024 - David Lifodi - Le organizzazioni criminali godono dell’impunità concessa da istituzioni spesso compiacenti
Messico: la necromacchina di Guanajuato
A cercare i desaparecidos sono soprattutto le donne, le Madres Buscadoras.26 dicembre 2023 - David Lifodi
Sociale.network