Latina

Una appassionata analisi del più grande movimento sociale latinoamericano

Il movimento brasiliano Sem terra

Nel suo libro Aldo Marchetti ripercorre la lunga lotta contadina contro il latifondo e le multinazionali
14 ottobre 2022
David Lifodi

Il movimento brasiliano Sem terra

A due settimane dal ballottaggio che deciderà chi sarà il prossimo presidente del Brasile, è utile leggere il libro di Aldo Marchetti Il movimento brasiliano Sem terra. Una lunga lotta contadina contro il latifondo e le multinazionali.

Docente universitario di Sociologia del lavoro, Marchetti ripercorre la genesi della più grande organizzazione popolare brasiliana evidenziando, tra le altre cose, i rapporti tra i Sem terra e Lula, divenuti più freddi dopo che nei suoi due governi l’ex presidente operaio non era riuscito a porre un freno all’agrobusiness e rinunciato, di fatto, ad adoperarsi per la riforma agraria e per un maggior numero di insediamenti.

Eppure, sarebbe errato ridurre la storia del movimento dei Sem terra esclusivamente ai rapporti con Lula e il Partido dos Trabalhadores, a cui peraltro si è riavvicinato in queste ultime, cruciali elezioni e, non a caso, l’abilità di Marchetti è proprio quella di raccontare la storia dei contadini senza terra in parallelo con quella del Brasile.

Aperto dall’appassionata prefazione di Enrico Pugliese, che identifica nell’accesso alla terra un ruolo centrale per il Brasile, ma anche l’attualità della riforma agraria per tutto il Sud del mondo, il libro di Marchetti rappresenta un ottimo esempio di lavoro sul campo. Aldo Marchetti è stato infatti ospite dell’accampamento Santo Dias (stato del Minas Gerais), ha incontrato le donne dei Sem terra, dedicando loro ampio spazio nel suo libro, ha soggiornato nell’Assentamento Normandia e, più in generale, si è soffermato in tredici tra accampamenti e insediamenti.

Articolato in cinque assi principali, la questione agraria in Brasile, origini e storia dei Sem terra, la “mistica” del movimento, il ruolo delle donne nelle campagne e all’interno del Mst, la presentazione, la storia e il sistema di produzione nel Quilombo Campo Grande, nell’Assentamento Pirituba e nell’Assentamento Normandia, il libro individua come oggetto di studio la componente femminile, le famiglie, i contadini e i sottoproletari. Si tratta di quelle categorie che oggi Bolsonaro vorrebbe condannare, ancora una volta, all’esclusione sociale e a cui Lula, se sarà eletto, come tutti ci auguriamo, dovrebbe guardare di più e dare loro più spazio.

Proprio nelle ultime pagine del volume, Marchetti ricorda l’opera del sociologo ed economista brasiliano Caio Prado Júnior che, nel 1960, nel suo A questão agrária no Brasil, già allora evidenziava che più della metà del paese dipendeva per il suo sostentamento dal lavoro della terra: proprio per questo motivo, spiega l’autore, non si può comprendere un conflitto così aspro come quello condotto dai contadini senza terra se non se ne colgono le radici storiche.

Alla dettagliata analisi storica del movimento, affiancata da una ricchissima bibliografia, «il libro offre un importante contributo alla riflessione su uno dei problemi più dibattuti dagli operatori e studiosi della questione agraria che è quello dell’antagonismo tra il sistema prodotto dalle multinazionali del settore agroalimentare e dalla grande proprietà terriera e il modello sostenibile di difesa dell’ambiente», osserva ancora Enrico Pugliese nella prefazione.

Nel libro rivestono un ruolo di primo piano le testimonianze, in particolare quelle donne, che raccontano sia le battaglie per la rappresentanza nei primi anni di nascita del movimento sia le analisi della condizione femminile negli accampamenti, fino all’urgenza di affermare la parità di genere all’interno dell’organizzazione: «Nella costruzione della riforma agraria popolare la lotta socialista e femminista è una sola e deve esser articolata in tutte le azioni della nostra organizzazione».

Sem Terra

Insieme a João Pedro Stedile, Marchetti ripercorre la storia della nascita dei Sem terra, il cui anno di nascita ufficiale è il 1984, ma le cui radici risalgono addirittura agli anni Sessanta, quando nel municipio di Encruzilhada, stato del rio Grande do Sul, circa trecento posseiros rivendicarono un terreno di cui si era impossessato un grileiro. Fu in quel contesto che nacque il primo nucleo dei Sem terra, inizialmente denominato Movimento dos agricultores sem terra.

E ancora, merita grande attenzione la sezione del volume dedicata alla mistica dei Sem terra tra cattolicesimo e socialismo, che Marchetti spiega ricorrendo alle parole di Ademar Bogo: «Una forza inspiegabile che sta dentro il cuore di ogni uomo o donna che sta lottando e che non si può spiegare con le parole, ma deve essere vissuta, sentita e trasformata in ribellione per sconfiggere i prepotenti e liberare la vita da tutte le costrizioni e le sofferenze». Inoltre, ricorda Marchetti, è impossibile scindere il mondo culturale Sem terra dalla cultura popolare brasiliana con la sua tradizione nel canto, nella poesia e nel teatro.

Nella postfazione Bianca Beccalli sottolinea come Marchetti parli di una «famiglia contadina aperta, partecipe e innovativa», proprio per la capacità dei Sem terra di aver creato «un campo di forze in cui adattabilità, elasticità e pragmatismo trovano gioco tra le maglie di un tessuto connettivo di forte resistenza e omogeneità».

È soprattutto grazie a loro che il conflitto per la proprietà della terra ha ripreso forza e vigore e che il capitalismo, l’agrobusiness e il latifondo mediatico, nonostante la loro potenza, non avranno la possibilità di dormire sonni tranquilli.

Il movimento brasiliano Sem terra

di Aldo Marchetti

Carocci Editore

2022

Pagg. 286

€ 28

Note: Articolo realizzato da David Lifodi per www.peacelink.it
Il testo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali citando la fonte e l'autore.

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