Latina

La Coalizão Negra por Direitos, chiede una vaccinazione di massa

Emergenza sanitaria in Brasile: i neri in piazza contro Bolsonaro

Il presidente provoca e sostiene che i neri sono più predisposti al contagio
24 febbraio 2021
David Lifodi

Emergenza sanitaria in Brasile: i neri in piazza contro Bolsonaro

Lo scorso fine settimana in venti stati brasiliani la popolazione nera è scesa in piazza per protestare contro la pessima gestione dell’emergenza sanitaria da parte di Bolsonaro.

I dati degli ultimi giorni riportano la cifra record di circa dieci milioni di contagi da Covid-19 e registrano oltre 243.000 morti. L’urgenza di una vaccinazione di massa per affrontare la pandemia è stata la principale richiesta del movimento nero riunito sotto la bandiera della Coalizão Negra por Direitos.

Il più grande paese dell’America latina è anche quello dove si trova il maggior numero di afrodiscendenti del mondo e quasi il 55% della sua popolazione è nera o mulatta, ma questo non ha impedito a Bolsonaro di tralasciare deliberatamente sia l’adozione di misure atte a frenare la diffusione del virus sia la tutela dei neri, la fascia sociale più debole ed esposta del paese.

Proprio i neri, che hanno meno possibilità di accedere all’istruzione, al diritto all’abitare e a un lavoro regolare, sono coloro che stanno pagando maggiormente sulla propria pelle l’inazione di Bolsonaro sul tema della prevenzione al Covid-19 e per questo motivo, in tutte le città dove ha manifestato la Coalizão Negra por Direitos, la principale rivendicazione è stata quella di una vaccinazione di massa tramite il Sistema Único de Saúde, insieme al ripristino del cosiddetto auxílio emergencial di 600 reais, oltre a rimarcare che la pandemia ha accresciuto le disuguaglianze razziali e socioeconomiche peraltro già presenti in Brasile.

A San Paolo, nell’Avenida Paulista, sono risuonati slogan come “tem gente com fome” e la Marcha das Mulheres Negras ha evidenziato la mancanza di medici e denunciato la crescita esponenziale dei contagi tra i neri come contingenza della situazione sociale del paese, non come una predilezione al contagio spacciata dalla destra razzista di Bolsonaro, peraltro responsabile di promuovere assembramenti di ogni tipo per dimostrare che “occorre affrontare il Covid da uomini”, cioè senza mascherine alcuna forma di prevenzione.

Anche Brasil Popular e Povo Sem Medo, composti da movimenti sociali, sindacati e partiti di sinistra, hanno partecipato attivamente alla protesta contro Bolsonaro. Secondo i dati del Conselho Nacional dos Secretários de Saúde (Conass), i vertici del governo insistono nell’ignorare qualsiasi suggerimento volto a frenare il contagio dovuto al coronavirus.

Attualmente, il Brasile è il secondo paese al mondo per numero di morti, preceduto solo dagli Stati uniti. Inoltre, il programma di vaccinazioni prosegue con estrema lentezza, soprattutto a causa dell’aperto negazionismo di Bolsonaro e del suo governo. Finora, poco meno del 3% dei brasiliani è stato vaccinato a causa di un insieme di cause dovute sia alle difficoltà logistiche, frutto dell’incompetenza del Planalto, sia alle fake news sui vaccini diffuse a piene mani dal bolsonarismo.

Eppure, nonostante più di 65 città del Brasile abbiano visto sfilare per le strade manifestanti che chiedono di farla finita con Bolsonaro e il suo governo, il Messia Nero non ci pensa proprio a lasciare il potere. A questo proposito, anche la Central de Movimentos Populares si è espressa per la messa in stato di impeachment nei confronti del presidente.

Nel frattempo, prosegue la campagna “Vamos precisar de todo mundo: ação de solidariedade ao povo brasileiro”, promossa dal Frente Brasil Popular e dal Frente Povo Sem Medo per aiutare le persone a far fronte alla pandemia e rafforzare le iniziative di cooperazione a livello sanitario, come dimostra quella del Movimento dos Trabalhadores por Direitos nel Paraíba, dove è stata lanciata l’iniziativa Quarentena por direitos per sostenere economicamente le famiglie in difficoltà.

“Lo Stato brasiliano deve avere la capacità di distribuire le risorse in maniera collettiva”, spiegano i responsabili della campagna, ricordando che per loro la priorità resta la difesa della vita e della salute della classe lavoratrice del paese.

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
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