Washington organizza una finta "Conferenza di Aiuti" per promuovere il regime di Haiti dopo il colpo di stato.
Le potenze europee e e nord americane, assieme alle istituzioni di credito internazionali che loro impiegano, hanno organizzato questa settimana una "Conferenza internazionale dei Donatori" apparentemente per raccogliere il capitale necessario per lo sviluppo di Haiti. Ma alla chiusura della conferenza era chiaro che il tutto era una gigantesca e costosa rappresentazione teatrale per ottenere capitali politici per il regime, considerato con scetticismo, del de facto primo ministro Gérard Latourte, che Washington ha insediato dopo il colpo di stato dello scorso 29 febbraio contro il presidente Jean-Bertrand Aristide.
La conferenza che ha avuto luogo il 19 e 20 luglio presso la sede centrale della Banca Mondiale di Washington, ha raggiunto 1.085 miliardi di dollari in pegno per lo sviluppo di Haiti, un apparente successo.
Ma successive esaminazioni hanno rivelato che quasi tutto il denaro proviene dai governi e dalle istituzioni che hanno organizzato la conferenza.
Sebbene all'evento siano intervenuti centinaia di delegati di piu' di 20 nazioni e di piu' di 30 organizzazioni non governative (ONG), sono stati tre dei quattro promotori della conferenza che hanno giocato la parte del leone: la Banca Mondiale con 150 miliardi di dollari, la Banca per lo Sviluppo Inter-Americano (IDB) con 260 miliardi di dollari e la Commissione Europea con 325 miliardi di dollari, per un totale di 735 miliardi di dollari. (Le Nazioni Unite erano il quarto organizzatore.)
Le due nazioni piu' responsabili per l' insediamento e sostenimento del regime di fatto di Latourte hanno aggiunto ulteriori 264 miliardi di dollari: gli USA con 230 miliardi e la Francia con 34 miliardi.
Cosi' il 92% della cifra raccolta, 999 miliardi, proveniva da chi muro', boicotto' e taglio' il governo di Haiti democraticamente eletto per insediarvi un governo susseguente al colpo di stato.
Alla vigilia della conferenza, gli organizzatori avevano posto come obiettivo il raggiungimento di 924 miliardi di dollari, sostenendo che Haiti avesse bisogno di 1.365 miliardi di dollari fino a settembre 2006 per la struttura di cooperazione provvisoria (ICF) e di un finanziamento di 440 miliardi di dollari. Ma mettere un limite inferiore a quello che gli organizzatori gia' sapevano sarebbe andato contro se stessi. Caroline Anstey, direttrice della Bamca Mondiale per i Caraibi, ribadisce in modo quasi falso: "sono felice di annunciare che abbiamo raggiunto piu' di quanto aspettato, cio' riflette una grande fiducia nel governo provvisiorio e segnali di un futuro brillante per Haiti."
Il Canada, secondo seguace di Washington ad Haiti, ha impegnato 135 miliardi di dollari, che porta l'ammontare dei fondi promessi a 1.134 miliardi di dollari, 49 miliardi in piu' rispetto ai 1.085 miliardi annunciati.
"L'importo promesso è lo spartiacque e in realta' si deve solo scendere da qua," dice John Ruthrauff, un analista politico di Oxfam America che ha partecipato alla conferenza. "Nella maggior parte delle situazioni, gli impegni presi non sono stati onorati. In piu', Haiti deve indirizzarsi ai donatori per questi soldi," che spesso duplicano, ritardano, modificano o cancellano i propri progetti. "Non e' che domani i donatori si siedono e cominciano a staccare assegni. Se c'e' un impegno per 1 miliardo, se nei prossimi due anni ricevono 500 milioni possono considerarsi fortunati," riferisce Ruthrauff.
Inoltre, piu' di un terzo dei soldi promessi, circa 410 miliardi di dollari della Banca Mondiale e dell'IDB, non sono gratuiti, ma in prestito, cosa che di fatto fara' andare il paese ancora piu' in rosso con il suo debito. "Haiti ha gia' un debito di 1.2 miliardi di dollari e il prodotto interno e' solamente di 250 milioni di dollari l'anno," dice Ruthrauff. "Cosi' i prestiti serviranno solamente a ingrandire la voragine del debito, non credo che saranno ingrado di pagare tutto."
Una dimostrazione di 25 persone fuori della sede della conferenza, ha recato questo messaggio ai delegati nel momento in cui arrivavano tra le 8.00 e le 9.00 la mattina del 20 luglio. "Noi non vogliamo che i donatori investano nella "struttura di cooperazione provvisoria" che e' stato mesa in piedi dal regime di Latourte," spiega Melinda Miles, una coordinatrice del progetto di Rinascita di Haiti al Quixote Center, che ha chiamato l'azione con il 50 Years Enough Network, il Jubilee USA Network, EPICA e il Comitato di Azione per Haiti. "Noi consideriamo questo governo di fatto un governo di regime a seguito del colpo di stato e non un governo legittimo che ha la capacita' di sottoscrivere qualsiasi tipo di accordi per la popolazione haitiana. Noi siamo profondamente preocupati che gli USA, la Nazioni Unite e l'intero gruppo dei donatori sembrano ignorare le gravi violazioni dei diritti umani e le violenze perpetrate ad Haiti, la maggioranza delle vittime di questa violenza erano i sostenitori del precedente governo di Lavalas."
I contestatori hanno altresi' invocato la cancellazione del debito come progetto alternativo di sviluppo per Haiti e hanno denunciato il piano di Latourte di privatizzazione delle aziende statali ancora presenti, inclusa la compagnia telefonica, l'autorita' per l'energia elettrica, per l'utilizzo dell'acqua e l'autorita' aereoportuale. "Noi pensiamo che sia davvero ipocrita che la comunita' dei donatori, che rifiutava e bloccava i soldi per il governo democraticamente eletto, abbia compiuto un salto cosi' grande e alla prima occasione di dare dei soldi ad un regime di fatto solamente perche' ha annuncaito ceh procedera' con le privatizzazioni," dice la Miles. "La privatizzazione non dovrebbe mai avvenire sotto qualsiasi regime che non sia democratico."
Fondamentalmente la conferenza mirava a proteggere un'immagine che sia di supporto internazionale per il governo Latourte, che non e' ancora stato riconosciuto dai vicino stati caraibici, dall'organizzazione per l'Unita' Africana, dal Venezuela ed altri paesi. "La conferenza ha tentato di dare un'approvazione politica al governo provvisorio," riferisce un rappresentante di una famosa ONG che ha partecipato alla conferenza di Washington e che ha chiesto di mantenere l'anonimato. "Non c'e' stata alcuna opportunita' di discussione riguardo la situazione politica. Ci e' stata proiettata questa facciata, che il governo provvisorio sia la cosa migliore che sia capitata ad Haiti e che la popolazione di Haiti si rallegra e da il benvenuto al governo provvisorio e che il piano che hanno sia quello che ci vuole per cambiare Haiti. Non c'era assolutamente nessuna discussione riguardo al cambio di regime e di come e' stato fatto. Non si e' parlato di altro che non di quello che era in programma."
La maggior parte dei donatori presenti avevano voglia di "stare al gioco", sempre secondo questa fonte. Ma ad un certo punto, Bernard Gousse, di fatto Ministro della Giustizia ad Haiti, ha messo in discussione un documento della conferenza che identificava le donne come "gruppo vulnerabile" soggetto a stupri e violenze domestiche, dicendo che non lo erano.
"Questo commento ha portato un gelido silenzio sulla folla dei partecipanti e una donna della delegazione delle Nazioni Unite si e' alzata e lo ha contestato," dice il rappresentante della ONG.
Partecipanti alla conferenza non erano solo i colonnelli di Latourte, ma putschisti come Rosny Desroches, capo dell'Iniziativa Societa' Civile e lacche' di André Apaid, leader dell'assemblea degli industriali del Gruppo 184.
Il Segretario di Stato USA Colin Powell si e' inoltre indirizzato alla conferenza, dicendo che "ha avuto molto da fare con gli eventi succedutisi ad Haiti" con la negoziazione del ritorno di Aristide nel 1994. "Sfortunatamente, negli anni seguenti al 1994, non abbiamo visto quel genere di progresso che avevamo sperato," dice. "Abbiamo visto una grande quantita' di investimenti della comunita' internazionale non usati nel modo appropriato." Attraverso la programmazione di questa conferenza, gli USA, usando i suoi favoriti come supervisori, vogliono essere sicuri che il governo di Haiti venga messo in grado di "svilupparsi" nel modo "giusto"..
In breve i piani e le strategie proposte dalla conferenza ICF "non coinvolgono in alcun modo le rappresentative della povera popolazione locale" ma sono state "scritte da 200 consulenti esterni", conclude Ruthrauff dell'Oxfam.
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