"Liberateli subito da questo inferno d’ingiustizia!"
“L'Honduras è impantanato in una profonda crisi politica, la cui soluzione passa necessariamente dal superamento della violenza strutturale del modello di società che ci viene imposto. La criminalizzazione della povertà e il malcontento sociale rendono la privazione della libertà una misura repressiva e violatoria dei diritti umani”, avvertono le organizzazioni in un comunicato[1].
Carceri piene e militarizzate
Attualmente in Honduras ci sono circa 22 mila persone detenute in 28 strutture a carico di un sistema penitenziario totalmente militarizzato, sovraffollato e privo di una politica penitenziaria nazionale.
Un sistema in cui la vita quotidiana è fatta di violenza, insalubrità, maltrattamenti, torture e una grave deprivazione materiale. Una situazione diventata ancora più drammatica con l’esplosione della pandemia e la sospensione delle garanzie costituzionali.
Secondo le dichiarazioni dello staff medico dell’Istituto penitenziario nazionale, in questo momento ci sarebbero quasi 2.000 persone contagiate in 20 istituti penitenziari. Un lavoro di monitoraggio indipendente stima che almeno 25 persone private di libertà siano morte per Covid-19.
Nonostante la presentazione, a fine marzo, di un habeas corpus da parte del Meccanismo nazionale per la prevenzione della tortura (Mnp-Conaprev) a favore di oltre 2.400 detenuti con problemi di salute cronici e ultrasessantenni, la Sala Costituzionale ha negato tale garanzia costituzionale.
Una situazione a dir poco drammatica che coinvolge anche dieci prigionieri politici che non cessano di denunciare la crudeltà del regime e di rivendicare il diritto di potersi difendere in libertà. Si tratta del giovane maestro Rommel Herrera Portillo [2], degli otto difensori dei beni comuni della comunità di Guapinol [3] e di Victor Joseph Castillo. Praticamente tutti con condizioni precarie di salute che li rendono vulnerabili al coronavirus.
Svuotare le carceri
Sia il Comitato per la liberazione dei prigionieri politici, sia le altre organizzazioni che hanno firmato il comunicato hanno esortato le autorità a fare proprie le indicazioni per la riduzione della popolazione carceraria, formulate dal Sottocomitato delle Nazioni Unite per la prevenzione della tortura.
Hanno anche chiesto il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici.
“Le carceri sono un inferno di ingiustizia e il modo in cui sono gestite da militari e poliziotti è disumano. A questo dobbiamo anche aggiungere un sistema giudiziario aberrante che imprigiona per motivi politici e un governo repressivo e violatore dei diritti umani. I prigionieri politici devono essere liberati ora!”, ha detto il dottor Juan Almendárez, direttore del Centro per la prevenzione, il trattamento e la riabilitazione delle vittime della tortura e dei loro famigliari (Cptrt).
Pandemia e memoria
Per Bertha Oliva, coordinatrice del Comitato dei famigliari dei detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh) e membro della Convergenza contro il continuismo (Ccc), il tema dei prigionieri politici e delle vittime di sparizione forzata non può essere dimenticato e deve continuare a far parte della memoria collettiva.
“Durante la sospensione delle garanzie costituzionali (da metà marzo a oggi) abbiamo contato almeno 9 persone vittime di sparizione forzata, inclusi i cinque attivisti garifuna della comunità di Triunfo de la Cruz [4].
Ci sono prigionieri politici il cui delitto è avere difeso la terra, i beni comuni, la vita, l’istruzione e la sanità pubblica. Nessuno deve dimenticarli. Lo stato è responsabile di questi crimini, di questa crisi dei diritti umani e del violento ritorno ai tragici vissuti degli anni 80.
Ci uniamo al grido unanime sollevato a livello nazionale e internazionale: Libertà per i prigionieri politici! Vivi li hanno presi e vivi li vogliamo!”, ha concluso Oliva.
[2] https://www.peacelink.it/latina/a/47643.html
[3] https://www.peacelink.it/latina/a/47410.html
[4] https://www.peacelink.it/latina/a/47891.html
Fonte: Rel UITA (spagnolo)
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