Colombia: la resistenza delle radio comunitarie di pace
Ad attaccarle, forse per sviare l’attenzione dalle nuove accuse di collusione con il paramilitarismo all’ex presidente Álvaro Uribe, la senatrice María Fernanda Cabal, appartenente al partito Centro Democrático che, a dispetto del nome, si colloca su posizioni di estrema destra ed è legato proprio alla figura dello stesso Uribe.
Grazie alle radio comunitarie, ricorda ancora Fernando Alexis Jiménez, che vi ha lavorato a lungo nei decenni passati, in Colombia si è rafforzato il diritto della cittadinanza ad essere informata adeguatamente. Oggi, la guerra scatenata da María Fernanda Cabal e da altri esponenti dell’uribismo, non solo mira a delegittimare le cosiddette “emisoras de paz”, associandole impropriamente alla guerriglia, ma contribuisce anche a mettere a repentaglio la vita dei giornalisti che vi lavorano. In generale, le radio comunitarie di pace, nate dai negoziati del 2016 nei municipi maggiormente interessati dal conflitto armato, da sempre si sono dedicate a diffondere contenuti a carattere pedagogico nell’ambito di un processo di riconciliazione messo a rischio ogni giorno di più soprattutto da quei settori più radicali dell’uribismo, e dei paras, che, fin dall’inizio, hanno cercato di utilizzare ogni pretesto pur di far interrompere una tregua per la quale, peraltro, si era adoperato Santos, ex delfino di Uribe e, a sua volta, uno dei presidenti più ambigui nella storia della Colombia.
Dopo aver fallito nel tentativo di associare le emittenti radiofoniche comunitarie alle Farc (che peraltro hanno effettivamente alcuni giornalisti reinseritisi nell’ambito di un processo di pace rifiutato, al contrario, da molte milizie di estrema destra), María Fernanda Cabal ci ha riprovato, nel corso degli ultimi mesi, cercando di destabilizzare i già complessi colloqui tra il governo di Gustavo Petro, autore solo poche settimane fa di un discusso mega-rimpasto del suo esecutivo, e la seconda guerriglia del paese, quella dell’Eln (Ejército de Liberación Nacional). Cabal ha accusato il governo di disinteressarsi della crescente insicurezza nel paese per privilegiare i negoziati con l’Eln. “Los diálogos con los terroristas solo han servido para que se rearmen y sigan masacrando al país” è il mantra ripetuto con sempre maggior frequenza dalla senatrice, che sembra già entrata in campagna elettorale per le presidenziali del 2026 e ha invitato la cittadinanza ad esigere trasparenza nel futuro processo elettorale.
La scelta di María Fernanda Cabal di approvare le politiche della sua omologa venezuelana María Corina Machado, anch’essa professionista della cospirazione, rischia di spingersi fino alle estreme conseguenze, a partire dall’idea di dar vita ad un portale a cui possono iscriversi i cittadini convinti della necessità di dover difendere la democrazia in occasione delle prossime elezioni.
In realtà, nonostante le accuse infondate, le emisoras de paz rappresentano un punto di incontro per le comunità, soprattutto nei territori maggiormente attraversati dalla violenza. Grazie alle emittenti comunitarie, che hanno dato voce alle singole comunità, le radio sono un veicolo utile per dare un’immagine diversa di tutte quelle persone associate indebitamente alla criminalità organizzata e si pongono come mezzi di diffusione di notizie di servizio e non solo.
Oltre alla programmazione culturale, musicale e quella strettamente legata all’informazione, le radio comunitarie si sono trasformate in uno spazio di espressione e partecipazione cittadina, oltre a farsi promotrici di corsi di formazione per leader comunitari, lottatori sociali e giornalisti, nel segno di un processo di pace e di riconciliazione. Legate a Radio Nacional de Colombia, le emisoras de paz si vanno sempre più caratterizzando come un riflesso delle necessità e delle aspirazioni delle singole comunità.
Le emittenti radiofoniche comunitarie non sono solo delle semplici radio, ma si propongono di contribuire alla trasformazione della narrativa della violenza in storie di resilienza e progresso, raccontando ciò che succede nelle regioni del paese ridotte al silenzio da decenni di conflitto e promuovendo un messaggio di inclusione, sviluppo e speranza.
Le radio comunitarie servono a gettare le basi per la costruzione di un nuovo tessuto sociale, nonostante i giornalisti che vi lavorano siano continuamente nel mirino della criminalità organizzata e dei gruppi paramilitari. Grazie alle emisoras de paz, le comunità divengono le protagoniste della storia. Ma il loro futuro resta incerto, soprattutto se in occasione delle prossime presidenziali dovesse vincere di nuovo la destra, in particolare quella legata all’uribismo, che trae linfa proprio dalla guerra senza fine contro la popolazione.
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