Argentina: a rischio sgombero la fabbrica recuperata de La Nirva
Le lavoratrici e i lavoratori, al momento, hanno deciso di riunirsi in assemblea permanente all’interno dei locali dell’industria dolciaria, ma dall’avviso ricevuto dal giudice Fernando D‘Alessandro, anche se non sono riportate né la data né l’ora dello sgombero, sembra che si tratti di una cosa imminente.
Come spesso accade in circostanze simili, la notifica è arrivata durante le feste natalizie, il 30 dicembre scorso, ma ciò che amareggia di più i lavoratori è lo stretto legame tra il giudice e quello che era il padrone della fabbrica, Matías Pérez Paradiso, sul quale pendono peraltro accuse pesantissime, dall’appropriazione indebita dei beni al riciclaggio di denaro sporco.
Gran parte dei lavoratori de La Nirva lavora nell’industria dolciaria da 15 o 20 anni e per questo, di fronte alle promesse disattese di Paradiso, rimaste incompiute nonostante fossero state ratificate in occasione delle udienze al Ministero del Lavoro a cui avevano partecipato anche alcuni delegati sindacali della fabbrica, si sono dichiarati come unici custodi dei macchinari, dell’immobile e garanti degli utili dell’impresa.
Tuttavia, il giudice D’Alessandro ha deciso, ancora una volta, di credere a Matías Paradiso, nonostante il proprietario non abbia presentato alcuna proposta di rilievo relativa al pagamento dei debiti de La Nirva.
All’appello ai piquetes dei lavoratori alle organizzazioni sociali, politiche e sindacali per presidiare la fabbrica hanno risposto in tanti, da Izquierda Socialista al Polo Obrero, da Somos Barrios de Pie all’Unión de los trabajadores de la economía popular.
No vamos a permitir que nos saquen nuestros puestos de trabajo, hanno ribadito i lavoratori, ricordando che lo sgombero della fabbrica metterebbe in difficoltà 55 famiglie. Resistir el desalojo hasta las últimas consecuencias è lo slogan delle e dei resistenti de La Nirva, che hanno messo sotto accusa la complicità tra Paradiso, D’Alessandro il governo municipale, provinciale e nazionale.
Un grande fronte democratico contro gli sgomberi delle fabbriche recuperate è stato auspicato dai lavoratori delle cooperative a loro volta recuperate poiché il problema principale, al momento, è evitare che quelli de La Nirva si ritrovino in breve tempo per strada e che il padrone Matías Paradiso diventi di nuovo padrone di un’impresa che nel corso degli anni ha portato al fallimento recuperandone i macchinari e l’edificio.
La vertenza de La Nirva era iniziata due anni fa, in corrispondenza dell’inizio della pandemia, quando, di fronte alla mancanza di risposte da parte del Ministero del Lavoro e del municipio di La Matanza, i lavoratori decisero di continuare a produrre I dolciumi e si organizzarono in cooperativa. L’ordine di sgombero era rimasto in sospeso e i cooperativistas erano fiduciosi che la notifica firmata da un giudice non sarebbe mai arrivata anche se, come sono stati costretti ad ammettere anche dall’Instituto Nacional de Economía Social y Asociativismo, nonostante le fabbriche recuperate in tutto il paese siano ormai 450 circa, una soluzione di fondo a livello generale non è mai stata raggiunta. La cooperativa de La Nirva finora era riuscita a camminare con le proprie gambe e ad avere ottimi rapporti con il contesto sociale in cui si trova.
Adesso i lavoratori possono presentare ricorso in appello, ma, come hanno fatto notare amaramente gli avvocati de La Nirva, se il giudice ascolta un estafador (truffatore) e si pone dalla sua parte, diventa difficile evitare lo sgombero.
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