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Argentina: la memoria selettiva di Milei

Il presidente argentino capovolge la storia ed esalta i torturatori e gli aguzzini della dittatura militare.
16 marzo 2025
David Lifodi

Argentina: la memoria selettiva di Milei

Memoria completa”: bastano queste due semplici parole, coniate da una Casa Rosada ormai divenuta nera da quando vi risiede il presidente Javier Milei, a riscrivere la storia all’insegna del peggior negazionismo che tutela ed esalta i torturatori e i criminali responsabili della sparizione di trentamila desaparecidos in Argentina all’epoca della giunta militare al potere dal 1976 al 1982.

Memoria completa” significa, per l’attuale maggioranza, definire i repressori di allora come semplici “ex combattenti contro l’avanzata del comunismo”. Su Patria Indipendenteil periodico dell’Anpi, nell’articolo L’Argentina di Milei seppellisce il “nunca más” e riscrive la storia, del 12 febbraio scorso, Andrea Mulas, storico della Fondazione Basso, scrive: “Una foto ha scioccato l’Argentina. È quella scattata l’11 luglio da sei deputati di La Libertad Avanza, il partito di estrema destra del presidente Javier Milei, insieme a un gruppo di repressori che sono rinchiusi nel carcere di Ezeiza, nella provincia di Buenos Aires. Tutti loro stanno scontando una pena dopo che è stata provata la loro partecipazione attiva a crimini contro l’umanità. In questa immagine si scorge anche Alfredo Astiz, l’emblema del terrorismo di Stato”.

In questo contesto di comprende facilmente il motivo per cui l’Argentina non si è costituita parte civile, a differenza dell’Italia, nel processo contro Carlos Malatto, che la procura di Roma vuol processare perché l’ex colonnello di Videla è ritenuto il responsabile della morte e della sparizione di otto oppositori di origine italo-argentina.

Utilizzando la doppia cittadinanza, Malatto ha scelto di trovare rifugio in Italia vivendo prima in Abruzzo e, successivamente, in Sicilia, certo di poter contare anche sul sostegno della vicepresidente Victoria Villaruel, figlia di militari e attiva, da una vita, nelle organizzazioni legate ai veterani che rivendicano l’impunità per i crimini commessi dalla dittatura militare.

Malatto, informa Página/12, fuggì dall’Argentina nel 2011 per stabilirsi in Sicilia. Referente del Plan Condor nelle province di San Juan e Mendoza, rivestiva un ruolo di primo piano nell’ambito del Regimiento de Infantería de Montaña 22 (RIM-22) guidato da un altro sanguinario torturatore, Jorge Olivera.

Residente a Mendoza, dove era stato raggiunto dall’accusa di 29 crimini dichiarati “imprescrittibili”, Malatto, già condannato a Buenos Aires a 50 anni di carcere per aver venduto i figli delle detenute alle quali si divertiva a prolungare l’agonia fino al parto per poi ucciderle, è divenuto, per Milei, un ulteriore pretesto per cavalcare l’onda nera volta a riscrivere la storia dopo aver rivendicato l’indulto concesso nel 1990 ai torturatori da parte dell’allora presidente Carlos Menem come strumento costituzionale di pacificazione e aver ribadito che in Argentina si era combattuta una guerra tra “civiltà occidentale e sovversione”.

A cadere sotto i tagli della motosega di Javier Milei, di recente, è stata anche la Comisión Nacional por el Derecho a la Identidad (CoNaDI). Néstor Kirchner, in qualità di presidente, aveva firmato un decreto che sanciva la nascita di un’unità investigativa speciale che, all’interno di questa istituzione, le conferiva il potere di accedere ai fascicoli posseduti dallo Stato per ritrovare i neonati sequestrati. Oggi, invece, la stessa CoNaDI sottolinea che il governo Milei sta facendo di tutto per togliere i finanziamenti ad un ente che, peraltro, si trova incardinato all’interno del Ministero della Giustizia.

Tra i molteplici crimini di cui è accusato Malatto vi sono il sequestro di Juan Carlos Cámpora, primo rettore dell’ Universidad Provincial Domingo Faustino Sarmiento di San Juan e di Marie Anne Erize, modella di successo di origine francese, ma anche militante montonera la cui storia è stata raccontata da Philippe Broussard nel libro La disparue de San Juan, dedicato alla ragazza argentina. “Dimenticatela”, dissero i militari ai genitori della ragazza a seguito del suo rapimento.

Quanto a Juan Carlos Cámpora, un intellettuale e figura di spicco della politica sanjuanina, non sopportava le ingiustizie e l’intolleranza. Per questo motivo, ha raccontato la figlia María Cristina a Página/12, quando la giunta militare prese il potere si adoperò per nascondere i giovani che cercavano di evitare l’arresto da parte degli aguzzini che scendevano dalle auto con i vetri oscurati.

È per questi motivi che Malatto e tutti gli altri torturatori non possono farla franca e che il negazionismo di Milei rappresenta un ulteriore oltraggio ai desaparecidos e ai loro familiari.

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