Latina

Argentina:comunità Indigene reclamano oggi per la proprietà delle loro terre

A 512 anni della scoperta dell'America, diverse organizzazioni manifestano contro la discriminazione dei popoli originari e reclamano per i loro diritti.
13 ottobre 2004
Pedro Lipcovich (trad. A. Bariviera)
Fonte: pagina 12 - argentina
- 12 ottobre 2004

Dove conduce la via dell'indio
Comunità Indigene reclamano oggi per la proprietà delle loro terre

A 512 anni della scoperta dell'America, diverse organizzazioni manifestano contro la discriminazione dei popoli originari e reclamano per i loro diritti, tra i quali, la proprietà dei territori che furono loro. Denunciano inoltre la discriminazione e lo sfruttamento al quale sono sottoposti nei diversi luoghi del paese.
Non è il caso di elencare le 512 iniquità, una per ogni anno trascorso dal 1942.
La denuncia più recente si riferisce alla provincia di Formosa: le vittime appartengono all'etnia wichì e gli aguzzini sono dei commercianti che, con la complicità dei politici locali, la polizia e i funzionari del PAMI, si impossessano dei contributi dei programmi dei "Jefes y Jefas de Hogar" (n.t. capi famiglia), delle pensioni e dei sussidi delle persone di cui si sono appropriati con la forza.
Sono gli stessi commercianti che somministrano ai ragazzi wichì di 13 anni non soltanto la birra ma alcol puro, in quello che costituisce "la causa principale dell'abbandono scolastico della zona", come ha segnalato un'insegnante della stessa etnia.
Questi casi estremi di spogliazione, si inseriscono in una serie il cui asse principale, dai tempi della conquista, è quello della terra: il 70 per cento delle comunità indigene argentine non ha il titolo di proprietà sulla terra, che è la base imprescindibile della sua identità, anche quelle che possiedo il titolo di proprietà, questo non è reale dato che le autorità permettono che le loro terre vengano usurpate.

Intanto, i guaranì si sono accampati da due mesi a Posadas, provincia di Misiones, e nella Patagonia i mapuche riscattano un tradizione di lotta precedente alla conquista, e si oppongono alle multinazionali.

Oggi, 12 ottobre, diverse comunità si mobilizzano per reclamare i propri diritti.
Nell'Argentina ci sono 22 popoli indigeni che riuniscono più di 860 comunità e comprendono più di due milioni di persone, secondo l'Asociaciòn Indigena de la Repubblica Argentina, AIRA (una di quelle che cercano di costituire una rappresentanza a livello nazionale). Il 70 per cento non ha nessun titolo di proprietà delle loro terre. Il progetto di legge inviato dal governo nazionale, che ha già avuto l'approvazione della Camera dei Deputati ed è in attesa di essere discussa al Senato, sospende le espropriazioni delle comunità indigene. Rimane da risolvere il problema di fondo, la proprietà.

Nel dipartimento di Ramòn Lista, Formosa, l'85 per cento degli abitanti appartengono all'etnia wichì: sono circa 10.000 persone, più del 90 per cento delle famiglie non riescono a soddisfare le loro esigenze di base. L'avvocato Luis Zapiola, rappresentante delle comunità wichì e ricercatore della questione indigena, ha raccontato come "los bolicheros", i commercianti della zona, trattengono i documenti d'identità dei wichì argomentando che ne hanno bisogno per poterli far credito e utilizzano questi documenti (DNI) per ritirare il loro stipendio nella succursale "Ingeniero Juaréz del Banco de la Provincia di Formosa", il denaro dei programmi Jefes y Jefas de Hogar a nome dei beneficiari: a questi, invece di dargli il denaro, consegnano le merci a un prezzo tre volte più alto di quello normale.

Secondo la denuncia di Zapiola :"Questi "bolicheros" incassano anche, a nome dei veri beneficiari, pensioni e sussidi. Per poter fare questo il personale del PAMI, in cambio di una parte del denaro, redigono un'autorizzazione. In tutta la zona di Ramòn Lista succede lo stesso, e la polizia provinciale non accoglie le denuncie degli indigeni per nessuna ragione - affermò l'avvocato - . Questo vale anche per la serie di omicidi di wichì, ancora non chiariti". Abitualmente, questi omicidi sono così: nel corso del loro modo ancestrale di sopravvivenza - la caccia ed il raccolto -, un wichi entra in un territorio recintato dall'uomo bianco; la terra appartiene in realtà alla comunità indigena, ma l'uomo che l'ha recintata la considera sua e spara contro "l'intruso".

Zapiola ha anche denunciato che gli stessi commercianti "vendono alcol puro a ragazzi di 13 e 14 anni, che lo mischiano con acqua o succo di limone per preparare una bevanda che chiamano "cachuri" ed ubriacarsi". Giusto ieri, insegnanti e capi tribù dell'etnia si sono riuniti per discutere questo problema. L'insegnante Oliva Torres disse che "l'alcolismo è una delle principali cause dell'abbandono scolastico che soffriamo".
Nella provincia del Chaco, "la situazione è ancora più grave dato che la maggior parte degli indigeni non ha la proprietà della terra: i mocovì stanno vivendo ai margini delle strade; ci sono tre decreti nazionali che concedono, a loro e ai toba, diecimila ettari sotto garanzia dell'ultima riforma costituzionale chaqueña, ma il governo provinciale le consegna ai bianchi", affermò Zapiola. A Misiones, da due mesi, rappresentanti delle comunità guaranì si sono accampati nella piazza principale di Posadas senza essere stati ancora ricevuti dal governo locale; il loro principale problema è la deforestazione della selva dove abitano.

Norberto Guanuco, presidente dell'AIRA, rileva che "la situazione si complica di più quando gli occupanti sono a loro volta persone che lavorano da molti anni nella zona. E' il caso delle comunità toba del Chaco, che reclamano le terre loro concesse da un decreto del 1924: un'indagine realizzata dall'Università de Salta ha creato le basi per un dialogo, ma il governo provinciale non ha finito di risolvere il conflitto".

Nella Patagonia, invece, la lotta delle comunità mapuche è "contro le multinazionali, in special modo nordamericane, che si sono impossessate praticamente di una intera regione in Argentina e in Cile", disse Chacho Liempe, del "Consejo Asesor Indigena" (CAI). I mapuche hanno sempre affrontato nemici forti: "Prima abbiamo lottato contro gli inca, che volevano invadere il nostro territorio; dopo contro gli spagnoli e dopo contro gli Stati argentini e cileni" raccontò Liempe. Anche contro i mapuche l'invasore utilizzò l'alcol: "Quando uno dei nostri andava a fare la spesa, le si dava da bere, lo si ubriacava e dopo lo si metteva in carcere; quando tornava alla sua terra, la trovava recintata e lui veniva espulso".
Il dirigente mapuche non dimentica.

Note: http://www.pagina12web.com.ar/diario/elpais/1-42236.html

trad. di Alejandra Bariviera a cura di Peacelink

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