Argentina: di ritorno in Patagonia
Oggi partono dall'Italia di ritorno in Patagonia quattro persone : Rosa , Atilio, Gustavo e Mauro.
Quattro persone che qui sono venuti per parlare di loro stessi, della loro gente, della loro terra e dei loro antenati.
E alcuni di noi hanno avuto l'onore d'incontrarli.
Rosa e Atilio Curiñanco nell'ottobre 2002 furono espulsi dalla terra che coltivavano in Argentina, nella località di Santa Rosa situata lungo la Ruta 40 che collega Bariloche con Esquel, ordinato dalla giustizia e spinto dai rappresentanti legali della Compañía de Tierras del Sud Argentino, proprietà di Benetton.
Gustavo Macayo è l'avvocato che li difende.
Mauro Millàn è il portavoce dell'Asociaciòn Mapuche -Tehuelche 11 de Octubre (nata l'11 Ottobre 1991, un giorno prima della ricorrenza dei 500 anni dell'arrivo degli europei nel Continente Americano)
Hanno anche incontrato Luciano Benetton per cercare di trovare un'accordo, che li permetta di tornare nella propria casa . L'imprenditore disse che lui era disposto a donare al Governo argentino 2500 ettari perché lo possa destinare come proprietà comunitaria ai Mapuche oppure a italiani residenti in Argentina. L'avvocato Macayo chiese a Benetton di fare il verbale della riunione, firmata da tutti. Benetton disse che non era necessario.
Ripartono senza sapere se e come si risolverà questa situazione che coinvolge, oltre alla loro, altre sette famiglie della zona.
Il giorno 24 novembre di ritorno in Patagonia, devono informare al Parlamento Mapuche del loro operato.
Li ho incontrati a Milano mercoledì scorso. Hanno raccontato il perché del loro viaggio, vi riporto qui di seguito alcuni passaggi :
Mauro Millàn
Nella nostra storia abbiamo vissuto tre invasioni:
la prima da parte degli spagnoli,
la seconda quando si formarono gli stati di Argentina e Cile con la creazione delle frontiere nelle quali non ci riconosciamo dato che il nostro popolo ha vissuto da sempre in un territorio che si estende tra Cile e Argentina,
la terza, negli ultimi anni, con l'invasione delle multinazionali che si stanno spartendo il territorio. Consumando un saccheggio dove gli stati non sono neppure soci, solo strumenti che attraverso il varo di leggi permettono la spoliazione delle risorse.
Oggi le multinazionali sono come una enorme macchina con tante facce:
la faccia degli idrocarburi, quella delle risorse idriche, quella del gas ... Molti colori, come Benetton.
E si trovano a fronteggiare un popolo che solo vuole continuare a sviluppare la propria cultura e di poter onorare la terra dei loro antenati.
La resistenza non è gratuita, la lotta non è comoda. Facciamo i conti con l'emarginazione, la disoccupazione, l'impossibilità di poter mantenere assieme la propria famiglia (la folle speranza di vedere crescere i nipoti !), con la paura. In Cile i nostri fratelli vengono anche imprigionati ed uccisi.
Questa nostra lotta non è egoista, non è solo per noi che siamo qui: le multinazionali pregiudicheranno non soltanto ai Mapuche ma alla società tutta.
Il nostro obiettivo sono gli spazi come questo dove poter condividere le diverse lotte, questa solidarietà che nasce dalla società civile dove il diritto umano non è una questione di carte e corridoi.
Atilio Curiñanco
Abbiamo dovuto fare questo viaggio così lungo per poter parlare con Luciano Benetton. Avrebbe dovuto farlo il governo argentino. Siamo venuti noi.
Ma abbiamo anche scoperto lotte simili alla nostra. Tutti abbiamo il diritto di difenderci.
Ci hanno tolto tutto ma noi abbiamo sempre presente gli insegnamenti e le parole dei nostri antenati: non ci possono togliere la memoria.
La terra è la nostra madre, la nostra gente per secoli ha lottato e perso la vita per difenderla. Non possiamo permettere che la distruggano, che la inquinino, che scarichino nei fiumi e nei laghi prodotti inquinanti derivati dello sfruttamento senza controllo delle miniere (ndr. la miniera della località Governador Costa per l'estrazione di oro da parte della Meridian Gold, multinazionale canadese).
Rosa Rúa Nahuelquir
Adesso torneremo a lavorare come sempre l'abbiamo fatto, a lavorare degnamente, senza attendere che il governo ci dia una sporta di pane o 150 pesos come ci vuole dare il programma per i Capi Famiglia, non lo vogliamo. Abbiamo ancora le braccia per lavorare.
Il presidente dell'Argentina dovrebbe occuparsi di questo problema.
Speriamo che questo nostro sforzo dia coraggio a tutti i nostri fratelli che stanno lottando
Gustavo Macayo
I popoli originari subiscono una negazione da parte dello Stato. E' molto difficile che riescano ad avere le cose minime per poter portare avanti una famiglia, avere la corrente elettrica nelle loro case, avere il telefono, poter mandare i figli a scuola ..
Sono gli ultimi nella scala sociale. Hanno riconoscimento giuridico ma non c'è l'applicazione politica dei loro diritti. Il caso di Rosa e Atilio in questo momento ha molta ripercussione ma ci sono centinaia di casi come questo ed è molto difficile trovare colleghi disposti a difenderli.
E dall'altra parte ci sono multinazionali che possono permettersi dieci o venti avvocati...
Hanno tutti ringraziato lo sforzo dei fratelli italiani che hanno permesso il loro viaggio, l'incontro con Luciano Benetton e il poter raccontare la loro vicenda. In particolare i fratelli dell'Associazione Radici.
Li ho lasciati, ma nel mio cuore rimangono i loro sguardi e le loro voci pieni di dignità, rispetto e senso dell'onore.
Valori che la nostra società "avanzata" non ci permette molto frequentemente d'incontrare.
http://www.associazioneradici.it/
Intervista al Dr. Gustavo Macayo sul caso Benetton - Mapuche: http://italy.peacelink.org/latina/articles/art_8128.html -
Resoconto dell'incontro tra i Mapuche e Benetton: http://italy.peacelink.org/latina/articles/art_8102.html
http://www.associazioneradici.it/
Benetton alla fine del mondo :http://www.carta.org/rivista/settimanale/2004/12/12Calabria.htm
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