Colombia: strage senza fine dei leader sociali
Il Movimiento Nacional de Víctimas de Crímenes de Estado ha reso noto che l’attuale ministro della Difesa, Carlos Holmes, abbia favorito la carriera di sei ufficiali, tra cui il generale Eduardo Zapateiro, implicati in un caso di sparizione forzata nel 1995. Non si tratta dell’unico caso ad indignare. Un altro generale, Diego Villegas, comandante della Fuerza Tarea Vulcano, ha riconosciuto pubblicamente di aver pagato dei sicari per far uccidere l’ex guerrigliero Dimar Torres.
In un paese dove si contano 8 milioni di sfollati interni e in cui permane una evidente volontà di eliminare i leader sociali da parte dello Stato, è stata lanciata la campagna Defender la Libertad un Asunto de Todos, che denuncia le aggressioni e le violenze dell’Esmad-Escuadrón Móvil Antidisturbios. Ormai minacce e aggressioni non si contano più. Lo scorso febbraio, nel dipartimento del Meta, l’ex combattente Armando Rodríguez è stato vittima di un attentato da parte di uomini dell’esercito vestiti in abiti civili, inviati dal colonnello William Ernesto Peña e dal sergente Edwin García. Un altro ex guerrigliero, Mario Téllez, è stato assassinato il 15 giugno a meno di dieci minuti da un posto di blocco dell’esercito colombiano. E ancora, sempre intorno alla metà del mese scorso, sono caduti Gracelio Micolta, portavoce e fondatore del Consiglio comunitario Alto Guapi, l’ex guerrigliero Ángel Alberto Calderón e Jorge Manuel Ortiz docente ed esponente della Corporación de Líderes Sociales y Víctimas de Colombia. Molto spesso, a rivendicare gli omicidi, sono stati i gruppi paramilitari.
Tutto ciò è frutto sia della negazione del conflitto all’epoca della presidenza Santos, riuscito a far credere al mondo intero che in Colombia fosse stata raggiunta la pace sociale a seguito di un accordo ambiguo che comunque gli è valso un immeritato quanto dubbio Nobel per la Pace, sia alla stretta alleanza tra l’attuale presidente Duque e l’estrema destra paramilitare e oligarchica, mai realmente debellata dal paese, ma sempre presente nei ruoli di potere.
Sono in molti a pensare che in Colombia governi una elite mafiosa, come testimonia anche il recente arrivo nel paese di una brigata di militari statunitensi allo scopo di aiutare, almeno ufficialmente, l’esercito colombiano a debellare i narcos. Nonostante le rassicurazioni del ministro della Difesa, Carlos Holmes Trujillo, il quale ha garantito che i militari Usa non parteciperanno ad alcuna operazione militare, la loro presenza nelle cosiddette “Zonas Futuro”, dove il governo intende implementare i Programas de Desarrollo con Enfoque Territorial, nati a seguito degli Accordi di Pace, desta più di un sospetto. I 50 soldati della brigata d’élite degli Stati uniti, che rispondono al Comando Sur, creato dagli stessi Usa per tenere sotto controllo la geopolitica latinoamericana, dovrebbero rimanere in Colombia solo alcuni mesi, ma resta difficile non credere a movimenti per tenere sotto controllo il Venezuela bolivariano e non solo.
La situazione in Colombia è talmente preoccupante che 94 congressisti degli Stati uniti hanno scritto una lettera a Trump per invitare il presidente a fare pressione sul governo colombiano affinché tuteli i leader sociali. Molto probabilmente l’appello non sarà nemmeno preso in considerazione da Trump, grande amico di Duque, che però è stato costretto ad incassare forti critiche sul tema dei diritti umani e sul fallimento degli accordi di pace.
La Colombia, si conferma, purtroppo, una delle tante democrature dell’America latina.
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