Latina

Il miracolo cileno

Per i fautori dellle politiche neoliberiste il Cile e' stato sempre un modello da esaltare, ma al di la' dei dati macroeconomici gli "effetti" secondari delle ricette liberiste sono stati uguali agli altri paesi
6 agosto 2004
Angel Guerra Cabrera (trad. A. Bariviera)
Fonte: ALAI, América Latina en Movimiento

Il modello neoliberale ha dimostrato una grande efficacia nel saccheggio e
nella subordinazione degli Stati del terzo mondo e come insolita fonte
generatrice dell'ingiustizia sociale. Così che non è raro sentire le
lacrime di coccodrillo da parte dei loro portavoce riguardo la convenienza
di "abbattere" le disuguaglianze che crea.
Sempre che, chiaramente, questo non implichi cambiarlo neanche di una
virgola, perchè questo , non sia mai!, è "populismo". Il populismo secondo
loro è qualsiasi politica che tenda a beneficiare i più bisognosi.
Ultimamente abbiamo sentito anche "autocritiche" del Fondo Monetario
Internazionale, come è successo di recente in relazione all'Argentina,
riferite ovviamente ad aspetti secondari del modello. Da autisti, i
neoliberali incolpano il disastro sociale latinoamericano alla
"insufficienza" di quelle chiamate riforme strutturali, che avrebbero
raggiunto i loro nobili propositi se fossero stati realizzate con il ritmo e
l'intensità prescritta da Washington.
L'esempio di seguire - affermano - è il "miracolo cileno", colmo di successi
perchè ha realizzato una docile applicazione del dogma, sostenuta dalla
"stabilità del suo sistema democratico" e da politiche fiscali e sociali
"responsabili".

E' falso. Il modello neoliberale in Cile, anche se negli anni novanta è
riuscito a dare una spinta alla crescita economica - dopo interrotta - non è
esente di nessuno dei flagelli che lo caratterizzano nel resto dell'America
Latina. Chiariamo che anche se la crescita economica è indispensabile per
permettere lo sviluppo, quello non necessariamente lo accompagna.
Non solo, l'eventuale crescita delle condizioni dell'ortodossia neoliberale
affonda nel sottosviluppo e la dipendenza e questo è precisamente il caso
del Cile. Cosi lo confermano i dati del ricercatore cileno Edgardo Condeza
citati dalla Associazione Salvador Allende, composta da cileni residenti in
Messico, nella celebrazione del 33 anniversario della nazionalizzazione del
rame da parte del governo della Unidad Popular.

I dati lasciano evidenziano la perduta occasione storica per sviluppare con
la nazionalizzazione del rame, l'indipendenza economica e politica del
paese, come desiderava il presidente Allende. Cile, col 0.25 per cento della
superficie terrestre, possiede il 37 per cento delle riserve del minerale
conosciute sul pianeta e la sua produzione sale al 36 per cento di quella
mondiale, essendo il suo costo di produzione il più basso del mercato.

Dopo la nazionalizzazione, nel 1971, rimane nelle mani dello Stato il 95 per
cento della produzione totale. Nel 1990, a 17 anni del golpe fascista, la
produzione statale era ancora del 84.2 per cento. Ciò nonostante, nei 12
anni successivi dei Governi della Concertaciòn (unione dei golpisti della
Democrazia Cristiana e i socialisti modello Blair, ergo Ricardo Lagos),
anche se la produzione di rame dello Stato è aumentata in termini assoluti,
risulta spostata al 30 per cento del totale a favore di quella del settore
privato (Grupo Luksic e imprese straniere) che raggiunse il 70 per cento.
Nonostante questo, la statale CODELCO versò in quel periodo al fisco 10.600
milioni di dollari mentre le imprese straniere hanno versato soltanto 1.500
milioni (o evadono o pagano tasse insignificanti). A questo saccheggio
scandaloso si somma la lavorazione del minerale all'estero impedendo così la
sua industrializzazione, uno degli obiettivi di Allende. Ma non è tutto.
Grazie a un decreto della dittatura ancora in vigore, il 10 per cento
dell'importo lordo delle vendite del rame si consegna alle forze armate,
senza che queste rendano conto del loro destino.

Difficile superare questa prodezza nella dilapidazione della risorsa di base
della nazione, lo stipendio del Cile come disse Allende, riuscita grazie
agli amministratori democristiani e socialisti del modello instaurato con il
golpe fascista. Orbene, non meno importante è la loro gestione per quando
riguarda la giustizia sociale. Basti dire che il Cile si trova tra i dodici
paesi del mondo con la peggiore distribuzione delle entrate, secondo la
Relazione dello Sviluppo Umano del Programma delle Nazioni Unite per lo
Sviluppo (PNUD).
La distribuzione delle entrate, che durante il governo della Unidad Popular
tendeva in modo evidente verso i più bisognosi, iniziò una regressione dopo
il golpe militare; ma, nuovamente, è con i governi della Concertaciòn che il
fenomeno si acutizza.
Nel 1990 le entrate del settore più povero della popolazione corrispondevano
a 1.4 per cento e quelli del settore più ricco a 42.2, ma nel 2000 questa
proporzione precipita fino ad arrivare a 1.1 e 42.3 per cento
rispettivamente.

Note: http://alainet.org/active/show_news.phtml?news_id=6529

traduzione di Alejandra Bariviera a cura di Peacelink

Articoli correlati

  • Cile: sicurezza all'insegna del bukelismo
    Latina
    La svolta securitaria in tema di sicurezza potrebbe ripercuotersi anche sui movimenti sociali

    Cile: sicurezza all'insegna del bukelismo

    A seguito dell’ondata di omicidi avvenuti nel mese di luglio nella Regione metropolitana di Santiago, il presidente Gabriel Boric pensa alla costruzione di un carcere di massima sicurezza per fermare la violenza della criminalità organizzata sul modello del suo omologo salvadoregno.
    8 settembre 2024 - David Lifodi
  • "Salvador Allende era un pacifista"
    Storia della Pace
    Le parole dello scrittore cileno Jorge Baradit Morales

    "Salvador Allende era un pacifista"

    "Era un pacifista che, nei momenti in cui trionfava la via armata, insisteva che la via era la pace e la democrazia. Oggi Salvador Allende è una figura mondiale al pari di Martin Luther King, Mahatma Gandhi e altri che 'in nome dell’amore' per l’umanità furono assassinati dai mercanti di morte".
    27 giugno 2024 - Alessandro Marescotti
  • Cile: vittoria dimezzata della destra
    Latina
    Nel referendum costituzionale di ieri, 17 dicembre

    Cile: vittoria dimezzata della destra

    Il 55,8% degli elettori ha respinto la modifica della Costituzione proposta dall’estrema destra, ma a rimanere in vigore è comunque il testo pinochettista.
    18 dicembre 2023 - David Lifodi
  • A cinquant'anni dal golpe fascista in Cile
    Editoriale
    Le responsabilità del governo degli Stati Uniti

    A cinquant'anni dal golpe fascista in Cile

    La CIA intraprese varie operazioni segrete per destabilizzare Salvador Allende che l'11 settembre dichiarò: "Ma il domani sarà del popolo, sarà dei lavoratori. L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore. Pagherò con la vita la difesa dei principi cari a questa Patria".
    11 settembre 2023 - Alessandro Marescotti
PeaceLink C.P. 2009 - 74100 Taranto (Italy) - CCP 13403746 - Sito realizzato con PhPeace 2.7.21 - Informativa sulla Privacy - Informativa sui cookies - Diritto di replica - Posta elettronica certificata (PEC)