Palestina-America Latina
Genocidio a Gaza, la fase più estrema di un lungo processo coloniale
Francesca Albanese ha presentato il suo ultimo rapporto sul massacro del popolo palestinese
9 maggio 2024
Giorgio Trucchi
Il Programma di accompagnamento ecumenico in Palestina (Peapi), insieme a numerose organizzazioni sociali e accademiche latinoamericane, ha organizzato un webinar con Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati.
Durante l'attività, la giurista internazionale e accademica italiana ha presentato il suo ultimo rapporto “Anatomia di un genocidio”, in cui dimostra chiaramente che ci sono motivi ragionevoli per affermare che Israele sta commettendo il crimine di genocidio.
L'autrice esorta la comunità internazionale a intervenire immediatamente per porre fine a questo crimine e a chiamare i responsabili a rispondere delle loro azioni.
Una spirale di estrema violenza
"La Palestina si trova in una spirale di estrema violenza. Negli ultimi sette mesi, il ritmo e l'intensità con cui questa violenza, apparentemente inarrestabile, è scoppiata a Gaza, si è estesa al resto del territorio occupato, confermando che nessun palestinese è al sicuro sotto il controllo militare israeliano", ha avvertito Albanese.
La relatrice speciale delle Nazioni Unite ha espresso profonda preoccupazione per la situazione catastrofica di Gaza, dopo l'inizio di quello che ha definito “il più atroce attacco mai perpetrato prima al popolo palestinese".
Almeno 34.000 palestinesi sono stati uccisi, tra cui 14.500 bambini, più del numero totale di bambini uccisi in tutti i conflitti nel mondo negli ultimi quattro anni. Altri 10.000 palestinesi sono dispersi sotto le macerie e si presume siano morti e circa 78.000 sono feriti, la maggior parte dei quali in modo grave.
"La società palestinese nel suo complesso è stata presa di mira. Nella prima settimana di assalto militare a Gaza, l'esercito israeliano ha ucciso una media di 250 palestinesi al giorno, utilizzando un arsenale apocalittico in uno dei luoghi più densamente popolati della terra", ha denunciato Albanese.
"25 mila tonnellate di esplosivo, equivalenti a due bombe nucleari, munizioni non guidate e centinaia di ordigni da 2.000 libbre ciascuno sono stati utilizzati per radere al suolo interi quartieri".
Distruggendo la vita a Gaza
"Dopo poche settimane", ha proseguito la giurista internazionale, "l'offensiva terrestre ha cambiato lo schema, ma non l'entità della distruzione. In meno di sette mesi, Israele ha distrutto Gaza, cancellando o danneggiando gravemente quasi tutte le infrastrutture civili, i terreni agricoli, la maggior parte delle abitazioni e delle strutture sanitarie, le infrastrutture di telecomunicazione, tutte le università e le strutture educative, le moschee, i luoghi di culto".
Albanese ha spiegato che, con l'offensiva terrestre, il numero di vittime è sembrato ridursi, tuttavia è aumentato il livello di atrocità commesse da Israele.
Sparizioni di massa, detenzioni arbitrarie, torture diffuse e sistematiche, trattamenti disumani, tutto si è intensificato. Questo orrore si è aggiunto all'esperienza di morte e perdita senza fine di migliaia di palestinesi.
"Le persone, disperate, hanno dovuto cercare tra le macerie a mani nude. Molti non sono riusciti a seppellire i propri cari. Inoltre, nelle prime due settimane, Israele non ha permesso l'ingresso degli aiuti umanitari.
Successivamente - ha proseguito - ha imposto restrizioni estreme su cibo, elettricità, medicine e carburante. Questa politica deliberata dell'esercito israeliano ha portato a una grave, rapida e prolungata insicurezza alimentare in tutta la popolazione".
La potenza occupante ha anche minato la credibilità dell'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino oriente (UNRWA, per la sua sigla in inglese).
"Un numero crescente di palestinesi sta morendo di fame e per le bombe. E sta accadendo proprio ora, mentre parliamo, a Rafah. Le cicatrici collettive di coloro che sopravviveranno dureranno sicuramente per generazioni", ha dichiarato Albanese.
"È genocidio"
Continuando la sua presentazione, la relatrice speciale ha detto di non avere dubbi sul fatto che Israele stia perpetrando un genocidio nella Striscia di Gaza.
"Nel mio rapporto concludo che ci sono ragionevoli motivi per credere che sia stata raggiunta la soglia che indica la commissione del crimine di genocidio contro i palestinesi come gruppo a Gaza".
"Nello specifico - ha poi spiegato - Israele ha commesso tre atti di genocidio con l'intento richiesto: uccidere membri del gruppo, causare gravi danni fisici o mentali a membri del gruppo, infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita intese a provocare la sua distruzione totale o parziale".
Per la giurista e accademica italiana, questi atti di genocidio sono motivati e accompagnati da un veemente discorso anti-palestinese, che dipinge l'intero popolo come un nemico che deve essere sradicato o espulso con la forza.
"Questa retorica si è radicalizzata in tutti i segmenti della società israeliana. Il fatto che alti funzionari israeliani, con autorità di comando, abbiano invitato i loro soldati ad annientare la popolazione di Gaza, è una prova inconfutabile di un incitamento esplicito e pubblico a commettere un genocidio", ha affermato Albanese.
"Nel tentativo di legittimare la violenza e giustificare una guerra di annientamento contro il popolo palestinese", ha poi aggiunto, "la leadership esecutiva e militare, gli stessi soldati di Israele hanno intenzionalmente distorto le norme fondamentali del diritto internazionale umanitario. Se la popolazione civile di Gaza è caratterizzata come 'scudi umani' o 'complici del terrorismo', può essere attaccata, uccisa, distrutta".
Quella attuata da Israele è, quindi, una politica statale di violenza distruttiva e di annientamento.
"Non possiamo più fare finta di niente"
"Le politiche genocide, l'aumento delle restrizioni, gli abusi, le detenzioni arbitrarie, le torture e le esecuzioni extragiudiziali da parte dei soldati israeliani stanno mettendo a repentaglio, in modo estremo, l'esistenza del popolo palestinese sulle loro terre o ciò che rimane di esse", spiega Albanese.
A questo proposito, l'attenzione della comunità internazionale deve concentrarsi sulle conseguenze più problematiche, tra cui la pulizia etnica che sta avvenendo. La comunità internazionale deve fare tutto ciò che è in suo potere per impedirla.
Per essere costantemente venuto meno ai suoi obblighi internazionali, Israele deve essere soggetto a "sanzioni immediate e incondizionate". Purtroppo, questo non sta accadendo. Al contrario, c'è un forte, sottile e velato sostegno all'azione militare di Israele.
"Sorprendentemente, invece di arrestare il suo slancio, una minoranza di potenti Stati membri (delle Nazioni Unite) continua a garantire il sostegno militare, economico e politico alle atrocità che commette Israele, aggravando così la devastazione.
La storia di questo mondo - ha proseguito Albanese - ci insegna che il genocidio non è un singolo atto bensí un processo. La storia del colonialismo è fatta proprio di ideologie e atti genocidi".
Secondo l'autrice del rapporto, il gene del processo genocida si trova come determinante nel colonialismo. Inizia sempre con la disumanizzazione di un gruppo e la negazione della sua umanità e termina con la sua distruzione totale o parziale.
"La disumanizzazione dei palestinesi come gruppo è il segno distintivo della loro storia di pulizia etnica, espropriazione e apartheid. In questo senso, il genocidio a Gaza è la fase più estrema di un lungo processo coloniale di eliminazione dei palestinesi.
Per oltre 76 anni, questo processo ha oppresso i palestinesi come popolo in ogni modo immaginabile, schiacciando il loro diritto inalienabile all'autodeterminazione dal punto di vista demografico, economico, territoriale, culturale e politico, scacciandoli ed espropriando le loro terre e altre risorse. L'amnesia coloniale di noi occidentali ha condonato il progetto coloniale di Israele".
Di fronte a questa situazione, non è più possibile voltarsi dall'altra parte.
"Il mondo sta vedendo i frutti amari dell'impunità concessa a Israele. È una tragedia annunciata. Quando l'intento genocida è così evidente e ostentato, come a Gaza, non possiamo distogliere lo sguardo. Dobbiamo affrontare il genocidio, prevenirlo e punirlo".
In questo contesto, Albanese ha invitato la comunità internazionale ad adempiere ai propri obblighi, imponendo un embargo sulle armi e sanzioni a Israele.
"Se non lo faranno, sarà nostra responsabilità, come individui, far sì che si muovano. A questo proposito, si può fare molto sia nel Sud che nel Nord del mondo.
I giovani si stanno mobilitando, le alleanze tra gli attori impegnati nella difesa dei diritti umani e della giustizia globale devono essere rafforzate.
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