Argentina: aria cattiva a Buenos Aires?
L'elettricità inquina Il Wwf dà il voto alle 72 maggiori imprese elettriche del mondo. Nessuna raggiunge il 6; l'Enel è 29ma, mentre è prima la spagnola Iberdrola
Dal 6 al 17 dicembre si svolgerà a Buenos Aires la Cop 10, ossia la X Conferenza delle parti degli stati membri della Convenzione sul clima, firmata, nell'ambito delle Nazioni unite, da 189 paesi. La riunione di quest'anno è importante perché poche settimane dopo, il 16 febbraio 2005, entrerà in vigore il Protocollo di Kyoto, per tutti i 128 paesi che l'hanno ratificato. Il colpo decisivo lo ha dato il sì di Mosca: Vladimir Putin prima e la Duma poi hanno tradito il fronte di Washington, ferocemente contrario a ogni controllo internazionale sulle emissioni; e con la loro ratifica hanno fatto raggiungere il quorum che dà validità all'impegno di tutti. A differenza di altri paesi dell'Unione europea che hanno preso Kyoto sul serio, l'Italia non si è comportata così , quasi fosse scontato un eterno rinvio. Ora si trova con il peso di emissioni di gas serra che superano nel 2003 del 9% quelle del 1990, prese come riferimento, mentre l'impegno italiano era di ridurre del 6,5% le emissioni entro un periodo tra il 2008 e il 2012. Come si vede non era un impegno gravoso e neppure penalizzante per le imprese e per i cittadini automobilisti. Anzi, lo stesso termine mobile suggerisce una buona capacità di adattamento da parte della giuria di Kyoto, ammesso che essa esista. Adesso però il recupero, entro il limite mobile indicato, supera il 15% (9 + 6,5) e comincia a diventare meno facile raggiungerlo. Tanto più che i limiti di Kyoto (un taglio di emissioni del 5% a livello globale) non erano il risultato finale, ma una tappa di una riduzione ben più importante: tra il 60 e l'80%, entro il 2050, per avere qualche speranza di far continuare il modello umano sulla terra, senza rompere in modo definitivo e irreparabile il clima.
Ieri il Wwf ha indetto una conferenza stampa (quella che il ministero dell'Ambiente invece non farà) per spiegare le grandi linee della conferenza di Buenos Aires, un possibile piano di rientro dell'Italia - rientro: non tanto nei limiti di Kyoto, quanto in un modello di sopravvivenza - e per presentare uno studio sulle maggiori imprese elettriche dei paesi industrializzati sotto il profilo dell'attenzione all'inquinamento.
Il primo punto, decisivo, riguarda la convinzione generale del pericolo immanente dell'aumento della temperatura terrestre a causa dell'attività umana. Se si vuole evitare un aumento che non può arrivare a 2 gradi centigradi per la fine del secolo occorre agire subito. L'aumento superiore ai 2 gradi avrebbe «sempre più frequentemente eventi climatici estremi». Quale poi sia il punto di non-ritorno non è ben noto, ma è altrettanto certo che esiste un livello di effetto serra dal quale scaturirebbero eventi climatici tali da stravolgere la superficie terrestre. L'indicazione del Wwf per l'Italia parte da un possibile risparmio energetico «conseguibile attraverso l'efficienza....Se soltanto sostituissimo le apparecchiature elettriche oggi in funzione, da quelle domestiche a quelle industriali, con quelle più efficienti già disponibili sul mercato, si potrebbe risparmiare circa il 47%dei consumi elettrici nazionali».
Nei paesi maggiormente industrializzati, di America del Nord ed Europa, in Russia e in Giappone una parte importante delle emissioni, il 37%, è dovuto alle centrali elettriche. In una ricerca del Wwf internazionale «Ranking Power», vengono censite le 72 maggiori imprese del settore: 20 europee, 20 del Giappone, 29 degli Usa, 2 canadesi e una russa. La ricerca verte sulla percentuale di produzione elettrica da fonti rinnovabili, sulla loro disponibilità a investire in direzione di uno sviluppo delle energie pulite e rinnovabili, sulla trasparenza dei bilanci in relazione degli stessi investimenti puliti. Si attribuiscono punteggi da 10 a 0 e il risultato è sconfortante. Le compagnie elettriche nella maggioranza non solo non hanno interesse per il comparto rinnovabile, ma non hanno neppure in programma qualcosa di somigliante, al punto che non ne vogliono parlare ai ricercatori, neppure per fare bella figura. Gli ultimi posti della graduatoria, con voto 0 sono o Usa o giapponesi. L'impresa prima in classifica è, con un voto di 4,3, la spagnola Iberdrola, premiata per le centrali idroelettriche di taglia non troppo devastante e la propensione ad altre attività rinnovabili. L'Enel, unica impresa italiana in classifica, ha un punteggio di 0,9 che la pone al 29mo posto a livello complessivo e al 14mo a livello europeo.
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