Cinque anni reclamando verità e giustizia per Berta
“Giorgio, hanno ucciso Berta. L'hanno uccisa”. Il messaggio mi arrivó in piena notte. A mandarmelo era Miriam, amica intima e compagna di mille battaglie di Berta. Fin dai primi istanti fu chiaro che dietro i proiettili assassini c’era la paternità intellettuale del potere economico oligarchico honduregno colluso con lo Stato, in un contesto di persecuzione sistematica contro Berta e il Copinh[1] per essersi opposti al progetto idroelettrico Agua Zarca.
Nel dicembre 2019, gli autori materiali del crimine sono stati condannati a pene che oscillano tra i 30 e i 50 anni di carcere. Tra loro anche dirigenti ed ex membri della sicurezza dell’azienda Desarrollos Energéticos SA (Desa), titolare del progetto idroelettrico, ex militari e militari in servizio.
Si trattò di un primo timido passo per garantire giustizia. Fino a questo momento, nessuno della struttura criminale che ideò e finanziò l’omicidio è stato processato. Cinque anni dopo quella tragica notte, la famiglia di Berta, il Copinh, il mondo intero, continuano a reclamare verità, giustizia e fine dell'impunità.
Bertha Zúniga Cáceres, figlia della lottatrice sociale assassinata e attuale coordinatrice del Copinh, ha parlato con noi.
- Sono passati cinque anni dall'omicidio di Berta, di tua madre, e mi sembra che il suo pensiero, ciò che ci ha lasciato in eredità, continua a essere più attuale che mai.
- La sua memoria, il suo pensiero, le sue idee sono ancora molto presenti nel popolo honduregno e questo dipende anche dalla grave crisi che stiamo vivendo. Territori e beni comuni continuano a essere attaccati e saccheggiati, la violenza contro le donne si è intensificata, la povertà e l'insicurezza sono aumentate, costringendo migliaia di persone a fuggire dal proprio Paese.
In questo quinto anniversario della ‘semina’ di Berta è impressionante vedere come continui a essere attuale la sua idea di rifondazione dell’Honduras, un processo che punta a una trasformazione profonda.
Crediamo quindi che sia necessario trasformare radicalmente il sistema economico e politico, il modello di ‘sviluppo’ che crea miseria, la matrice energetica. Ed è essenziale che questa trasformazione, che questi cambiamenti possano contare sulla partecipazione attiva del popolo honduregno.
I popoli che non lottano per la propria esistenza scompaiono. Questo è uno dei principali lasciti di Berta.
- Berta parlava spesso di “giustizia dei popoli”.
- Di fronte a questa vera e propria macchina dell'impunità, l’unica cosa che possiamo e dobbiamo fare è costruire la giustizia dei popoli, difendendo i territori da chi cerca di impossessarsene.
Come Copinh continueremo a promuovere e rafforzare i processi territoriali e organizzativi, in alleanza con altri popoli dell’Honduras e questo nonostante gli attacchi e le minacce che riceviamo continuamente.
- L’immagine di Berta la ritroviamo in molte lotte, sia a livello nazionale che internazionale.
- Berta e il suo pensiero sono diventati motore di lotta per le trasformazioni sociali. Le sue parole, la sua visione trasformatrice vanno ben oltre l’essere ambientalista, come alcuni hanno cercato di etichettarla sminuendone la portata e la radicalità, ma abbracciano le lotte dei popoli contro un sistema che è profondamente neoliberale, patriarcale e razzista.
Il suo volto e il suo nome li ritroviamo nelle battaglie che si accendono nei territori dell'Honduras e in giro per il mondo. Quelle stesse lotte che lei ha accompagnato quando era viva e che sicuramente accompagnerebbe se fosse qui.
Nessuno ha potuto svuotare di significato l'immagine di Berta Cáceres. Nessuno ha potuto trasformarla in un anonimo oggetto di marketing. Continua a essere fonte di ispirazione per persone e intere popolazioni.
- A che punto è la ricerca di verità e giustizia per Berta?
- Sappiamo che il delitto è stato commesso da una struttura criminale legata a membri della famiglia Atala Zablah[2] e che continua a rimanere impunita. Purtroppo lo Stato dell'Honduras non ha avuto, fino ad ora, la volontà politica di chiamarli almeno a deporre.
Anche l’udienza di assunzione dei mezzi di prova contro David Castillo, ex presidente di Desa e uno degli autori intellettuali dell'omicidio, è stata sospesa per ben undici volte grazie alle manovre dilatorie della difesa e alla poca belligeranza dei giudici. Sono 88 i mezzi di prova presentati contro Castillo e stiamo aspettando che il tribunale si pronunci e fissi la data d’inizio del processo[3].
Dopo cinque anni la nostra pazienza è finita. In Honduras la giustizia è controllata dai gruppi di potere. Abbiamo bisogno di maggiore pressione a livello nazionale e internazionale affinché i criminali e i loro complici paghino il debito che hanno nei confronti delle vittime.
Il sostegno e la solidarietà di tante persone è per noi fondamentale. Non rinunceremo mai alla verità e alla giustizia per Berta.
Note
[1] Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras
[2] Dirigenti dell’azienda Desa che è titolare del progetto Agua Zarca e una delle famiglie più potenti dell’Honduras
[3] Il giorno dopo (1 marzo) l’intervista, il tribunale ha deciso di ammettere un solo membro della famiglia Atala (Daniel Atala Midence) in qualità di testimone. Allo stesso tempo non ha però ammesso come prova i rapporti della Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh), che avevano l’obiettivo di inquadrare l’omicidio nel contesto di persecuzione e violenza contro Berta. Il tribunale ha fissato per il 6 aprile l’inizio del processo contro David Castillo
Fonte: Rel UITA
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