Colombia: il cambiamento di Gustavo Petro e Francia Márquez
Riuscire a realizzare el cambio tanto auspicato non sarà semplice, ma la coppia Petro-Francia Márquez lavorerà per ridurre le forti diseguaglianze sociali su cui ha sempre lucrato l’oligarchia terrateniente. La riforma militare è uno degli aspetti su cui lavorerà fin dall’inizio Petro, a partire dall’assunto che l’esercito colombiano dovrà essere un esercito di pace e non più uno strumento di morte.
A ribadire questo proposito è stato lo stesso Petro, pochi giorni fa, in occasione di una cerimonia di cadetti avvenuta a Bogotá in cui, per la prima volta, le Forze Armate hanno giurato di fronte ad un ex guerrigliero che ha ricordato come il compito dell’esercito non debba più essere esclusivamente repressivo, ma di dialogo e negoziato, anche nei confronti dei vari attori armati. «Se trata de cambiar la concepción misma (…) lo que se le demanda por parte del pueblo colombiano (…) es un ejército que empiece a prepararse para la paz, que termine, ojalá si lo logramos, como un ejército de paz», ha ribadito Gustavo Petro in occasione dell’insediamento dei nuovi vertici delle Forze Armate, avvenuto lo scorso 12 agosto.
La riforma delle Forze Armate più numerose del continente, seconde solo al Brasile ed equipaggiate e finanziate, finora, dagli Stati uniti, per debellare le guerriglie, ha lo scopo di accelerare l’accidentato percorso verso una pacificazione sociale che resta tuttora molto difficile da raggiungere. Dall’insediamento di Gustavo Petro e Francia Márquez, gli omicidi contro leader sociali, ex guerriglieri delle Farc ed esponenti dei movimenti sociali non sono cessati.
L’esercito, secondo Gustavo Petro, dovrà essere impiegato in particolare per combattere il narcotraffico, dopo anni di lotta alla droga caratterizzati da risultati fallimentari, e difendere la sovranità nazionale dai tentacoli dei cartelli della droga locali ed esteri. La Colombia, tra i maggiori produttori mondiali di cocaina, è stata travolta infatti da una guerra che ha provocato milioni di vittime tra morti, feriti e sfollati.
Attraverso la riforma delle Forze Armate, a cui si accederà frequentando scuole gratuite, Petro spera di incanalare il conflitto armato interno sui binari del dialogo e dei negoziati e, proprio per questo motivo, ha sospeso l’ordine di cattura ed estradizione contro i vertici dell’altra guerriglia del paese, quella dell’Eln (Ejército de Liberación Nacional) e dichiarato di voler riprendere il dialogo anche con le Farc (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia), gran parte dei cui membri hanno dato vita, nel 2017, all’omonimo partito politico denominato Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común abbandonando le armi.
Insieme all’attuale Ministro della Difesa, Ivan Velásquez, Gustavo Petro ha deciso di sostituire, ai vertici delle Forze Armate, i militari responsabili di violazioni dei diritti umani e dei massacri nei confronti di donne, indigeni, contadini, ex guerriglieri e leader sociali. Sono 55 i generali cacciati dalla riforma di Gustavo Petro nella più grande ristrutturazione dell’apparato delle Forze Armate mai avvenuta nella storia del paese. L’operazione del presidente, rapida e di precisione chirurgica, ha colpito soprattutto elementi dell’esercito imposti dal duqueuribismo e noti per le loro simpatie filonaziste.
Ad essere coinvolti nel repulisti di Gustavo Petro vi sono, tra gli altri, María Paulina Leguizamó, che nell’ottobre 2021 autorizzò il bombardamento di un accampamento dell’Eln in cui rimasero uccisi, oltre al comandante “Fabián”, diversi minori ,e il generale Sergio Alberto Tafur, responsabile di aver teso un’imboscata ad una carovana umanitaria di ex guerriglieri delle Farc che avevano abbandonato la lotta armata. E ancora, Gustavo Petro sembra essere fortemente intenzionato a smantellare anche l’Esmad ( Escuadrón Móvil Antidisturbios), il famigerato battaglione antisommossa responsabile di violentissime azioni di repressione contro i movimenti urbani. Le Forze Armate, secondo Petro, non potranno prescindere dal rispetto dei diritti umani.
Tuttavia, se di fronte alla riforma delle Forze Armate, l’estrema destra duqueuribista e le grandi imprese che lucrano sulla convenienza di una guerra senza fine non staranno a guardare, altrettanto arduo si presenta il compito di Petro di difendere l’Amazzonia e catturare i suoi depredatori.
Lo scorso 7 agosto, il giorno dell’insediamento, di fronte ad oltre centomila persone, Gustavo Petro ha promesso un nuovo piano per combattere coltivazione e traffico di droga, l’attuazione degli accordi di pace, la lotta clientelismo sistematico nel Congresso ed ha iniziato a smarcarsi da Washington ripristinando le relazioni con il Venezuela, che i suoi predecessori avevano prima osteggiato e poi interrotto nell’evidente ricerca di un casus belli invocato anche dagli Usa.
La pace totale, all’insegna della giustizia sociale, una riforma tributaria che permetta di ridurre la povertà, la lotta al fracking, la creazione di un Ministero dell’Uguaglianza, a cui ha già dato impulso la vicepresidenta Francia Márquez e la creazione della Comisión Accidental de Seguimiento, Política pública LGBTIQ+ y Diversidades sono solo alcuni dei tanti aspetti su cui lavorerà il primo governo progressista della Colombia per quel cambiamento che il paese aspetta dai tempi del Bogotazo, il periodo di violente proteste seguito all’omicidio di Jorge Eliécer Gaitán avvenuto il 9 aprile 1948.
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