Messico: ancora una donna assassinata
Paradosssalmente, era stata proprio Isabel a spendersi e ad esporsi pubblicamente affinché le istituzioni si dedicassero maggiormente a tutelare e a difendere le donne. Il suo cadavere, ritrovato a seguito di una chiamata ricevuta dalla Unidad de Homicidios de Mujeres por Razones de Género, presentava sul corpo numerosi colpi di arma da fuoco. Sulla morte della ragazza, madre di una bambina di 4 anni e desaparecida qualche giorno prima del suo ritrovamento, pesano le responsabilità del sindaco della città, Armando Cabada, accusato di aver fatto ben poco per fermare il fenomeno del femminicidio, per il quale Ciudad Juarez è tristemente conosciuta in tutto il mondo. Il collettivo Hijas de Nuestra Maquilera Madre, a cui apparteneva Isabel, ha contestato anche il governatore dello stato di Chihuahua, Javier Corral, per gli stessi motivi di Armando Cabada. Su molti striscioni dei collettivi femministi, oltre che slogan in ricordo di Isabel Cabanillas, era scritto “Javier Corral feminicida”.
È evidente, come del resto hanno denunciato le organizzazioni per i diritti umani, che la giovane è stata uccisa per il suo attivismo politico a favore dei diritti delle donne di fronte all'indifferenza delle istituzioni, per questo le femministe ritengono Cabada e Corral corresponsabili dell'omicidio.
Secondo gi ultimi dati del Secretariado Ejecutivo del Sistema Nacional de Seguridad Pública, da gennaio a settembre 2019 in Messico sono state assassinate 2.833 donne, ma solo il 25% di questi casi è stato fatto passare come femminicidio, accusa l'Observatorio Ciudadano Nacional de Feminicidio. Il Messico è il secondo paese dell'America latina dove, nel 2019, è stato ucciso il maggior numero di donne. Questa macabra classifica vede il Brasile al primo posto e, dopo il Messico, i tre paesi del Triangulo Norte dell'America centrale: Honduras, El Salvador e Guatemala. Il primo caso di femminicidio a Ciudad Juarez fu registrato nel gennaio 1993, quando furono ritrovati i corpi di Angélica Luna Villalobos e Alma Chavira Farel, rispettivamente di 16 e 13 anni. Da allora il femminicidio si è esteso progressivamente in tutti gli stati del Messico, all'insegna del legame tra crimine organizzato e odio di genere.
Nella maggior parte dei casi, le autorità non indagano nemmeno. Gli stati del Chiapas, México, Chihuahua, Oaxaca e Guerrero sono quelli dove si verifica il maggior numero di femminicidi, per questo l'uccisione di Isabel Cabanillas ha rappresentato un ulteriore sfregio ai diritti delle donne. No somos carne de cañon! e Si tocan una respondemos todas! sono stati alcuni degli slogan più gridati durante la manifestazione spontanea e autoconvocata sorta non appena si è diffusa la notizia del femminicidio di Isabel, la quarta donna assassinata a Ciudad Juarez nel solo mese di gennaio. Le organizzazioni popolari e i collettivi femministi hanno chiesto che la voce della loro protesta giunga anche a Città del Messico e che si faccia chiarezza quanto prima sull'uccisione di Isabel Cabanillas, denunciando inoltre la totale assenza della polizia in città al momento dell'uccisione della donna.
In più di una circostanza la Comisión Económica para América Latina (Cepal) ha invitato il Messico a fare di più per combattere il femminicidio, proponendo, ad esempio, la creazione del Sistema de Registro de Feminicidios. Solo a Città del Messico, da gennaio a giugno 2019, sono state uccise 122 donne, ma solo in 17 circostanze l'omicidio è stato qualificato come femminicidio e, gran parte delle sparizioni, riguardano ragazze minori di 17 anni. Raramente i singoli stati si sono attivati almeno per tentare di diminuire il femminicidio. Ad esempio, nel Guerrero è stata stabilita una Declaratoria de Alerta de Violencia Género contra las Mujeres, però è rimasta principalmente sulla carta.
#Isasomostodasluchando, hanno scritto le femministe per ricordare Isabel Cabanillas e sottolineare, una volta di più, l'assenza delle istituzioni: le forze di polizia, ha denunciato il collettivo Hijas de Nuestra Maquilera Madre, spesso vengono inviate per reprimere le manifestazizoni, ma non sono mai presenti quando vengono commessi dei crimini contro le donne.
Isabel Cabanillas, así quieren matar la lucha: il video di Aristegui Noticias
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