Latina

Il presidente guatemalteco, democraticamente eletto lo scorso 20 agosto, dovrebbe insediarsi oggi

Guatemala: Arévalo sfida il Patto dei Corrotti

Negli ultimi quattro mesi in cui l’oligarchia ha fatto di tutto per estrometterlo illegalmente dalla guida del paese.
14 gennaio 2024
David Lifodi

Guatemala: Arévalo sfida il Patto dei Corrotti

Oggi, 14 gennaio, in Guatemala si dovrebbe celebrare, salvo sorprese dell’ultimo minuto, il sofferto insediamento di Bernardo Arévalo alla guida del paese.

Il primo presidente progressista nella storia del paese dai tempi di Jacobo Arbenz, molto probabilmente, dovrà resistere di fronte ad un vero e proprio percorso di guerra, scatenato dall’oligarchia fin dalla sua vittoria nel ballottaggio del 20 agosto scorso, e condotto in particolare dalla procuratrice della repubblica Consuelo Porras, la quale ha fatto di tutto per mettere fuorilegge il partito di Arévalo, adducendo supposte irregolarità nella raccolta delle firme all’atto di costituzione del partito stesso.

La Commissione interamericana dei diritti umani e perfino la stessa Organizzazione degli stati americani (un’organizzazione non certo trasparente), hanno messo in guardia, da tempo, sull’eventualità di una possibile rottura dell’ordine costituzionale nel paese, promossa dal cosiddetto Pacto de Corruptos che, da sempre, non solo impedisce l’esercizio della democrazia in Guatemala, ma impone all’intero paese una sorta di democratura permanente.

Il Tribunale Supremo Elettorale, presieduto da Blanca Alfaro, ha ribadito che i risultati delle urne sono “inalterabili”, ma in Guatemala continuano a comandare quelle che sono definite fuerzas de choque, le vere responsabili dello stallo del paese e delle sue istituzioni.

Dal 2 ottobre scorso si sono susseguite manifestazioni, scioperi e blocchi stradali per denunciare l’attentato alla democrazia portato dalla procuratrice generale María Consuelo Porras, principale artefice della sospensione della personalità giuridica del Movimiento Semilla insieme al presidente uscente Alejandro Giammattei e al procuratore speciale contro l’Impunità Rafael Curruchiche, firmatario dell’istanza di sospensione contro il partito di Arévalo.

L’esercizio indebito del potere da parte della procuratrice generale, con il sostegno aperto di Giammattei, rappresenta un evidente, e disperato tentativo di evitare che Arévalo riesca ad assumere il potere e, allo stesso tempo, indebolire la Corte Costituzionale e la Corte Suprema di Giustizia, spingendosi fino ad attaccare la comunità internazionale di interferire abusivamente negli affari interni al paese e rilanciando l’inverosimile accusa di “frode elettorale”. Arévalo si trova di fronte uno vero e proprio sbarramento composto da narcotrafficanti, politici corrotti, leader religiosi, in particolare evangelici, altrettanto screditati e militari di estrema destra protagonisti della sanguinosa stagione di repressione dei primi anni Ottanta che cercheranno di ostacolare in ogni modo il suo governo.

In Guatemala la violazione dello stato di diritto è costante, come la persecuzione nei confronti di giornalisti, giudici e magistrati che non hanno deciso di piegarsi al Patto dei Corrotti. Bernardo Arévalo è il primo presidente, nella storia recente del paese, a rappresentare un’eccezione in positivo. Prima del docente universitario, per quanto possa sembrare paradossale, il più presentabile forse è proprio quell’Alejandro Giammattei che, come fece Bolsonaro in Brasile a seguito della vittoria di Lula, non manifesta alcuna voglia di andarsene, basti pensare a personaggi come il comico, vicino all’estrema destra, Jimmy Morales o a generali sanguinari come il genocida Ríos Montt, presidenti del paese che hanno fatto il bello e cattivo tempo godendo della più totale impunità

Di fronte al costante tentativo di colpo di stato, tra coloro che hanno resistito, insieme ai popoli indigeni, principali protagonisti delle mobilitazioni di piazza, vi è è stato il movimento installatosi di fronte alla sede del Pubblico Ministero nel quartiere Gerona di Città del Guatemala, per chiedere le immediate dimissioni della procuratrice generale Consuelo Porras. Un piccolo, ma determinato accampamento ha iniziato a presidiare la sede del Pubblico Ministero, avvolto dall’eloquente striscione “El MP tejiendo corrupción”. Nel mirino dei manifestanti quelli che ormai sono definiti come “los cuatro personajes”, gli artefici principali del tentato golpe: oltre a Porras, Rafael Curruchiche, a capo della Fiscalía Especial Contra la Impunidad, il giudice Fredy Orellana e la fiscal Cinthia Monterroso.

Studenti, movimenti urbani e indigeni sostengono Arévalo, esigono il rispetto del risultato uscito dalle urne, ma soprattutto fanno paura all’oligarchia perché chiedono al presidente, una volta insediatosi, di tener fede al suo primo proposito, quello di combattere la corruzione. È per questo che il Patto dei Corrotti vuol bloccare il paese e tenerlo in un limbo giuridico che serve solo a una minoranza che, nel corso degli anni, ha progressivamente svenduto il paese per i propri interessi personali.

Articoli correlati

  • Guatemala: la vita impossibile dei giornalisti comunitari
    Latina
    Norma Sancir, da nove anni, attende di essere scagionata dalle accuse di “disordine pubblico”

    Guatemala: la vita impossibile dei giornalisti comunitari

    Arrestata nel 2014 mentre copriva una protesta degli indigeni maya, in qualità di operatrice dell’informazione comunitaria, la giornalista si è sempre battuta per i diritti della popolazione maya ch´ortí´, denunciandone gli abusi da parte dello stato guatemalteco.
    18 marzo 2024 - David Lifodi
  • Segnali di cambiamento
    Latina
    Guatemala

    Segnali di cambiamento

    Ex procuratore per i diritti umani analizza i primi giorni del nuovo governo
    7 febbraio 2024 - Giorgio Trucchi
  • Golpe giudiziario in Guatemala
    Latina
    Per evitare l'insediamento di Bernardo Arévalo, previsto a partire dal 14 gennaio 2024.

    Golpe giudiziario in Guatemala

    Oligarchia, destra e l’apparato corrotto dello stato stanno cercando di condurre a termine un colpo di stato per estromettere il presidente democraticamente eletto lo scorso 20 agosto.
    13 novembre 2023 - David Lifodi
  • Guatemala ed Ecuador: un voto di speranza
    Latina
    In Guatemala, nel ballottaggio, si afferma il timido progressismo di Bernardo Arévalo

    Guatemala ed Ecuador: un voto di speranza

    In Ecuador, la correista Luisa González (Revolución Ciudadana) andrà al ballottaggio del 15 ottobre con circa dieci punti percentuali di vantaggio rispetto a Daniel Noboa, rampollo della borghesia guayaquileña e vicino alla lobby dell’estrattivismo minerario.
    21 agosto 2023 - David Lifodi
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.26 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)