Mujeres: frammenti di vita dal cuore dei Caraibi
Célestine, Flor, Yvette, Anabel, Nora, Ariel e Lilliane raccontano le loro vite a Raúl Zecca Castel che, con estremo tatto, chiede loro come riescano a sopravvivere in uno dei luoghi più diseguali al mondo tra povertà , razzismo, un’infanzia spesso difficile, i figli da crescere e il tentativo di abbandonare la strada della prostituzione, dove alcune di loro sono finite nel disperato tentativo di aumentare le loro magre entrate.
Tutte sono consapevoli che difficilmente usciranno dal batey Ciguapa, un ghetto, ma paradossalmente, anche un luogo di protezione per loro e per gli haitiani indocumentados, sicuri che la polizia non vi entrerà mai.
Raúl Zecca Castel, grande conoscitore di Haiti e della Repubblica dominicana, parte dall’infanzia di queste sette donne e, attraverso un lavoro di ricerca non solo antropologico, ma anche politico e sociale, utilizza le loro testimonianze per raccontarne la vita. Alcune di loro hanno sempre vissuto nei bateyes, spesso nello stesso, altre vi sono giunte da bambine poiché i loro padri, con la famiglia al seguito, hanno provato a cercar fortuna passando da Haiti in Repubblica dominicana per lavorare nelle piantagioni di canna da zucchero.
Tutte sono state costrette a crescere in fretta, come ammette Yvette, non hanno potuto studiare e, non a caso, il sogno di Lilliane è quello di trovarsi un lavoro che possa permetterle di pagare l’istruzione per i suoi figli. «Sopportano, soffrono e resistono», scrive Raúl Zecca Castel riferendosi alle sue interlocutrici, obbligate a fare i conti, quotidianamente, con il razzismo dei dominicani nei confronti degli haitiani e si amplifica come discriminazione di genere nei confronti delle donne.
«Il serpente velenoso del razzismo è una cicatrice lunga i 376 chilometri della frontiera che divide l’isola di Hispaniola», denuncia Raúl Zecca Castel. «La verità è che i dominicani non ci vogliono», constata amaramente Arielle, pur auspicando una fratellanza poiché in fondo «siamo tutti esseri umani». Al contrario, è proprio nelle città, e nei grandi resort turistici, che gran parte delle donne haitiane finisce per fare i conti conti con l’emarginazione sociale, ma, soprattutto con la prostituzione.
A questo proposito, Raúl Zecca Castel cita un report di Amnesty International, risalente al 2019, in cui emerge che gran parte delle donne dedite al lavoro sessuale in Repubblica dominicana è afrodiscendente, di classe sociale bassa, single, e con almeno due figli a carico.
Yvette, come del resto anche le altre donne intervistate, sottolinea di essere entrata nel giro della prostituzione perché era disposta a fare qualunque cosa pur di sfamare i suoi figli. Tutte loro sono scettiche e disilluse in merito alle relazioni sentimentali poiché hanno avuto più uomini, dai quali sono state abbandonate, o talvolta maltrattate, oppure vi hanno dovuto convivere solo per far fronte all’estrema miseria che le attanaglia.
Eppure, nonostante tutto, le donne dei bateyes si fanno forza e sperano in un futuro migliore.
Yvette è soddisfatta di aver cresciuto i suoi figli e auspica per loro un futuro meno duro, Arielle progetta uno sciopero per protestare contro le condizioni di lavoro nella semina della canna da zucchero molto simili alla schiavitù e tutte si sostengono per affrontare le avversità che ogni giorno chiedono il conto.
Le storie di Célestine, Flor, Yvette, Anabel, Nora, Ariel e Lilliane, ha ricordato Annalisa Melandri nella postfazione, rappresentano «la realtà nascosta dietro alla cartolina caraibica che tutti noi abbiamo il dovere di conoscere».
Mujeres - Frammenti di vita dal cuore dei Caraibi
di Raúl Zecca Castel
Edizioni Arcoiris, 2020
Pagg. 210
€ 14
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