Venezuela: Stati uniti e Colombia dietro l’Operazione Gedeone
A coordinare l’operazione Juan Guaidó, la cui stella da alcuni mesi si era appannata, tanto da essere scaricato anche da buona parte della stampa internazionale ostile a Maduro: perfino la nostra Repubblica, dopo averlo rapidamente eletto a paladino dell’antichavismo, si era dovuta ricredere sul suo conto, pur ammettendo l’evidente abbaglio solo nelle pagine interne e poco visibili.
Questo nuovo tentativo di destabilizzazione contro Miraflores fa parte di una guerra ormai permanente e non può non ricordare, come hanno scritto in molti, quanto accaduto a Cuba con lo sbarco degli anticastristi alla Baia dei Porci nel 1961.
Geraldina Colotti su L’Antidiplomatico, riportando come fonte il portale indipendente The Canary, ha scritto che Guaidó si sarebbe recato a Londra “per partecipare ad una riunione con il segretario agli esteri britannico, Dominic Raab, il ministro per le Americhe, Christopher Pincher e il direttore per le Americhe, Hugo Shorter, per mettere a punto una Unità per la Ricostruzione del Venezuela. The Canary sostiene che, alla fine di gennaio 2019, l’Ufficio degli Affari Esteri e del Commonwealth (FCO) del Regno Unito ha invitato la Banca d’Inghilterra a consegnare all’autoproclamato 1.200 milioni di sterline della riserva di oro del Venezuela, bloccata dalla banca. Un raggiro che già aveva funzionato con il denaro rubato alla raffineria Citgo, basata negli USA, e a Monómero, grande impresa di fertilizzanti, con sede in Colombia”.
La cosiddetta Operazione Gedeone, respinta anche grazie ai pescatori del villaggio di Chuao, è stata tuttavia disconosciuta dagli Stati uniti, che addirittura continuano a pretendere la liberazione dei due loro contractors, oltre ad insistere con la storia del presidente Maduro come responsabile di alimentare il narcotraffico in America latina.
David Lindorff, fondatore del blog ThisCan’tBeHappening, ha fatto riferimento, su Counterpunch, alla pubblicazione Stars&Stripes, riservata ai militari statunitensi, dove si parla dei due contractors Aaron Barry e Luke Denman, attualmente detenuti, e delle loro missioni in Irak e Afghanistan insieme a Jordan Goudreau, padrone di Silvercorp. Il tentativo di incursione, in cui sono rimasti uccisi otto dei 50 mercenari venezuelani a bordo di lance finanziate dal narcotraffico colombiano, era stato concordato dallo stesso Goudreau e da Guaidó tramite la firma di un vero e proprio contratto.
Da Miraflores è stato ribadito, anche in sede internazionale, che l’autoproclamato presidente Juan Guaidó da tempo stava pianificando azioni terroriste contro il suo stesso paese, con il sostegno degli Stati uniti e del presidente colombiano Duque, il quale ha chiuso le frontiere con il Brasile dell’alleato Bolsonaro di fronte all’emergenza sanitaria, ma ha mantenuto ben aperto il poroso confine con il Venezuela, dal quale partono le quasi quotidiane provocazioni adesso contro Maduro e prima contro Chávez.
Secondo quanto dichiarato da José Sequea Torres, uno dei paramilitari arrestati dopo aver partecipato alla fallita riproposizione della Baia dei Porci in Venezuela, la logistica per l’Operazione Gedeone sarebbe stata fornita dal narcotrafficante colombiano Elkin López, nome di battaglia Doble Rueda. Quest’ultimo, insieme all’agente della Dea José Socorro Hernández, anch’esso arrestato, ha coordinato il piano per invadere il Venezuela dal lato colombiano. Per inciso, ha fatto notare il governo venezuelano, alla Dea, che in teoria dovrebbe occuparsi di combattere il narcotraffico, non è mai passato per la testa né di arrestare Elkin López né di stroncare il traffico di cocaina proveniente dalla stessa Colombia.
Inoltre, sempre José Sequea Torres ha ammessi che il piano di invasione prevedeva, oltre ad eliminare Maduro, l’attacco al Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional (Sebin) e alla Dirección General de Contrainteligencia Militar (Dgcim), come è emerso anche da una pendrive nelle mani di uno dei mercenari arrestati, in cui era già programmata anche l’uccisione di alcuni dirigenti chavisti.
L’Assemblea Nazionale ha aperto una commissione d’inchiesta sulle trame di Guaidó e il coinvolgimento di contractors e mercenari nel tentato colpo di stato ed una per chiedere spiegazioni a Stati uniti e Colombia in merito alla partecipazione dei loro governi. Quanto al ruolo di primo piano dei due contractors Usa, attualmente in carcere, nel fallito golpe, è molto probabile che tutta la stampa allineata capovolga, una volta di più, la realtà dei fatti, accusando Maduro di violare i diritti dei due detenuti e creare le condizioni per un altro casus belli. La guerra permanente degli Usa contro il Venezuela bolivariano prosegue, la resistenza chavista anche.
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