Uruguay: l'ossessione per la sicurezza contagia il Frente Amplio
Secondo i dati raccolti dall’istituto demoscopico Factum, a cui è stato affidato il sondaggio, l’86% dei votanti per la coalizione di destra neoliberista di Lacalle Pou, presidente uscente, si sono dichiarati favorevoli ad approvare questa nuova misura repressiva, ma a sorprendere maggiormente è stata la posizione dell’elettorato frenteamplista, il cui 48% dei suoi componenti ha espresso, a sua volta, il proprio gradimento verso i cosiddetti allanamientos nocturnos.
I dati totali parlano di un 68% di probabili “si” al referendum sulle irruzioni notturne delle forze di sicurezza contro un 27% che ha dichiarato la propria contrarietà. Sembrano decisamente lontani i tempi in cui l’Uruguay riconosceva il matrimonio tra persone dello stesso sesso e legalizzava la cannabis (2013).
Nel 2020, il partito di estrema destra Cabildo Abierto aveva presentato un progetto di legge per concedere l’amnistia ai repressori della dittatura militare tramite il ripristino di quella Ley de Caducidad che avrebbe permesso ai torturatori al servizio di Bordaberry (1973-1975) di farla franca ancora una volta.
Oggi, dopo la presidenza di Lacalle Pou, l’opera di stravolgimento del paese è stata completata: l’ultimo governo della destra è riuscito a far capitolare anche un terzo dell’elettorato del Frente Amplio, adagiatosi sulle politiche securitarie promosse da una coalizione distante anni luce dal frenteamplismo.
Il Frente Amplio, ha spiegato la politologa Costanza Moreira, non ha promossi una campagna di sensibilizzazione chiara sull’argomento, non ritenendolo particolarmente rilevante, e questo spiega anche il motivo per cui almeno il 6% degli elettori del Frente stesso, nel 2019, abbiano sostenuto la riforma costituzionale Vivir sin miedo, promossa dalla destra nazionalista di Jorge Larrañaga. Tutto ciò, ormai, non rappresenta più una sorpresa, poiché, nell’aprile 2022, seppur di strettissimo margine, era passata, ancora tramite referendum, la Ley de urgente consideración (Luc), incentrata di nuovo su una visione securitaria del paese, oltre che sugli aggiustamenti strutturali, sulla privatizzazione del sistema sanitario e sulla limitazione del diritto di sciopero, a partire dal divieto dei picchetti, considerati illegali. All’epoca, per le organizzazioni popolari l’esito delle urne aveva rappresentato un avvertimento al governo, ma la debole risposta del Frente Amplio verso le perquisizioni notturne non è il modo migliore per far capire che non è approvando queste leggi che si riduce l’insicurezza nel paese.
La repressione di Lacalle Pou, che ha portato ad una vera e propria ossessione per il controllo e la sorveglianza della società uruguayana, è già passata inoltre dall’applicazione della Ley de Internación Involuntaria para personas en situación de calle, che va a colpire le persone costrette a vivere in strada e che è stata approvata non solo grazie ai voti di destra ed estrema destra, Partido Nacional, Partido Colorado, Cabildo Abierto e Partido Independiente, ma anche con il sostegno di alcuni settori del Frente Amplio.
Lo scorso giugno, a scendere in piazza contro un modello discriminatorio che fa della povertà uno stigma sociale, è stato il sindacato Pit-CNT (Plenario Intersindical de Trabajadores – Convención Nacional de Trabajadores), con lo slogan “Defendé tus derechos, luchá por una vida digna”. Lo sciopero proclamato dal sindacato, che ha richiamato quello storico promosso nel 1973 contro la dittatura e prolungatosi per 15 giorni, ha inteso sensibilizzare la popolazione sulla necessità di trasformare la sicurezza sociale in un diritto umano. In questo contesto, il sindacato sta adoperandosi per raccogliere le firme su tre quesiti referendari: diritto di andare in pensione a 60 anni, eliminazione dei sistemi di pensionamento semiprivati e diritto alla pensione per coloro che raggiungono a fatica il salario minimo nazionale.
In questo contesto, sempre a fine giugno, si sono tenute le elezioni per definire i candidati delle coalizioni di destra e centrosinistra che si disputeranno la presidenza del paese, chiamato inoltre ad eleggere il nuovo parlamento. Yamandú Orsi, in coppia con Carolina Cosse, sarà il candidato presidenziale del Frente Amplio, mentre Álvaro Delgado e Andrés Ojeda sono stati scelti, rispettivamente, dagli elettori di Partido Nacional e Partido Colorado.
Orsi, definitosi erede di Pepe Mujica e Carolina Cosse (sostenuta da comunisti e socialisti alle primarie) hanno parlato dell’urgenza di gettare le basi per un paese nuovamente inclusivo (“vamos a gobernar para todas y para todos”, hanno dichiarato) e promesso che si occuperanno di povertà, disuguaglianze sociali e di quell’insicurezza che sta divenendo sempre più uno degli aspetti principali della campagna elettorale, ma solo presentando un programma radicalmente diverso da quello delle destre riusciranno a tornare al governo.
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