Difensori della terra sempre sotto mira
la terra, i territori e i beni comuni
L’anno scorso sono state assassinate 177 persone che portano avanti la lotta per la terra e l’ambiente. L’88% di questi omicidi sono stati registrati in America Latina e più di un terzo è avvenuto in Colombia (60), quasi il doppio rispetto al 2021 (31). Più del 70% del totale (125) ha colpito tre paesi latinoamericani: Colombia, Brasile e Messico.
In Brasile hanno perso la vita 34 difensori, mentre in Messico, il paese con il maggior numero di omicidi nel 2021, si è passati quest’anno da 54 a 31.
In America Centrale, l’Honduras, con 14 attacchi mortali, mantiene il triste primato mondiale del numero di difensori della terra e dell’ambiente assassinati pro capite.
In media - spiega il rapporto - nel 2022 è stato assassinato un/una difensore ogni due giorni, proprio come l’anno precedente.
“Sebbene la cifra totale dello scorso anno sia leggermente inferiore a quella del 2021 (200 omicidi), la situazione non è migliorata sostanzialmente. L'aggravarsi della crisi climatica e la crescente domanda di prodotti agricoli, combustibili e minerali non faranno altro che intensificare la pressione esercitata sull’ambiente e su chi rischia la vita per difenderlo”, avverte Global Witness.
America Latina letale
Nell’ultimo decennio (2012-2022), il numero totale dei difensori della terra, dei territori e dei beni comuni assassinati nel mondo ammonta a 1.910. Di loro, 1.390 sono stati assassinati dopo l’Accordo di Parigi (2015), spiega l’organizzazione britannica.
L’America Latina mantiene il drammatico primato anche durante questo periodo, con un totale di 1.335 difensori assassinati, vale a dire il 70% del totale.
Colombia (382), Brasile (376), Messico (185), Honduras (131) e Guatemala (82) sono in cima alla lista. In Asia, le Filippine (281) sono il paese con il maggior numero di difensori uccisi, il terzo al mondo.
Un totale di 11 dei 18 paesi in cui sono stati documentati casi nel 2022 erano latinoamericani.
I luoghi dell'orrore
Agroindustria, attività estrattive e sfruttamento forestale sono i settori legati al maggior numero di omicidi.
L'11% degli attacchi mortali è stato contro donne. Più di un terzo delle persone assassinate (36%) erano indigeni e il 7% afrodiscendenti. Il 22% si dedicava all'agricoltura su piccola scala.
Nel 2022, più di un quinto (22%) dei 177 omicidi registrati nel mondo sono avvenuti in Amazzonia (39). Dal 2014, in Amazzonia sono stati assassinati almeno 296 difensori.
Il rapporto di Global Witness sottolinea inoltre che, oltre agli attacchi mortali, gli attivisti continuano a subire ogni tipo di persecuzione, stigmatizzazione e attacchi digitali.
L'analisi svolta evidenzia, inoltre, come le voci degli attivisti siano messe a tacere attraverso la loro criminalizzazione. Ciò implica che le leggi, invece di proteggerli, “diventano armi scagliate contro di loro per zittirli”.
Un altro elemento da tenere sempre in considerazione è che il numero degli attacchi mortali che Global Witness presenta ogni anno è ampiamente sottostimato e non riflette la reale portata del problema, soprattutto perché, spiega l’organizzazione britannica, “le restrizioni alla libertà di stampa e la mancanza di un monitoraggio indipendente in molti paesi rendono difficile la denuncia degli omicidi”.
Impunità pressoché assoluta
Di fronte a questa situazione, Global Witness ha esortato ancora una volta gli Stati di tutto il mondo ad agire immediatamente, adottando adeguate misure di protezione per i difensori e promuovendo il riconoscimento del ruolo che svolgono nella lotta contro l’emergenza climatica.
Li ha inoltre esortati a porre fine all’impunità con indagini serie, profonde, adeguate e indipendenti, per garantire il castigo ai responsabili materiali e intellettuali degli omicidi, troncando così il circolo vizioso dell’impunità dei crimini contro chi difende la terra, i territori e i beni comuni.
Fonte: LINyM (spagnolo)
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