Amministrative in Nicaragua: la vittoria al Frente Sandinista
Il manifesto: "Guarda chi si rivede. Tornano i sandinisti"
- 08 dicembre 2004
"Senza Somoza il Nicaragua sarà libero" era lo slogan dei sandinisti che il 17 luglio 1979 coronarono la loro lotta di liberazione con la conquista del potere che manterranno fino al 1990, quando Ortega fu sconfitto dall'opposizione guidata da Violeta Chamorro.
Poco più di due settimane fa, dopo il governo ultraconservatore di Alemàn e quello attuale poco differente di Bolaños, i sandinisti sono tornati alla vittoria in occasione delle elezioni amministrative lasciandosi alle spalle un periodo fatto di lotte intestine e divisioni interne che avevano fatto perdere consensi tra la popolazione. In particolare, sottolineava le Monde Diplomatique nel dicembre 2001, il patto concluso tra Frente Sandinista e i liberali del Plc (Partito Liberale Costituzionalista) relativo alle alleanze elettorali, alla soppressione delle candidature fuori dai partiti, alla riduzione dal 45% al 40% della maggioranza minima necessaria per vincere al primo turno le elezioni, aveva finito per convincere gli elettori a considerarlo un compromesso con un partito, quello liberale, che rappresentava la corruzione, e un tradimento degli ideali rivoluzionari.
Il successo elettorale dei sandinisti, tornati ad essere il primo partito con il 44% dei voti, presenta un carattere molto originale per l'alleanza con la Convergencia Nacional del Partito dell'Unione democratico-cristiana, che ha fornito un appoggio decisivo soprattutto in capoluoghi da sempre roccaforti liberali o conservatori.
Per il partito del presidente Bolaños, presentatosi nel nuovo schieramento denominato Alleanza per la Repubblica (Apre) è stata una vera disfatta, soprattutto se si considera la pubblicità e il sostegno dei principali mezzi di informazione, ma anche il Plc di Alemàn (adesso agli arresti domiciliari) non ha saputo andare oltre il 37% dei voti. Del resto sullo schieramento antisandinista incombevano pesantissime accuse di corruzione, come ha testimoniato al sito dell'Associazione Italia-Nicaragua (www.itanica.org) José Zepeda, deputato del Fsln: "Chi esce castigato dal voto non è il Fsnl, ma la corruzione e il Presidente della Repubblica ha fatto parte del governo di Arnoldo Alemàn e parte di un sistema corrotto. I loro stessi affiliati ed elettori si sono stancati di tanta corruzione e il voto è stato a favore del Frente e contro la destra (Plc e Governo)".
La vittoria dei sandinisti può essere considerata di buon auspicio in vista delle elezioni presidenziali del 2006, per le quali già si parla dello storico leader Ortega come probabile candidato, mentre per quanto riguarda la destra l'esiguo consenso elettorale raccolto dall'Apre potrebbe addirittura portare alla scomparsa del partito stesso. Il Frente Sandinista è stato abile a raccogliere l'appoggio di tutti quei cittadini che, come in tutta l'America Latina, cominciano ad essere scontenti dell'applicazione del neoliberismo nel loro continente, e così l'impegno contro la privatizzazione dell'acqua, la sostituzione delle autorità elette che non compiano i propri obblighi, la trasparenza e l'efficienza nella gestione municipale, sono stati tra i punti più apprezzati della campagna elettorale promossa del Fsnl.
Adesso spetterà al Frente Sandinista saper mantenere le promesse e le attese, soprattutto della classe popolare, nella speranza che nella competizione per le presidenziali del 2006 tra il partito "rojinegro" e gli antisandinisti non intervenga un candidato sostenuto da Washington.
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