Latina

Se l'acqua potabile non è un diritto. Un report da San Cristobal de Las Casas.

Chiapas. Tra Coca-cola e acqua contaminata, bere (acqua) fa male alla salute.

Tutti ne parlano: a San Cristobal de Las Casas, l'acqua è contaminata. Una analisi su contesto, cause e alcuni aspetti salienti del problema dell'acqua in Chiapas, la regione più ricca di acqua di tutto il Messico.
24 febbraio 2025
Pietro Anania

San Cristobal de Las Casas, Chiapas

ACQUA CONTAMINATA

Recentemente ha fatto grande scandalo in Italia la pubblicazione dei risultati dell’indagine “Acque senza veleni” condotta da Greenpeace, che ha segnalato, oltre a valori di inquinanti preoccupanti, un ancor più inquietante vuoto normativo intorno all’analisi della presenza di PFAS e altri inquinanti prodotti da attività umani da parte degli enti pubblici addetti. 

Con questo mio contributo dal Messico, vorrei contribuire alla riflessione sull’importanza dell’accesso all’acqua, riconosciuto come diritto umano universale dall’Agenda ONU 2030.

Una domanda inquietante assilla la vibrante comunità internazionale presente a San Cristobal de las Casas, e frequentemente costituisce oggetto di conversazione tra i residenti della città: l’acqua a San Cristobal de las Casas è sicura da bere? 

Questo è il titolo di un articolo postato sul blog realtalk travel.com, e una delle principali preoccupazioni delle persone che visitano la città, nel corso di viaggi turistici o, come me, per seguire le tracce del movimento zapatista, uno dei punti di riferimento della galassia no-global dei primi anni 2000 e tuttora attivo nella costruzione di un altro mondo possibile. 

La posizione dell’autrice è chiara: no, l’acqua a San Cristobal de las Casas, nello Stato meridionale del Chiapas, in Messico, non è sicura. Tanto che l’autrice consiglia addirittura di “non lavarsi i denti con acqua del rubinetto, tenere gli occhi chiusi mentre facciamo la doccia e asciugare accuratamente posate e piatti dopo averli lavati”. 

Didascalia: "Auxilio, me muero, soy este rio" recita un cartello a lato di uno dei fiumi di San Cristobal.

La situazione idrica a San Cristobal, antica città-capoluogo situata fra le montagne dello Stato di Chiapas, in Messico, in effetti sembra destinata a un deterioramento senza rimedio.

 Nonostante il clima temperato, dato dall’altitudine (maggior parte del territorio del municipio si trova al di sopra dei 2000 m slm), il cambiamento climatico e una cattiva gestione delle risorse idriche hanno causato il prosciugamento o la drastica riduzione della portata di numerosi fiumi che dalle montagne circostanti scorrono verso la città, posta in una conca.

 Nel maggio del 2024, al termine della “stagione secca” (novembre-aprile), durante la quale le precipitazioni piovose nella regione si riducono notevolmente, si segnalava un preoccupante incremento di casi di epatite A e disordini gastrointestinali di origine batterica

Tra le cause imputate ci sono il già citato cambiamento climatico, la crescita disordinata della città in corrispondenza di alcuni sobborghi e la cattiva gestione idrica, legata alla mancanza di impianti di purificazione dell’acqua pubblica e di interventi di risanamento delle condotte idriche, oltre alla contaminazione causata da infiltrazioni provenienti dai canali di scolo delle acque di scarico. Un articolo scientifico pubblicato in data 20 luglio 2022 sulla Rivista Internazionale di Contaminazione Ambientale segnala la scarsità di studi scientifici intorno alla qualità delle acque nel Sud-est Messicano, mettendo in guardia la comunità rispetto a un possibile ulteriore deteriorarsi delle condizioni di accessibilità e qualità delle risorse idriche.

Un murale di protesta contro Coca-Cola, nel centro di San Cristobal, Barrio Santo Domingo.




L’INDUSTRIA DELLE BEVANDE IMBOTTIGLIATE

Se la causa di tale situazione sono sicuramente le attività antropiche in generale, è tuttavia necessario osservare che la situazione a San Cristobal de Las Casas è complicata dall’intromissione di attori privati nella gestione delle principali fonti idriche. Fra questi, il principale è Coca Cola, attualmente presente nella regione con due grandi stabilimenti industriali, responsabili dell’estrazione, denunciano le associazioni ambientaliste, di oltre 1.300.000 litri di acqua al giorno. Proprietaria dei diritti di estrazione dell’acqua da due pozzi della profondità di 180 metri, Coca-Cola/Femsa è stata oggetto di proteste da parte della popolazione locale, ma allo stesso tempo registra vendite record in Chiapas, dove il consumo pro capite della celebre bevanda: ben 821.25 litri all’anno (oltre due litri al giorno), come segnalato dalla giornalista Michelle Morelos, che aggiunge, a proposito dei refrescos, le bibite gassate e zuccherate, tanto diffusi in messico “Li portano in tavola, a una festa o a una cerimonia. Negli ultimi anni, le bevande zuccherate hanno assunto un ruolo centrale nella vita dei messicani. Alcune delle sue conseguenze sono l'aumento del rischio di contrarre malattie come il diabete di tipo 2, il sovrappeso e l'obesità.
Per produrre un litro di coca-cola sono utilizzati ben 70 litri d’acqua, di cui: 56 per la produzione di zucchero da barbabietola, con cui la bevanda è zuccherata; 14 per la produzione delle bottiglie di plastica, e soltanto 0.8 litri, per la produzione della bevanda stessa. 

La Coca-Cola, presente nella regione fin dagli anni ‘70, è così amata in Chiapas da essere stata perfino integrata all’interno dei rituali religiosi cristiano-sincretici praticati dalle comunità indigene della regione, come segnalava già dieci anni fa un articolo del giornale spagnolo El Mundo, usanza riportata più recentemente dal Heraldo de Chiapas, in cui si legge “L'elemento chiave che lega la Coca-Cola ai rituali religiosi indigeni è la sua capacità di indurre il rutto. Per gli Tzotzil (uno dei principali gruppi etnici indigeni della regione, NDT) l'atto di ruttare è associato alla purificazione dell'anima, rendendo la bevanda analcolica una componente fondamentale di vari eventi religiosi, civili e sociali.”. 

La grande diffusione di bevande imbottigliate è quindi sicuramente incoraggiata dalla scarsa presenza di acqua potabile, dalla tradizione locale di consumare bevande ottenute per bollitura (caffè e infusioni di erbe, fiori e cortecce), fortemente zuccherate con zucchero di canna, largamente disponibile nella regione, oltre, come abbiamo visto nel caso di San Juan Chamula, da elementi di connessione con la spiritualità indigena. Tuttavia, il consumo di refrescos è collegato alla produzione massiva di bottiglie in plastica non riutilizzabili. 


I camion della Coca-Cola sono una presenza costante nel panorama urbano di San Cristobal de Las Casas; riforniscono negozi e ristoranti della celebre bevanda, oltre che di numerose varianti - rigorosamente zuccherate o edulcorate - come Fanta, Sprite e Sidral Mundet.

Ciò ha un impatto non trascurabile sugli ecosistemi, specialmente quando queste sono commercializzate in regioni (come il Chiapas) in cui non sono presenti impianti di riciclo delle materie plastiche, e dove queste finiscono per essere bruciate illegalmente o abbandonate nell’ambiente.

Se la mancanza di acqua potabile a San Cristobal influisce sulla qualità di vita dell’intera popolazione, ad essere colpite dalla scarsità di acqua - in una delle regioni più ricche di risorse idriche in tutto il Messico - sono le persone con un reddito basso a soffrire di più, essendo costrette a sopportare continue interruzioni del servizio idrico e a spendere una parte consistente del proprio salario per l’acquisto di acqua potabile, distribuita in tutta la città in grandi bottiglie da 16 litri, segnala il giornalista Peter Yeung in un meraviglioso reportage pubblicato su Al-Jazeera alcune settimane fa.

 

Solo sul territorio del Municipio di San Cristobal de Las Casas sono presenti, oltre a Coca-Cola, ben 20 aziende private che si occupano di purificazione, imbottigliamento e consegna a domicilio di acqua potabile.

NON C'È PACE SENZ’ACQUA

Recentemente, il governo di Chiapas ha investito molte risorse nella repressione del crimine organizzato e della corruzione generalizzata nello Stato, con particolare attenzione alle zone di frontiera, con l’obiettivo dichiarato di ridurre le preoccupanti statistiche sulla violenza nello Stato, dove nei primi 8 mesi del 2024 ben 476 persone sono morte in seguito ad aggressione, di cui 332 con arma da fuoco. 

Tuttavia, non si vedono tuttora all’orizzonte interventi per assicurare una maggiore accessibilità all’acqua potabile alla popolazione. Sono poche - e dotate di scarse risorse - le associazioni non governative che si occupano di potabilizzazione dell’acqua, tra cui l’associazione non-profit Cantaro Azul il cui ambizioso programma “Gestione dell’Acqua”, in corso dal 2018 ad oggi, ha come obiettivo “Generare un nuovo paradigma per la gestione dell’acqua in Messico, basato su una visione di gestione integrale e di bacino, con attenzione ai Diritti (Umani), che riconosca la gestione comunitaria dell’acqua e che promuova un’attenzione ai servizi più che alle infrastrutture, così come soluzioni basate sulla natura”.

Esigere accesso all’acqua potabile significa esigere il diritto ad una vita degna, a un’alimentazione sana e a una migliore salute. Senza acqua potabile pubblica e a basso costo, non c’è né ci sarà pace per gli e le abitanti del Chiapas. 



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