Venezuela: la relatrice Onu Alena Douhan contesta le sanzioni economiche Usa e Ue
Al termine della sua visita nel paese, Douhan ha evidenziato come le sanzioni abbiano ulteriormente esacerbato la situazione del Venezuela, che sta già affrontando una crisi economica, sanitaria e umanitaria i cui effetti si ripercuotono in particolare su donne, bambini, personale medico, comunità indigene e su tutta quella parte di popolazione che già in precedenza aveva difficoltà ad arrivare a fine mese e che adesso è piombata in una situazione di estrema povertà.
A seguito delle sanzioni, ha spiegato la relatrice Onu, che ha incontrato funzionari del governo, diplomatici, esponenti delle organizzazioni non governative, membri dell’opposizione, docenti universitari, religiosi e rappresentanti delle imprese private, il paese è costretto a far fronte alla crescente mancanza di energia elettrica, acqua, benzina, cibo e medicinali.
Le sanzioni contro il Venezuela furono adottate per la prima volta dagli Stati uniti nel 2005 e inasprite a partire dal 2015, quando il paese fu inserito dagli Usa nella lista degli stati che rappresentavano una minaccia per la sicurezza e la politica estera a stelle e strisce. Nonostante la nuova presidenza Biden abbia solo leggermente allentato le sanzioni, Dohuan ha ricordato che l’attuazione di misure unilaterali è legale soltanto con l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza Onu e se non violano i diritti umani fondamentali.
Quanto all’Unione europea, ha imposto sanzioni a partire dal 2017 e la relatrice non ha mancato di far notare che le misure prese non solo hanno aggravato le condizioni di vita della popolazione, ma rappresentano un vero e proprio attacco ai diritti umani.
A livello diplomatico, le relazioni tra Unione europea e Venezuela hanno raggiunto il loro punto più basso. Prima il cancelliere Jorge Arreaza aveva scritto una nota di protesta nei confronti dei diplomatici francesi, spagnoli, olandesi e tedeschi e poi ha dichiarato come persona non grata l’ambasciatrice dell’Unione europea in Venezuela Isabel Brilhante Pedrosa.
Lo stesso Maduro aveva fatto capire che il dialogo con l’opposizione, e con l’Unione europea, non sarebbe ripreso, soprattutto a seguito delle sanzioni Ue approvate grazie anche all’azione di lobby di Leopoldo López Gil, padre del golpista venezuelano di Voluntad Popular Leopoldo López.
Contro le sanzioni Usa e Ue, ritenute da molti come “un castigo collettivo” imposto nei confronti della popolazione venezuelana, si è espresso anche un gruppo di senatori statunitensi che hanno chiesto a Biden di prendere in considerazione il carattere umanitario in relazione alle sanzioni.
Alena Douhan ha insistito, in particolare, sugli aspetti più pesanti dell’embargo economico, a partire dal divieto di concludere affari con la compagnia petrolifera statale Pdvsa e dal tentativo degli Stati uniti di impedire al Venezuela di ricevere combustibile dall’Iran fino al congelamento delle risorse del Banco Central de Venezuela.
Tuttavia le reazioni dell’opposizione non si sono fatte attendere ed hanno puntato il dito contro Alena Douhan, accusata di essere appiattita sulle posizioni del governo bolivariano, nonostante la sua riconosciuta indipendenza, e di non aver preso in considerazione la presunta corruzione, l’altrettanto presunta violenza politica contro i golpisti e lamentando l’utilizzo strumentale delle sanzioni come strumento di controllo sociale.
Una cosa è certa: di fronte all’evidente crisi umanitaria del Venezuela, l’opposizione più radicale al governo bolivariano cerca di sfruttare la situazione per proseguire nelle sue azioni di destabilizzazione, ma la chiara presa di posizione di Alena Douhan evidenzia come l’estrema difficoltà della popolazione non dipenda tanto dalle politiche chaviste, ma da quell’embargo che ha tentato di strangolare economicamente anche Cuba e che ora viene utilizzato per indebolire Maduro e creare le condizioni per un cambio di governo favorevole ai soliti noti.
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