Latina

Honduras: i Movimenti Popolari rifiutano il Trattato di Libero Commercio (TLC)

La Coordinadora Nacional de Resistencia Popular si oppone alla ratificazione del TLC con gli Stati Uniti e riafferma la libertà dei popoli di decidere il loro destino
11 ottobre 2004
Fonte: Coordinadora Nacional de Resistencia Popular

Lo scorso 28 di settembre in Tegucigalpa, Honduras, il Bloque Popular-Coordinadora Nacional de Resistencia Popular consegnò al Congresso Nazionale 18 mila lettere esigendo il rifiuto del Parlamento honduregno alla ratificazione del Trattato di Libero Commercio (TLC) con gli Stati Uniti.

Dopo aver realizzato un racconto sopra le diverse scelte politiche antinazionali che effetturono i diversi governi degli ultimi 80anni in questo paese, i firmatari affermano che: “Dobbiamo imparare dalla storia per costruire il nostro presente ed il nostro futuro, per questo bisogna ricordare che, includendo il fallimento della ferrovia interoceánica, la storia di Honduras è segnata dall’intrusione straniera e dalla corruzione”.

In questo contesto definiscono come una “menzogna che l’Honduras uscirà dal sottosviluppo con l’apertura economica e si può constatare nel corso della storia; l’aperturà iniziò con la schiavitù bananera e mineraria, oggi continua con la schiavitù delle maquilas e le politiche degli sgravi doganali. Dopo più di un secolo di apertura e sregolatezza continuiamo ad essere un’economia periferica e sottosviluppata. I paesi industrializzati non sono passati per lo stesso cammino che ora impongono a noi, applicarono –e continuano ad applicare- politiche protezioniste di rafforzamento dello Stato e di sussidi alla propria produzione interna; con l’imposizione di questi metodi neocolonialisti, vogliono evitare che i paesi sottosviluppati possano utilizzare la stessa scalata che queste economie utilizzarono per svilupparsi”.

Secondo il Bloque Popular: “il TLC e la militarizzazione sono importanti nella política di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, pezzi fondamentali per il progresso economico e geopolítico dell’impero. Il TLC non è un’iniziativa di questo governi, molto meno dei popoli. L’intrusione straniera e la corruzione si sono presentate nuovamente nel processo di aggiustamento economico previo e durante la firma del TLC; perciò l’approvazione da parte di questo Congresso non sarebbe patrióttica, al contrario attenterebbe alla solidarietà umana, sarebbe lesivo agli interessi economici del popolo honduregno; propizierebbe l’intervento e la violazione alla nostra sovranità; sarebbe contrario all’interesse sociale e nazionale e non si approverebbe sopra basi di una cooperazione internazionale giusta”.
Gli autori del testo presentato al Congresso affermano: “Dobbiamo chiederci: chi guadagna e chi perde con il TLC? Il vostro dovere, il vostro mandato è vigilare sugli interessi del popolo honduregno e non per gli interessi di poche imprese nazionali e per il capitale delle multinazionali. È evidente che con il TLC il popolo perde, perchè si approfondirebbero le politiche di aggiustamento strutturale che hanno generato tanti danni alla popolazione honduregna, specialmente alle famiglie con ingressi minimi; perché la micro, piccola e media impresa (ma anche alcune grandi imprese) saranno sommerse per la mancanza di capacità competitiva di fronte ai prodotti importati; perchè l’agricoltura honduregna riceverà il colpo di grazia per le massive importazioni di semenze basiche (mais, riso, fagioli, ecc.) a prezzi bassi (per le politiche di sussidio e appoggio alla produzione agro-esportatrice statunitense) che faranno fallire i produttori nazionali così come si può notare nel caso del Messico”.

Il mercato mondiale –aggiungono i firmatari- non può modellare le nostre economie e le nostre società, diciamo NO al TLC che propongono gli Stati Uniti perchè è uno strumento di annessione e diciamo SI ad una INTEGRAZIONE costruita dai popoli della regione. Perchè definisce regole sovranazionali di progresso a favore delle imprese multinazionali. Il TLC sarà una nuova Costituzione IMPOSTA DALL’ESTERNO che include contenuti ed articoli pietrosi. Si sta scrivendo la costituzione di un solo mondo diretta dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) come facciata delle multinazionali. Se ci rimane un poco di sovranità ed indipendenza con il TLC la perderemo”.

“Approvare il TLC –continua il Bloque Popular- implica un tradimento ai popoli dei paesi Andini e del Cono Sud que resitono al ALCA, ai TLCs, alla lotta dei popoli del terzo mondo per un nuovo ordine economico nternazionale”.

Alla fine la lettera enumera alcuni perchè del rifiuto sollecitato contro l’accordo col TLC:

“Perchè le quote e gli sgravi doganali a breve e medio termine sono la morte annunciata per l’agricoltura visto che le nostre asimmetrie sono strutturali. Il fatto che il TLC le ignori costituisce un attentato contro la sovranità alimentare ed un crimine economico. La riduzione delle tasse doganali deve basarsi su mete di sviluppo e non in calendari politici sotto ricatto. Mentre la nostra agricoltura demolí l’aggiustamento strutturale in cambio di alcuni prestiti, l’agricoltura degli Stati Uniti si sviluppò con alti sussidi, aiuti interni, alta tecnología ed
assicurazioni agricole”.

“Perchè la proprietà intellettuale garantisce il monopolio della scienza e della tecnología alle multinazionali, evita il progresso dei nostri popoli e rincara la vita. Potranno patentare e manipolare genéticamente perfino le piante e le semenze dei contadini e degli indigeni ed obbligare a ratificare il convenio UPOV91 che limita gli agricoltori a conservare la semenza protetta solo se è per consumo proprio e non potrà essere scambiata nè migliorata, e se un agricoltore semina un seme senza il pagamento della regalìa, perderà il raccolto”.

“Perchè obbliga a privatizzare i servizi pubblici, e l’esperienza degli honduregni in questo campo è disastrosa. Stanno privatizzando perfino l’acqua, che non è un servizio ma un bene naturale, e proseguiranno con l’istruzione e la salute, in un popolo povero ed ignorante. Questo è un crimine”

Alla fine, gli honduregni contro il TLC chiedono ai loro legislatori: “Onorevoli deputati, non credete che è già tempo di iniziare a scrollarci di dosso l’intrusione straniera e la corruzione?”

5 ottobre 2004

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