Gli Usa militarizzano l'Ecuador
Tra i paesi dove la presenza a stelle e strisce è più ingombrante vi è l’Ecuador. Sono ormai lontani i tempi in cui, all’epoca della presidenza di Rafael Correa, il paese si era allontanato dalle ingerenze statunitensi non rinnovando, nel 2009, la concessione che prevedeva la permanenza Usa nella base militare di Manta. Sotto le presidenze di Lenin Moreno, Guillermo Lasso e Daniel Noboa l’Ecuador è tornato a diventare, nei fatti, una sorta di colonia degli Stati Uniti poiché ha rinunciato ad esercitare la piena sovranità sulla gestione della sicurezza sul proprio territorio nazionale.
Se Guillermo Lasso, lo scorso mese di ottobre, aveva firmato un Sofa denominato “Acuerdo entre el Gobierno de la República del Ecuador y el Gobierno de los EEUU relativo al Estatuto de las Fuerzas”, a ratificarlo, nel febbraio di quest’anno, ci ha pensato il nuovo presidente Noboa.
A far discutere sono soprattutto alcuni articoli che attribuiscono ai militari Usa i privilegi e l’immunità equivalenti a quelle di cui gode il personale diplomatico, la libertà di movimento e accesso ai sistemi di trasporto, il diritto ad utilizzare i propri sistemi di telecomunicazione e, in caso di reclami da parte di terzi per danni o perdite provocate dallo stesso personale Usa, le controversie saranno risolte dagli Stati Uniti secondo il proprio ordinamento legislativo.
Nel 2023 l’Ecuador si era deciso ad ospitare l’esercitazione militare Resolute Sentinel, promossa dal Comando Sur statunitense, una sorta di polizia in perenne controllo del continente latinoamericano fortemente voluta, ormai da anni, da Washington, con la partecipazione di un migliaio di uomini delle truppe Usa. Alla fine l’esercitazione non si tenne in Ecuador, ma in Perù, tuttavia gli Stati Uniti colsero l’occasione per mettere pressione, anche a livello psicologico, su Quito, affinché il governo ecuadoriano si attivasse rapidamente per la firma del Sofa.
Nonostante l’opposizione del Ministero della Difesa dell’Ecuador, che segnalava la mancanza della reciprocità dell’accordo per bocca del suo stesso ministro, Luis Lara Jaramillo, di certo non tacciabile di simpatie progressiste, grazie all’ambasciatore Usa a Quito, Michael J. Fitzpatric, tutti i passi per raggiungere la firma tra i due paesi al più presto possibile vennero compiuti rapidamente.
La firma di Lasso, nella prima fase, e la ratifica di Noboa, arrivata pochi mesi dopo il suo insediamento a Palacio de Carondelet, snelliscono la cooperazione attraverso la Hoja de Ruta de Asistencia al Sector Seguridad de Ecuador poiché, secondo le fonti ufficiali, Ecuador e Usa avrebbero pianificato un sistema in grado di condividere le priorità dei due paesi nel campo della sicurezza. In realtà le sbandierate priorità comuni sono caratterizzate dalla storica attività di ingerenza Usa sull’intero continente latinoamericano a partire dal controllo geopolitico, militare e dall’utilizzo delle risorse naturali che gli Stati Uniti considerano di loro proprietà tramite le attività delle multinazionali.
L’accordo, inizialmente della durata di cinque anni, è stato presentato, come già accaduto in occasioni simili, come necessario per combattere il narcotraffico, ma ha come scopo principale quello di rafforzare la presenza militare Usa in America latina, in particolare in paesi lontani dalle tentazioni dell’Alba, l’Alternativa bolivariana per le Americhe e vicini ad assumere le sembianze di “stati falliti” a causa del crescente potere delle organizzazioni criminali.
Il colpo di mano Usa in Ecuador, materializzatosi dopo le crescenti rivolte nelle carceri sfociate nelle fughe di gran parte dei capi della criminalità organizzata e in un’ulteriore crescita degli episodi di violenza, è stato messo nero su bianco dalla generale Laura Richardson, a capo del Comando Sur statunitense, e da Christopher Dodd, delegato per le Americhe con la pomposa definizione di Asesor Presidencial Especial, ma in pratica una sorta di vero e proprio ministro delle Colonie.
L’accordo, bilaterale, ma in pratica a senso unico e del tutto sbilanciato verso gli Usa, prevede attività di collaborazione anche sulle tematiche relative al controllo delle rotte migratorie e dello sviluppo economico. Inoltre, il Dipartimento di Sicurezza Usa invierà in Ecuador il proprio personale per l’addestramento militare e fornirà equipaggiamenti da utilizzare nel campo della difesa e della sicurezza per oltre un milione di dollari.
Già nel biennio 2021-2022, riportava Telesur Tv, l’assistenza militare Usa per l’Ecuador aveva raggiunto la cifra di 172 milioni di dollari. Adesso, in un paese già segnato da una violenza senza fine, gli Stati Uniti intendono coinvolgere l’Ecuador nella guerra Russia-Ucraina trasformandolo nel primo paese latinoamericano che invierà armi sfruttando la neutralità strategica che i paesi sudamericani dovrebbero tenere per evitare in coinvolgimento in qualsiasi conflitto armato, con buona pace del proclama della Celac – Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños sottoscritto nel 2014 e, di conseguenza violato, che sancisce il principio di risoluzione pacifica delle controversie tra le nazioni utilizzando la strada del dialogo e dei negoziati.
Gli aspetti negativi di questo accordo sono talmente tanti che, provocatoriamente, verrebbe da equiparare la situazione dell’Ecuador a quella di Portorico augurandosi, in futuro, di non dover riferirsi al paese latinoamericano come il 52° stato, dopo lo stesso Portorico, degli ingombranti Stati Uniti.
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