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Haiti: l'alluvione e il colpo di stato: un intervista a Paul Farmer

Nel mese di gennaio, il St. Petersburg Times aveva fatto visita al Dott. Paul Farmer, un medico che prestava assistenza sanitaria nella zona centrale di Haiti dove ha vissuto per piu' di 20 anni. Lo abbiamo intervistato di nuovo.
di Paul Farmer
Tradotto da per PeaceLink
Fonte: St Petersburg Times - 14 giugno 2004

Lo scorso mese di gennaio, il St. Petersburg Times aveva fatto visita al Dott. Paul Farmer, un medico che operava nella Hernando County, prestando assistenza sanitaria nella zona centrale di Haiti dove ha vissuto per pi?di 20 anni. Lo abbiamo intervistato di nuovo, recentemente, per chiedergli come la sua organizzazione, Zanmi Lasante, avesse affrontato l' alluvione del mese scorso e lo sconvolgimento politico che ha avuto luogo nel mese di febbraio, quando ll'esercito USA ?arrivato ad Haiti e l 'ex presidente Jean Bertrand Aristide e' stato costretto ad andarsene.

D.: L'alluvione ha devastato le zone pianeggianti di Haiti. Che tipo di impatto ha avuto sull'altopiano centrale?

R: I problemi piu' grossi sono stati causati dalle colate di fango e dalle piene improvvise piu' che dallo straripamento delle falde acquifere. La strada per Boucan Carre (citta' dove Zanmi Lasante gestisce un ospedale oltre ad occuparsi di altri progetti sociali) la scorsa settimana era impraticabile. Almeno, impraticabile per i camion che trasportavano i materiali per i progetti edilizi. Il problema piu' grande per la gente della zona centrale di Haiti, infatti, che durante la stagione delle piogge non ha la possibilita' di stare all'asciutto. Le capanne, con i loro tetti di paglia non riescono ad impedire che le piogge abbondanti penetrino all' nterno. Queste case, non sono degne di essere chiamate tali, e devono essere rimpiazzate da costruzioni in cemento e lamiera.

D: Alcuni, in America, hanno visto l'arrrivo dei Marines come una soluzione, seppur a breve termine, al caos provocato dalle sommosse dello scorso inverno. Da quello che lei ha potuto vedere, i Marines sono stati effettivamente d'aiuto nel ristabilimento dell'ordine?

R: Nella zona centrale di Haiti non ci sono Marines e non ci sono poliziotti haitiani. Molti di questi sono stati uccisi dai ribelli che in realta' erano ex militari dell'esercito, arrivati dal confine piu' vicino. Sebbene, poi, abbia sentito della presenza di militari cileni a Hinche (sull'altopiano centrale), le altre citta' e villaggi che ho visitato sono quasi tutti nelle mani degli ex militari dell' esercito haitiano. Loro sono quelli che un tempo rubavano le nostre ambulanze, rapivano e prendevano come ostaggi i membri del nostro staff. Ultimamente sono stati piuttosto tranquilli, ma, del resto, chi e' in grado di affrontarli?

D: Quindi i paramilitari adesso non fanno piu' posti di blocco e non tormentano i vostri lavoratori come facevano quando controllavano il paese, nei primi anni 90?

R: Per dire la verita' ci sono stati numerosi posti di blocco dall' inizio di marzo, per la maggior parte organizzati dai paramilitari. La consegna di rifornimenti e' stata spesso impedita e non ci e' stato possibile di arrivare fino a Hinche o a Port au Prince. Abbiamo dovuto prendere dei provvedimenti per impedire che al nostro staff venisse fatto del male. Dobbiamo ricordare loro continuamente che non sono obbligati a viaggiare se non si sentono sicuri. Ascoltiamo la radio, cerchiamo di essere prudenti e non viaggiamo mai di notte.

D: Le cure che prestate ai vostri pazienti affetti da tubercolosi o AIDS
dipendono dagli abitanti della zona, che consegnano medicine agli abitanti dei villaggi vicini, di solito a piedi. I posti di blocco e le alluvioni hanno impedito in qualche modo agli operatori di queste comunita' di assistenza medica e sanitaria di poter effettuare le loro consegne?

R: Si. Gli operatori hanno fatto un lavoro fantastico. Questa esperienza ci ha aiutato a capire che il servizio di assistenza che pu?svilupparsi in una buona comunita' puo' funzionare anche quando le strade sono bloccate. Sono loro ad aver tenuto in vita i loro stessi vicini di casa.

D: Quando siamo stati tra la gente dell'altopiano centrale, lo scorso gennaio, abbiamo visto che vivevano in condizioni di orribile miseria. E' cambiato qualcosa dall’arrivo dei Marines e dalla partenza di Aristide?

R: Non ci stato nessun miglioramento, per quanto riguarda i poveri delle campagne. I veri punti focali della crisi ad Haiti sono umanitari e politici. Per quanto ne so, i Marines non si preoccupano ne di problemi umanitari ,anche se sicuramente hanno dato una mano a seppellire i morti affogati la settimana scorsa , ne di quelli politici. I problemi umanitari potranno essere risolti solo affrontando la fame, l'eccessiva diffusione di malattie, il problema dell'acqua imbevibile e le strade pericolose. Questi erano i problemi che dovevano essere risolti dagli aiuti che sono stati bloccati dal governo USA nei tre anni precedenti la rimozione di Aristide.

D: Sono state fatte promesse di ripristinare gli aiuti dopo il colpo di mano. Lo hanno poi fatto? Sono arrivati questi aiuti sull'altopiano centrale o al dipartimento con il quale lei collabora piu' strettamente, e cioe' il Ministero della Sanita'

R: Non so se quegli aiuti siano stati sbloccati. Una parte di questi e' stata mandata a Port au Prince, ma e' arrivata poi al Ministero? Ne dubito.

D: Se le condizioni di vita non sono migliorate e, come lei spesso dice, la maggior parte delle malattie che cura dipendono dalle cattive condizioni di vita, suppongo che gli ospedali e le cliniche di Zanmi Lasante siano sempre affollate..

R: Siamo allo stremo. Curiamo persone che vengono sia dal nord che dal sud di Haiti, oltre a quelli dell'area di cui ci dovremmo occupare. Il problema sanitario ?lontano dall’essere risolto e le cattive condizioni meteorologiche non faranno altro che peggiorare la situazione, perch?le falde acquifere risulteranno ancor pi?inquinate e innescheranno altre piene e alluvioni.

D: Lei aveva cercato di risolvere il problema del sovraffollamento con un progetto di espansione piuttosto ambizioso. E' riuscito a metterlo in cantiere, come programmato?

R: Forse, non come programmato, ma in cantiere lo abbiamo messo. Il giorno che dovevamo aprire il nostro ufficio a Hinche, uno dei nostri mezzi e' stato requisito dai paramilitari. Loro sono sempre in giro. Pero' siamo riusciti comunque ad aprire il nostro ufficio. Inaugureremo l'ospedale della comunita' di Boucan Carre e la banca di microcredito il prossimo 8 luglio, abbastanza puntualmente. Siamo decisi a continuare con i nostri tentativi di migliorare i servizi sanitari e scolastici per la gente dell'area centrale di Haiti ed e' un lavoro che non vogliamo vedere politicizzato, in alcun modo.

D: Lei ha detto che il problema umanitario potra' essere risolto solo con piu' aiuti a livello internazionale. Per quanto riguarda invece i problemi politici, che tipo di soluzioni a lungo termine prevede?

R: A molti piace dire cose tipo: gli haitiani devono risolvere i loro problemi? ma e' un concetto stupido. Non sono stati gli haitiani a creare lo schiavismo, l'interferenza cronica con i loro affari interni, le occupazioni straniere ed una lunga storia di embarghi, sia commerciali che di aiuti umanitari. Non sono stati gli haitiani a creare delle politiche economiche ingiuste. Tutto questo e' stato creato fuori da Haiti. Per affrontare e risolvere i problemi sociali di Haiti, sarebbe di fondamentale importanza cancellare il loro debito con l 'estero, ripristinare le regole costituzionali, mettere fine agli embargo arbitrari di aiuti umanitari e far approdare una quantita' significativa di risorse alla sanita' pubblica, alla struzione pubblica e ad infrastrutture pubbliche. L'alluvione di Haiti ?stata una conseguenza del dissestamento ecologico (deforestazione) che e' andato sempre piu' aggravandosi nel corso degli ultimi decenni, anche quello un problema che andrebbe risolto. Ma non e' esortando i contadini a non tagliare pi?gli alberi per la legna da fuoco che si risolve la deforestazione. Come potrebbero cucinare altrimenti?

D. Secondo un articolo apparso di recente sul New York Times, l'amministrazione Bush ha speso circa 191 miliardi di dollari per le guerre in Medio Oriente. Allo stesso tempo, il governo USA ha tagliato i 15 miliardi di dollari che il presidente aveva promesso di stanziare per combattere l’aids. Le ?mai capitato di pensare a quello che potrebbe essere fatto se una parte dei fondi stanziati per l’esercito venissero invece deviati verso l'assistenza sanitaria?

R: Ci penso ogni giorno. Non mi succede mai di non pensarci. Il progetto per ricostruire Haiti, per affrontare in maniera globale le malattie dei poveri, costerebbe una manciata di spiccioli in confronto a quello che costano le guerre che lei ha menzionato. E sto parlando solo del costo finanziario, naturalmente. Come medico, mi capita di pensare ogni giorno anche a quanto, in termini umanitari, sta costando la guerra. Ma e' quello un prezzo che nessuno sara' mai in grado di stabilire.

Note: traduzione di Patrizia Messinese a cura di Peacelink.


art. originale:
http://www.zmag.org/content/showarticle.cfm?SectionID=55&ItemID=5711

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