Latina

Il 21 gennaio scorso è stata uccisa la leader indigena María de Fátima Muniz

I ruralistas spadroneggiano in Brasile

Esponente della comunità pataxó hãhãhãi, nel sud dello stato di Bahía, la donna è stata assassinata a seguito di una spedizione della milizia paramilitare Invasão Zero con la complicità della polizia militare che non è intervenuta.
8 marzo 2024
David Lifodi

I ruralistas spadroneggiano in Brasile

In Brasile i popoli indigeni continuano a restare sotto l’attacco dei ruralistas, definitivamente sdoganati durante la presidenza di Jair Bolsonaro.

Il 21 gennaio scorso, a cadere in quella che è sembrata, per le modalità, una vera e propria esecuzione, è stata María de Fátima Muniz, leader indigena della comunità pataxó hãhãhãi e conosciuta anche come Nega Pataxó.

Ad ucciderla è stata una squadraccia paramilitare del gruppo di estrema destra Invasão Zero, che ha fatto irruzione nel territorio ancestrale pataxó (nel sud dello stato di Bahía), secondo la tecnica tipica dei fazendeiros che progettavano incursioni nelle terre indigene allo scopo di sterminare la popolazione. A rimanere ferito nell’attacco è stato anche il fratello della donna, Nailton Muniz, altro esponente storico degli indios pataxó hãhãhãi.

La milizia Invasão Zero, fondata nel 2023 e dedita ad espropriare con violenza le terre indigene, è sempre stata tollerata dalla polizia, tanto che i paramilitari, nella più totale impunità, hanno diffuso dei video dell’assalto sui social network. Lo scopo del gruppo è quello di creare uno stato parallelo a quello ufficiale, grazie ad un arsenale di armi creato soprattutto durante la presidenza Bolsonaro, notoriamente favorevole ad incentivarne l’uso, la vendita e il commercio.

Invasão Zero, che conta su un significativo appoggio di politici di estrema destra in seno al Congresso, si prefigge di recuperare tutti quei territori che loro ritengono esser stati usurpati dalle comunità indigene o da movimenti sociali come i Sem terra all’interno delle loro fincas. Il giorno prima della spedizione che ha ucciso María de Fátima Muniz, i pataxó erano riusciti a riconquistare il proprio terreno. Solo nello stato di Bahía, negli ultimi 30 anni, sono stati assassinati ben trenta leader delle comunità indigene.

Purtroppo, le istituzioni non riescono a contrastare efficacemente le azioni delle milizie paramilitari, né a livello politico né sul piano del controllo del territorio. A comandare resta l’intolleranza tipica del bolsonarismo, nonostante i timidi tentativi di Lula di promuovere politiche favorevoli ai popoli indigeni la nomina di personalità come Joenia Wapichana alla Fundação Nacional do Índio (Funai), per la prima volta diretta da una indigena e la creazione del Ministero dei Popoli indigeni, anch’esso guidato da un’indigena, Sonia Guajajara.

Nei giorni precedenti all’attacco, nei gruppi Whatsapp dei ruralistas, circolava una sorta di chiamata alle armi per sgomberare il territorio riconquistato dai pataxó e, del resto, il coordinatore nazionale della milizia, Luiz Uaquim, potente proprietario terriero del sud dello stato di Bahía e padrone di fincas in numerose terre indigene, non aveva alcuna intenzione di lasciare impunito questo affronto. Solo un mese prima del ferimento di Nailton e dell’omicidio di María de Fátima Muniz, a cadere sotto i colpi dei paramilitari era stato Lucas Kariri-Sapuyá, nella terra indigena Caramuru-Paraguassu.

Al funerale della donna hanno partecipato, tra gli altri, la ministra Sonia Guajajara e la diputata federale Celia Xakriaba, ma nonostante lo Stato brasiliano abbia cercato di far sentire la sua presenza (lo stesso governatore di Bahía, Jeronimo Rodrigues, appartiene al Partido dos Trabalhadores) e Lula abbia promesso che prenderà delle misure urgenti per tutelare la vita degli indios, le milizie paramilitari, finora, godono di un ampio spazio di manovra e agiscono indisturbate. I circa duecento proprietari terrieri che hanno dato l’assalto agli indios pataxó hãhãhãi si erano infatti riuniti indisturbati senza alcun controllo da parte delle forze dell’ordine.

La polizia militare, secondo gli indios, è rimasta ben lontana dai fazendeiros armati e non ha fatto nulla per impedirne l’assalto, secondo uno schema non troppo diverso dall’attacco delle milizie di Bolsonaro al Planalto nei primi giorni del gennaio 2023 per creare il caos in occasione dell’insediamento di Lula.

Sono circa cinquemila gli appartenenti a “Invasão Zero” nello stato di Bahia e gruppi simili stanno nascendo in tutto il paese: per adesso, purtroppo, indisturbati.

Articoli correlati

  • Brasile: partita la campagna contro i femminicidi
    Latina
    Coinvolto anche il mondo dello sport, in particolare le società calcistiche

    Brasile: partita la campagna contro i femminicidi

    Nei giorni in cui si tengono le partite di calcio i casi di femminicidio aumentano del 23,7% e, per questo motivo, i club sono stati invitati a farsi portavoce della mobilitazione contro la violenza di genere.
    16 settembre 2024 - David Lifodi
  • Brasile: nel Rio Grande do Sul la cronaca di un disastro annunciato
    Latina
    Le inondazioni dello scorso maggio hanno messo in ginocchio lo stato e la sua capitale Porto Alegre

    Brasile: nel Rio Grande do Sul la cronaca di un disastro annunciato

    Il negazionismo climatico bolsonarista ha azzerato i fondi per prevenire i disastri ambientali, ma anche decenni di compromessi con le lobby dell’agronegozio e della speculazione immobiliare hanno fortemente indebolito il paese di fronte agli eventi estremi prodotti dal cambiamento climatico
    1 luglio 2024 - David Lifodi
  • Perù: il fiume Marañón soggetto di diritti
    Latina
    Grazie all’instancabile lotta delle donne indigene kukama

    Perù: il fiume Marañón soggetto di diritti

    Il corso d’acqua è stato riconosciuto come forma di sostentamento degli indios e ne riconosce la cosmovisione.
    25 giugno 2024 - David Lifodi
  • Da Lula visione su aiuti per bisognosi dimenticati dai leader G7
    Economia
    "È fallito l'obiettivo 2 dell'Agenda 2030: fame zero"

    Da Lula visione su aiuti per bisognosi dimenticati dai leader G7

    "La sua proposta di creare una task force per combattere la fame nel mondo è un passo importante verso una maggiore giustizia e solidarietà globale". Lo afferma Alessandro Marescotti, presidente dell'associazione ambientalista e pacifista PeaceLink
    14 giugno 2024 - Adnkronos
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)