Honduras: “Se ci tolgono la terra, ci tolgono la vita”
“Vogliono portare sviluppo, ma l’unica cosa che vediamo è la miseria in cui vive la maggioranza della popolazione e l’opulenza di poche famiglie. Lo sviluppo è un’altra cosa e non può prescindere dal coinvolgimento diretto della gente e delle comunità”, dice Pedro Canales, membro storico di Adepza [1].
Per portare avanti questo progetto hanno lanciato un’offensiva contro le comunità organizzate, in collusione con le autorità locali e nazionali.
Nonostante non posseggano titoli di proprietà dei terreni in cui vivono, le famiglie delle 11 comunità di Zacate Grande hanno il possesso effettivo di tali proprietà. La Adepza registra più di 70 persone criminalizzate nella penisola. Secondo lo studio ‘Zacate grande: una comunità che persiste in difesa del diritto alla terra’ [2], realizzato dal Centro studi per la democrazia, Cespad, in Honduras ci sarebbero più di 5 mila contadini con processi giudiziari in corso.
“Per più di una decade abbiamo continuato a denunciare l’aggressione da parte dei potenti. Adesso è anche peggio e si vede chiaramente come queste famiglie vogliano eliminare qualsiasi presenza umana da questi territori”, afferma Canales.
Accaparramento e criminalizzazione
Un esempio è la tragedia che vive oggi il villaggio di Puerto Sierra, confinante con la comunità di Playa Blanca. Per aver promosso un piccolo progetto turistico - un parcheggio per turisti - che contribuirebbe a migliorare le scarse entrate economiche di decine di famiglie, sei persone sono state accusate e denunciate per vari delitti dal latifondista Jorge Cassis Leiva.
Due di loro - Abel Pérez e Santos Hernández - sono già stati condannati a 5 anni e un mese di carcere. Gli altri aspettano l’udienza preliminare. Altri sei o sette abitanti del villaggio costiero potrebbero essere accusati nei prossimi giorni. Intanto Cassis ha recintato tutta la zona, impedendo l’accesso degli abitanti alle proprie case e scatenando un conflitto che potrebbe avere conseguenze tragiche.
“La situazione è molto grave. Stanno tirando fuori dal cassetto vecchie denunce con l’obiettivo di mandarci in carcere, allontanarci dalle nostre terre e zittirci definitivamente. Dietro questi attacchi c’è l’interesse per la Zede [3] di famiglie potenti, abituate a fare il bello e il cattivo tempo in Honduras”, spiega Canales.
Ci sono casi, continua il dirigente, come quello della famiglia Facussé e Malespín che vogliono vendere migliaia di ettari di terra. Inoltre hanno praticamente il controllo e la proprietà di tutta la costa da Puerto Grande fino al Coyolito, cioè circa 10 chilometri di territorio e spiagge.
“La metà delle comunità sorgono su queste terre e i loro abitanti sono stati minacciati. Nel mio caso sono 9 anni che mi perseguitano e criminalizzano. Abbiamo sofferto grandi violazioni dei diritti umani. Hanno mandato gente armata ad aggredirci, hanno comprato procuratori e giudici per incarcerarci, ci hanno attaccato e minacciato. È così tanta la pressione che siamo arrivati al punto che persino la polizia si rifiuta di ricevere le nostre denunce”.
Miseria contro opulenza
Miseria e repressione scivolano addosso ad autorità inoperanti e colluse con gli interessi dei potenti.
“Dopo 17 anni di lotte non c’è una sola denuncia presentata dalle vittime della repressione che sia stata oggetto d’indagine. L’impunità è assoluta. Abbiamo imparato che giudici e procuratori stanno dalla parte dei milionari che controllano la politica e l’economia del paese”
- Avete oramai perso la speranza? chiediamo
- Assolutamente no. Il giorno in cui Adepza rinunci alla lotta, tutte le comunità si ritroveranno senza terra né case. Questa lotta non è finita e non potranno mai sconfiggerci.
Note
[1] Associazione per lo sviluppo della penisola Zacate Grande
[2] http://cespad.org.hn/wp-content/uploads/2017/02/Zacate-Grande-para-WEB.pdf
[3] Sono spazi territoriali con condizioni speciali assegnate a investitori stranieri per implementare attività economiche. Sottostanno a regolamentazioni differenti dal resto del paese e godranno di totale autonomia in quanto a politica fiscale, doganale, lavorativa, giudiziaria e per la sicurezza. Potranno anche stabilire i propri sistemi di salute, educazione e previdenza sociale.
Fonte: Rel-UITA
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