Sul Brasile incombono i militari
L’evento, dal titolo “Democracia Inabalada” (democrazia, salda, indistruttibile), auspicava che la violenza scatenata dall’estrema destra l’8 gennaio 2023 non si ripetesse. “Non c’è perdono per chi attacca la democrazia”, aveva ripetuto, in quella circostanza, Lula, ricordando l’urgenza di costruire un percorso condiviso, giorno dopo giorno, fino a quando le disuguaglianze sociali, economiche, di genere, di sesso e di razza, su cui il bolsonarismo aveva fondato la sua propaganda, non saranno cancellate e chiedendo un castigo esemplare per i responsabili del tentato colpo di stato.
Eppure, i nemici della democrazia si nascondono proprio nello stesso governo Lula. Il ministro della Difesa, José Múcio, deride quotidianamente il percorso che il Brasile ha faticosamente intrapreso, dopo la furia bolsonarista, in tema di memoria, verità e giustizia.
Ad esempio, proprio in relazione al tentato colpo di stato che da tempo si stava preparando in Brasile, Múcio sostiene che l’accampamento da cui era iniziato l’assalto alla Praça dos Trȇs Poderes di Brasilia (dove si trovano la sede presidenziale del Planalto, del Congresso e del Supremo Tribunale Federale), era composto esclusivamente da donne e bambini. Un’altra perla riguarda il ruolo delle Forze armate, che secondo il ministro mai hanno voluto creare le condizioni per un colpo di stato. Il tentativo di ribaltare la verità storica sui fatti dell’8 gennaio 2023 si inserisce benissimo nel piano di costante divulgazione di fake news su cui il bolsonarismo ha costruito il proprio successo elettorale.
Eppure, da anni, all’interno dell’Academia Militar de Agulhas Negras, si parlava di una presa del potere da parte delle Forze armate, tanto che sono stati gli stessi militari a spingere per la revisione del Codice penale brasiliano, il sabotaggio dello stato di diritto, la scelta di sostenere il negazionismo all’epoca della pandemia, ma l’ineffabile Múcio finge di non conoscere i mandanti della cupola militare che si celano dietro ai disordini dell’8 gennaio 2023: in pratica, si tratta di una sorta di amnistia non dichiarata di cui le Forze Armata continuano a godere.
La traballante democrazia brasiliana è minacciata a tal punto che gli eventi istituzionali per ricordare il tentativo di colpo di stato sono stati presidiati da oltre 2.500 agenti in assetto antisommossa. Inoltre, per le Forze armate, aver imposto Múcio al Ministero della Difesa, rappresenta non solo una vittoria, ma un segnale ben chiaro: la permanenza di Lula al Planalto dipende dalla loro capacità di sopportazione dell’ex operaio metallurgico.
I militari sanno di poter contare, grazie a Múcio, sulla più completa impunità: fu proprio il ministro della Difesa, infatti, a garantire a Lula che, alla vigilia dell’assalto, gli accampamenti dei seguaci di Bolsonaro stavano smobilitando quando invece l’attacco era imminente. Oggi, nonostante la presidenza Lula, i militari hanno recuperato, ammesso che li avessero mai persi, spazi di potere strategici, dall’ambito politico a quello amministrativo, e si confermano come un’imprevedibile fattore di instabilità.
A questo proposito è significativa la metafora calcistica utilizzata da Jeferson Miola, membro dell’ Instituto de Debates, Estudios y Alternativas de Porto Alegre. Secondo il collaboratore del Centro Latinoamericano de Análisis Estratégico, i militari stanno vincendo, grazie ad una vera e propria goleada, il campionato per la sopravvivenza della democrazia. Nell’articolo Militares brasileños llegan al 8 de enero impunes y más fuertes, prosegue Miola, non solo le Forze Armate non hanno subito alcuna rete nella propria porta, ma hanno realizzato diverse segnature, a partire da quella più importante, essere riusciti a mantenere José Múcio alla Difesa.
Proseguendo con il paragone sportivo, purtroppo non si tratta nemmeno dell’unica volta in i militari cui sono andati a rete. Miola evidenzia che il Gabinetto di Sicurezza istituzionale è rimasto sotto la direzione di un membro dell’esercito e che le misure di smilitarizzazione del governo promosse da Lula, a partire dall’eliminazione dei funzionari militari, per ora non ha avuto alcun esito. José Mucio punta alla pacificazione tra governo e militari tramite il sistematico boicottaggio della Commissione sui desaparecidos e la difesa a spada tratta di emendamento costituzionale per portare la spesa militare al 2% del prodotto interno lordo del paese.
In pratica, Lula è ricattabile, le Forze Armate lo hanno capito e si confermano come fattore di instabilità, insieme alle lobby dell’agrobusiness, per un paese che, nonostante tutto, cerca di porsi come referente e portavoce dei paesi emergenti e non allineati.
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