Ecuador: tornano le basi militari
Oggi Daniel Noboa, che guarda già alle presidenziali del febbraio 2025 nella speranza di essere confermato, intende riformare la Costituzione proprio a partire dall’articolo 5 per far rientrare le truppe Usa nel paese utilizzando, strumentalmente, il clima di violenza diffusa scatenata dai cartelli dei narcotrafficanti e della criminalità organizzata, soprattutto nelle carceri, nel tentativo di aumentare la sicurezza in un paese dove la malavita ha ormai preso ampiamente il sopravvento sullo Stato, anche grazie alla pessima gestione dello stesso presidente.
Proprio da Manta Noboa ha registrato un video in cui annuncia l’intenzione di far tornare i marines in Ecuador. Dietro di lui scorrevano immagini di carri armati e aerei da combattimento poiché, ha spiegato, “in un contesto mondiale caratterizzato da conflitti transnazionali occorre una risposta nazionale e internazionale”.
Successivamente, Noboa è passato ad accusare il correismo di aver favorito la diffusione della criminalità nel paese, ma in realtà la crescita esponenziale dei gruppi legati al narcotraffico si è registrata sotto i governi neoliberisti di Lenín Moreno e Guillermo Lasso.
L’insistenza con la quale Noboa vuol far tornare gli Usa in Ecuador era già divenuta evidente quando il presidente aveva ratificato il Sofa – Status of Forces Agreement approvato dal suo predecessore Guillermo Lasso, un vero e proprio accordo militare capestro che permette agli Stati Uniti di gestire la sicurezza sul territorio ecuadoriano trasformando il paese latinoamericano in una sorta di colonia.
Il Comité Permanente de Derechos Humanos de Guayaquil sostiene che il maggior problema della nuova presenza delle basi a stelle e strisce in territorio ecuadoriano sarà la loro autonomia di manovra senza preoccuparsi minimamente di consultare il governo dell’Ecuador.
Inoltre, appare evidente che la mossa di Noboa punta a giocare su due tavoli. Dal punto di vista interno cerca di legittimarsi di fronte all’elettorato in chiave anticorreista, da quello esterno mira a proporsi, di fronte a Washington, come il candidato di destra su cui gli Usa dovrebbero scommettere. Oltre a Manta, l’intenzione di Noboa sarebbe quella di far stabilire le truppe Usa a San Cristóbal, nelle Galápagos, per consentire agli Stati Uniti di poter controllare il Pacifico.
Se la modifica dell’articolo 5 andasse realmente in porto, l’Ecuador diverrebbe definitivamente una colonia statunitense poiché già alcuni articoli del Sofa attribuiscono ai militari Usa i privilegi e l’immunità equivalenti a quelle di cui gode il personale diplomatico, la libertà di movimento e accesso ai sistemi di trasporto, il diritto ad utilizzare i propri sistemi di telecomunicazione e, in caso di reclami da parte di terzi per danni o perdite provocate dallo stesso personale Usa, le controversie saranno risolte dagli Stati Uniti secondo il proprio ordinamento legislativo.
Il cosiddetto Proyecto de Reforma Parcial a la Constitución dovrà comunque affrontare un lungo percorso prima di essere approvato. In primo luogo dovrà passare dal Consejo de Administración Legislativa e, successivamente, da una Commissione, probabilmente quella relativa alla sicurezza, prima che raggiunga l’Assemblea nazionale per la discussione.
Già nel 2023 l’Ecuador si era candidato per ospitare l’esercitazione militare Resolute Sentinel, promossa dal Comando Sur statunitense, con la partecipazione di un migliaio di uomini delle truppe Usa. Alla fine l’esercitazione si tenne in Perù, ma anche in quella circostanza fu chiaro come l’Ecuador avesse rinunciato ad esercitare la piena sovranità sulla gestione della sicurezza sul proprio territorio nazionale.
Infine, l’eventuale riforma dell’articolo 5 della Costituzione rappresenterebbe un altro colpo al proclama della Celac – Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños sottoscritto nel 2014 anche dall’Ecuador e che sancisce il principio, già violato, di risoluzione pacifica delle controversie tra le nazioni utilizzando la strada del dialogo e dei negoziati, poiché, sempre su invito degli Usa, sarà il primo paese latinoamericano ad inviare armi nella guerra Russia-Ucraina sfruttando la neutralità strategica a cui dovrebbero attenersi i paesi sudamericani per evitare un coinvolgimento in qualsiasi conflitto armato.
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