Latina

Istituzioni finanziarie internazionali e diritti umani

Quanto sono interessate a ciò che accade a chi difende la terra e i beni comuni?
Il caso Honduras e la persecuzione del popolo garifuna
27 luglio 2020
Giorgio Trucchi

Popoli dell’Honduras chiedono giustizia (Foto G. Trucchi | LINyM)

Il rapporto “Rischi non calcolati” [1] della Coalizione per i diritti umani nello sviluppo mostra ciò che i media mainstream molto spesso nascondono: le minacce e gli attacchi contro chi difende la terra e i beni comuni sono ogni giorno più frequenti e le banche multilaterali di sviluppo (MDB per la sua sigla in inglese) ne sono complici.

“Lo sviluppo inclusivo e sostenibile richiede un ambiente in cui tutte le persone siano libere di esprimere le proprie opinioni, esercitare i propri diritti e partecipare pienamente alle decisioni che incidono sulla loro vita e sulle comunità”, afferma il rapporto.

Ma sia le comunità che i movimenti sociali e popolari e i giornalisti impegnati nell’analisi e denuncia di quanto accade sono sempre più spesso vittime di abusi, violenza fisica, criminalizzazione, omicidio. In modo particolare le minacce e gli attacchi stanno diventando più frequenti quando si tratta di “progetti che dovrebbero portare lo sviluppo alle popolazioni”.

Dallo studio emerge che tali attacchi sono generalizzati e coinvolgono un'ampia varietà di nazioni, persone, settori, investitori e finanziatori. Inoltre, tra gli elementi scatenanti dell'impennata repressiva e criminale c’è la campagna di stigmatizzazione contro comunità, gruppi e attivisti sociali che vengono tacciati di essere “contro il progresso e lo sviluppo”, e l’imposizione di progetti senza il rispetto del diritto alla consultazione preventiva e al consenso libero e informato.

Corresponsabilità delle banche

“Le MDB hanno il dovere di rispettare i diritti umani e garantire che i loro investimenti non mettano in pericolo le persone. Tuttavia, i (cosiddetti) progetti di sviluppo aggravano molto spesso i rischi che corre chi difende la terra e i beni comuni”, avverte il rapporto.

Attraverso 25 studi di casi - dieci dei quali in America Latina [2] - il documento mostra come, nonostante gli impegni assunti in materia ambientale e di diritti umani, le banche multilaterali di sviluppo continuano a finanziare progetti che causano gravi danni alle comunità locali.

In effetti, quasi nessuna di queste istituzioni finanziarie “studia in modo sistematico se l'ambiente sia favorevole alla partecipazione pubblica e alla difesa dei diritti umani”, accontentandosi invece di relazioni parziali redatte dai propri clienti, senza monitoraggio né ricognizioni sul campo, trascurando i segnali di allarme sui rischi che corrono i difensori dei diritti umani. Neppure i meccanismi di denuncia e reclamo possiedono le capacità e l’autorità per prevenire e intervenire in caso di attacco.

Una lunga scia di morte

“Lo sviluppo è sempre e solo le grandi multinazionali, non per le comunità. Nella lotta che abbiamo condotto contro il progetto idroelettrico di Agua Zarca abbiamo subito divisioni, repressione e attacchi mortali, tra cui quello contro la nostra coordinatrice Berta Cáceres.

Le banche nazionali e internazionali che hanno finanziato [3] il progetto non hanno mai voluto ascoltarci e hanno preferito tacere, quindi sono corresponsabili di quanto è accaduto e di tutte le violazioni che abbiamo subito”, ha dichiarato Dunia Sanchéz del Copinh.

Sempre in Honduras, la Corporazione finanziaria internazionale (CFI), un'agenzia della Banca mondiale, ha promosso e finanziato l'espansione della palma africana nell'area del Bajo Aguán, uno degli elementi che hanno contribuito a scatenare il più sanguinoso conflitto agrario degli ultimi decenni e l’omicidio di decine di contadini organizzati.

La popolazione garifuna è un’altra delle vittime dello “sviluppo” promosso da istituzioni finanziarie internazionali, soprattutto nel settore dell’agroindustria e del turismo, e che ha provocato l’accaparramento e il saccheggio di territori e la graduale espulsione delle comunità [4].

Proprio in questi giorni, il rapimento e la scomparsa di quattro membri della comunità di Triunfo de la Cruz [5], tra cui il presidente del patronato locale Alberth Esnider Centeno, ha provocato le forti proteste delle comunità garifuna dell’Honduras, che chiedono la loro immediata riapparizione con vita.

Dietro il crimine c'è la sottrazione illegale delle terre ancestrali garifuna per promuovere “progetti di sviluppo” e la lotta delle comunità per recuperare ciò che nei secoli è stato loro sottratto.

Il diritto del popolo garifuna su queste stesse terre è stato oggetto di un lungo processo, alla fine del quale la Corte interamericana dei diritti umani (CorteIDH) ha dato ragione alle comunità di Triunfo de la Cruz e Punta Piedra, ordinando allo Stato dell'Honduras di garantire loro il legittimo diritto di proprietà e possesso sulle terre ancestrali. Cinque anni dopo la sentenza continua a essere inapplicata.

Piccoli passi

Sebbene il rapporto della Coalizione per i diritti umani nello sviluppo riconosce che alcune MDB hanno iniziato ad affrontare questi problemi, la strada da fare è ancora lunga.

“Non solo è necessario un radicale cambiamento nelle politiche e nella prassi, ma anche mettere i diritti umani e le comunità locali al centro del concetto di sviluppo”.

Tra le principali raccomandazioni fatte dalla Coalizione alle istituzioni finanziarie e agli Stati spiccano il rispetto dei diritti e la prevenzione dei danni, garantire un ambiente che favorisca la partecipazione delle comunità, ascoltare chi difende terre e beni comuni, monitorare i rischi e proteggere chi viene minacciato.

 

[1] https://bit.ly/2CclG8Vde

[2] Brasile, Guatemala, Honduras e Perú (2), Colombia e Messico (1)

[3] Banca Olandese di Sviluppo (FMO), Fondo Finlandese per la Cooperazione Industriale (FINNFUND), Banca Centroamericana d’Integrazione Economica (BCIE), Banca Ficohsa

[4] http://www.albasud.org/publ/docs/78.pdf

[5] https://cespad.org.hn/2020/07/21/asi-fueron-secuestrados-los-garifunas-del-triunfo-de-la-cruz/

 Fonte (spagnolo): LINyM

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