La giostra brasiliana
Il 48,29% dei consensi ottenuti da Lula fa ben sperare in vista del ballottaggio, certo. Manca davvero poco, all’ex presidente operaio, per tornare al Planalto, ma in pochi si aspettavano il 43,31% di Bolsonaro, che, a questo punto, farà di tutto per rimanere alla guida del paese. Innegabile pensare che il secondo turno sia una formalità per Lula. Sarà battaglia vera, ma soprattutto, come ha scritto il giornalista Aram Aharonian, si è trattato di Un baño de realidad y una pesadilla postergada por cuatro semanas.
Non solo il processo di ridemocratizzazione del paese dovrà attendere un altro mese, sperando che non ci siano ulteriori sorprese, ma la pacificazione a cui puntava Lula e, soprattutto la defascistizzazione del paese, sembrano due obiettivi ben lontani dall’essere raggiunti nel breve periodo. Lula cercherà di stringere accordi anche con Ciro Gómez, del Partido Trabalhista Brasileiro, i cui 3 milioni di consensi potrebbero spingere il fondatore del Partido dos Trabalhadores verso la vittoria, ma la polarizzazione nel paese sembra sempre più evidente. Bolsonaro mirava a questo ed è riuscito in pieno a raggiungere il suo obiettivo.
Il neofascismo bolsonarista ha trovato la sua legittimazione nelle urne. Dei quindici governatori eletti al primo turno 5 sono lulisti (tra cui Fátima Bezerra, nel Rio Grande do Norte, Elmano de Freitas, nel Ceará e Rafael Fonteles, nel Piauí), ma 8 appoggiano Bolsonaro, a partire dagli stati del Paraná, Mato Grosso, Acre, Goiás, Minas Gerais, Roraima, e Tocantins. A sorpresa, nello stato di San Paolo, il bolsonarista Tarcisio Freitas è in vantaggio sul petista Fernadno Haddad, già sindaco della città di San Paolo e delfino di Lula sconfitto proprio da Bolsonaro nelle precedenti presidenziali.
Come se non bastasse, il solo Partido Liberal di Bolsonaro è riuscito a far eleggere 99 deputati federali e 8 senatori. Rispetto alle precedenti elezioni, i membri del Partido Liberal al Congresso sono addirittura cresciuti, per un totale di 112 eletti. Il candidato più votato è stato Nikolas Ferreira, divenuto il deputato federale con il maggior numero di consensi conquistati nella storia del Brasile e del suo stato, il Minas Gerais. Per far capire le dimensioni dell’affermazione bolsonarista, la coalizione di sinistra Brasil da Esperança, formata da Partido dos Trabalhadores, Partido Comunista do Brasil e Partido Verde ha guadagnato 138 seggi, non così tanti di più rispetto all’estrema destra.
Al Senato, tra gli uomini più vicini a Bolsonaro, sono stati eletti l’ex ministra della Famiglia e dei Diritti umani Damares Alves, il suo vicepresidente, il generale Hamilton Mourão e l’ex-ministra dell’Agricoltura Tereza Cristina, tra le maggiori sostenitrici dell’agrobusiness. Tra gli alleati del Messia Nera rieletti al Congresso anche altre due figure a dir poco controverse: Eduardo Pazuello, uno dei tanti ministri della Salute che ha permesso alla pandemia di dilagare in Brasile e Ricardo Salles, ministro dell’Ambiente noto per il suo disinteresse verso l’Amazzonia e per il suo disprezzo verso le tematiche ambientaliste.
In questo scenario di grande incertezza, l’appello al voto antifascista lanciato, tra gli altri, dal Movimento Sem Terra, e dall’Apib, l’Articolazione dei popoli indigeni, ha riscosso successo solo in parte poiché l’estrema destra ha avuto buon gioco nella sua azione volta a dividere il più possibile il paese e a demonizzare l’avversario.
Ci sono tuttavia anche delle notizia positive. Guilherme Boulos, storico esponente dei Sem Teto e del Psol – Partido Socialismo e Liberdade, è riuscito ad essere eletto al Congresso insieme a due militanti dei Sem terra.
Eletti anche altri storici membri dei Sem terra e del Partido dos Trabalhadores tra cui Marina dos Santos (Rio de Janeiro), Adão Pretto Filho (Rio Grande do Sul) e Rosa Amorim (Pernambuco). Insieme a loro, Ediane Maria (Psol, comunità lgbt e Sem teto), eletta deputata (San Paolo).
Tutto ciò si inserisce nell’ambito della cosiddetta “controffensiva istituzionale” lanciata dai Sem terra con quindici candidature impegnate a farsi portavoce della riforma agraria, dell’agricoltura contadina, del rispetto dei diritti umani e dell’uguaglianza razziale per impedire a Bolsonaro di trasformare il Brasile in una terra bruciata.
Un’altra buona notizia è rappresentata da Sônia Guajajara, prima deputata federale indigena ad essere eletta per il Psol nello stato di San Paolo. Durante la sua campagna ha attaccato duramente l’agronegozio, la pratica del garimpo, la distruzione dell’Amazzonia e condannato l’invasione della terre delle comunità indigene.
E ancora, non va dimenticato di segnalare l’elezione delle prime due deputate trans: Erika Hilton (Psol, San Paolo) e Duda Salabert (Partido Democratico Trabalhista, Mato Grosso).
In definitiva, se le candidature legate ai movimenti, alla sinistra sociale e alle organizzazioni popolari hanno riscosso degli ottimi risultati, non si può dire che il fascismo bolsonarista, anche in caso di affermazione di Lula al ballottaggio, sia stato sconfitto.
Se Lula sarà presidente, la strada per costruire un Brasile diverso sarà piena di ostacoli. In caso di sconfitta di Bolsonaro, come già avvenuto più volte in Venezuela e Bolivia, la destra è già pronta a gridare alla frode.
Da qui al 30 ottobre non sarà una passeggiata.
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