Ritrovati in Brasile documenti confidenziali del regime
Fine anni 60: il ministro dell'Educazione del presidente Arthur da Costa e Silva, Tarso Dutra, riceve relazioni segrete dello spionaggio effettuato ai danni di professori e studenti, considerati una minaccia alla dittatura militare e sulla strada verso il Comunismo. Dicembre 2004: le stesse carte vengono trovate disseminate sul pavimento di un locale abbandonato (con segni di scasso), alla portata di chiunque nella città di Eldorado do Sul, a 30 chilometri da Porto Alegre. Raccolte come queste costituiscono nuove pagine che saranno ora aggiunte a un capitolo importante e doloroso della storia brasiliana, che durò dal 1964 al 1985. Ventuno anni durante i quali la parola democrazia è stata messa al bando, periodo iniziato con la Rivoluzione militare che ebbe come obbiettivo quello di destituire il presidente João Goulart.
La documentazione ritrovata impressiona, rivelando dettagli dello schema di repressione montato in una delle fasi più tumultuose degli «anni di piombo», tra il 1967 ed il 1969, nell'auge del movimento studentesco e della guerriglia urbana, quell'atto istituzionale numero 5 (AI-5) che estinse alcuni diritti previsti dalla costituzione e chiuse il Congresso nazionale. Uno degli archivi, che riportano il timbro «confidenziale» o «segreto», cita l'attuale primo ministro della Casa civil del governo Lula, José Dirceu de Oliveira. Nell'ottobre del 1968, José Dirceu (all'epoca aveva 22 anni) fu uno dei 739 arrestati durante il congresso dell'Unione nazionale degli studenti, all'interno dello Stato di São Paulo. Era considerato «una delle principali teste dell'agitazione nell'ambito studentesco», secondo la relazione del servizio dello spionaggio militare. Oggi ha il ruolo di coordinare la `Commissione di ricerca e analisi di informazioni sigillate`.
Altro documento redatto nel 1969 dalla `Commissione di investigazione sommaria dell'Esercito`, indica Waldomiro Rocha Lima, deputato comunale e docente di scuola statale della città di Rio Grande. Nel resoconto, firmato dal generale di brigata Sylvio Couto Coelho de Frota, la Cisex raccomandò al governo il licenziamento di Lima dal servizio pubblico e la sospensione dei suoi diritti politici per 10 anni. Ecco i «crimini»: la partecipazione a manifestazioni di appoggio a coloro che avevano i propri diritti cancellati, ripudio al governo e dichiarazioni come quella che comparava la data in cui i militari assunsero il potere al «dia dos bobos» (giorno degli scemi, ndr), come è ricordato in Brasile il 1° di aprile. «Dice che non teme la rivoluzione del 1964, che è stato un autentico 1º di aprile», scrive nel documento il generale, e continua: «Non ha dato ascolto agli amici che lo consigliarono alla moderazione».
Oggi, a 71 anni, Waldomiro Lima è presidente comunale del Pdt e ricorda i momenti di tensione generati dalla difesa della democrazia: «Mi dissero che mi avrebbero imprigionato varie volte e fui obbligato a lasciare la città. Eravamo perseguitati. La mia famiglia ed io soffrimmo molto». Lima non fu cassato, ma la posizione presa dai deputati municipali contro il trasferimento di un'impresa pubblica (da municipale a statale) portò alla chiusura della Camera per decreto. Il complesso e potente schema di spionaggio oltrepassava le frontiere. Il temuto Sni, Sistema nazionale di informazioni, vide la partecipazione di un leader studentesco brasiliano al Congresso latinoamericano degli studenti, a Cuba. Il testo della relazione sul viaggio di Marcos Azevedo riproduce le sue dichiarazioni durante l'incontro, compresa un'intervista a Radio Havana: «Là (in Brasile, ndr) non possiamo viaggiare e siamo seguiti in ogni movimento. Tutto per colpa della dittatura militare». Azevedo non poteva immaginare che non era immune nemmeno fuori dal territorio nazionale.
Anche la vita privata dei docenti era sottoposta a spionaggio, come mostra la cartella di un ex direttore universitario: «Attività criminali: niente da registrare. Attività politiche: ideologia democratica (...) Non esercita al momento nessuna attività politica. Altri dati: grado di intelligenza, concetto sociale, concetto professionale e capacità professionali normali. Carattere idoneo». Sono documenti lasciati come eredità, anche se inconsapevolmente, da Tarso Dutra, morto nel 1983. Il pubblico ministero statale ha ottenuto l'autorizzazione della famiglia dell'ex ministro a custodire, proteggere e selezionare i documenti che erano stati ricomposti da un ex segretario di Dutra.
Solo dopo questo studio sarà definito il destino della raccolta, differente dalle altre carte del periodo militare che sono già state incluse nel Memorial dello stato del Rio Grande do Sul e che possono essere consultate dalla popolazione. Si tratta di più di 50 relazioni sigillate donate in forma anonima a una giornalista e ripassate alla Commissione di raccolta della lotta contro la dittatura nel Rio Grande do Sul.
Nel luogo di divulgazione degli archivi era presente Altamiro da Silva Reis, commissario del famigerato Dipartimento di ordine pubblico e sociale (Dops) nel periodo militare. Il salario di Reis era pagato per i servizi resi alla Divisione di ricerca e raccolta di informazioni (Dbci). Oggi Reis rivela che il 90% delle persone erano state imprigionate semplicemente perché a «qualcuno» non piacevano. La sua funzione era quella di provare se il denunciato era «sovversivo», termine utilizzato per giustificare migliaia di azioni, dalla confisca di documenti, ai licenziamenti di persone, arresti, torture. Altamiro Reis racconta come era congegnato il processo di spionaggio, che iniziava nascondendo microfoni senza filo in piccoli oggetti dei «sospettati»: «A qualunque persona di cui io volessi conoscere i movimenti, regalavo una penna equipaggiata con un microfono ed ero a conoscenza di tutto ciò che questa persona faceva».
Reis ammette di aver assistito a molti casi di tortura, confermando crudeltà come appendere i prigionieri ai pau de arara (grucce di pappagallo). Se il torturato non resisteva, il caso era considerato «incidente di lavoro», afferma l`ex commissario. Ma non crede che vi siano state ingiustizie. Tra le carte appaiono i nomi di vari cantanti e compositori. Nella relazione confidenziale nº 399-E2 del novembre del 1972, l'argomento è «Chico Buarque de Hollanda e altri artisti dell'area studentesca». Il documento presenta il musicista come «autore di canzoni di protesta contro la Rivoluzione del 1964 e ostile al nostro Governo». Più avanti cita, tra gli altri, Nara Leão, Vinícius de Moraes, Gilberto Gil (oggi ministro della Cultura), Edu Lobo e Milton Nascimento come «responsabili di tenere gli studenti «in permanente aspettativa politica. (....) Considerando le tendenze di sinistra di questo gruppo di artisti ci sono possibilità che vi siano legami tra le loro attività nell'area studentesca e le previsioni di agitazione conseguenti alle risoluzioni firmate a Varsavia (Polonia) dal Comitato dell'unione internazionale degli studenti». L'autore raccomanda di seguire le attività degli artisti, come si evince in uno dei documenti ritrovati che `Musibrasil` presenta ai lettori italiani in esclusiva: http://web.tiscali.it/musibrasilnet/ditadura/musicos.jpg
I casi di compositori censurati sono molteplici. Alcuni di loro, come Gilberto Gil e Caetano Veloso, furono esiliati senza alcuna ragione concreta: un radiogiornalista semplicemente inventò che i due baiani durante un concerto eseguirono una parodia dell'inno brasiliano e non rispettarono la bandiera nazionale. I due avevano già conosciuto la prigione, più per motivi estetici che per le loro canzoni. Altri videro la propria carriera troncata, come Geraldo Vandré che con la sua "Caminhando" o "Pra não dizer que não falei de flores" fece cantare migliaia di persone al Maracanãzinho durante il Terzo festival di Tv Globo nel 1968 come un inno contro l'oppressione. Mesi più tardi, debitamente mascherato, fuggì in Cile. Tornato in Brasile, rinnegò qualsiasi avversione alla dittatura. Anzi, durante un intervista affermò che la sua "Caminhando" era un'indicazione data agli stessi militari sul loro modo di procedere. Si può affermare tranquillamente che esistono due Vandré: quello prima e quello dopo quella notte carioca. La canzone arrivò seconda, con enorme sollievo per i militari, dietro la fischiatissima "Sabiá" di Tom Jobim e Chico Buarque, il cui testo non spaventava i militari che non colsero il lamento dell'esiliato contro l'oppressione.
Chico Buarque ha visto innumerevoli proprie canzoni totalmente o parzialmente censurate. La relazione parla in particolare di "Construção", come canzone pericolosa per la sua critica sociale dovuta agli incidenti sul lavoro che si erano susseguiti in quel periodo, come quelli accaduti durante la costruzione del ponte Rio - Niterói. Chico registrò anche i brani censurati, eseguendoli solo in versione strumentale o con le parole sconvenienti coperte dagli strumenti musicali (come il caso di "Chicocanta") o da fittizi applausi nelle registrazioni dal vivo (in "Caetano e Chico: juntos e ao vivo"). Cosí fece Milton Nascimento che in "Milagre dos peixes" dovette ricorrere al suo (meraviglioso) falsetto in luogo del testo in varie canzoni dell'album. Curiosa è la storia dell'unico caso certo di censura di cui ha sofferto Vinícius de Moraes. Nota era la gelosia che il poeta aveva nei confronti dei propri compagni di lavoro, su cui gravava un velo di esclusività anche quando la parceria si era conclusa.
Così a Vinícius non era andato giù che Tom Jobim avesse composto insieme a Chico Buarque, e quando incontrò quest'ultimo a Roma pensò bene di «pareggiare i conti». Chico aveva appena composto insieme a Toquinho "Samba de Orly": Vinícius, presa conoscenza del testo, volle cambiare una frase. Al posto di "Pede perdão pela duração dessa temporada" inserì "Pede perdão pela omissão um tanto forçada", esigendo che il suo nome venisse incluso tra gli autori: dopodiché telefonò a Tom vantandosi di aver composto anche lui insieme a Chico. I militari però censurarono proprio quella frase, facendo sì che il testo tornasse ad essere quello originale. Ma Vinícius continuò ad essere ufficialmente uno degli autori.
In un`altra sezione un militare consiglia il monitoraggio di gruppi di teatro, per «impedire l'infiltrazione di agitatori legati al movimento comunista». Circa i libri educativi, commenta che i testi utilizzati nei corsi preparatori per l'ingresso alle università erano «marxisti-leninisti», di propaganda psicologica o di guerra rivoluzionaria e chiede il ritiro delle pubblicazioni. Nemmeno la Chiesa cattolica sfuggì al controllo. Il vescovo Lucas Moreira das Neves era accusato di avere legami con organizzazioni sovversive. In una una relazione si afferma che l`arcivescovo Evaristo Arns avrebbe avuto intenzione di causare attrito tra i militari di São Paulo e fare della Chiesa e del clero un mezzo di sovversione politica.
La rete di spionaggio seguiva anche gli esiliati dal Brasile, come l'ex maggiore dell'esercito, Joaquim Pires Cerveira, che viveva in Argentina. Il rapporto arriva a identificare cambiamenti estetici di Cerveira, che cercava di sfuggire dalla persecuzione: «(...) ha modificato il suo aspetto esteriore, presentando al momento le seguenti caratteristiche: folti baffi, capelli rossi e lunghi alla moda hippie, occhiali dalla montatura dorata, vestiti scoloriti sempre alla moda hippie». L'ex maggiore finì per diventare uno dei 160 desaparecidos politici. Un`altra vittima della dittatura espose in un rapporto che fu sequestrato dai militari a Buenos Aires e portato in una caserma delle Forze Armate a Rio de Janeiro. Come nel caso di Joaquim Cerveira, gli archivi possono porre fine alle angustie delle famiglie di tutti quelli che scomparsero durante la Dittatura.
I parenti non ebbero mai una conferma sul destino di queste persone: «I figli e le vedove vogliono sapere quello che è accaduto. Queste cose devono venire a galla», ha dichiarato Waldomiro Rocha Lima. Un altro mistero è stato risolto dopo tre decadi: la morte del militante dell'Ação libertadora nacional (Aln), Antônio Carlos Nogueira Cabral. Le forze armate hanno sempre negato la prigione e la tortura di Cabral, ma i documenti dicono il contrario. Secondo una nota di servizio dell'aprile del 1972, la sua fotografia doveva essere ritirata dalla lista dei ricercati perché era già stato arrestato. Le rivelazioni confermano i sospetti della famiglia che lo studente di medicina fu torturato e assassinato a 23 anni. Foto del corpo del giovane, scattate all'Istituto medico legale di Rio de Janeiro, mostrano escoriazioni sul corpo intero.
Documenti citano altre persone le cui foto potevano essere eliminate dai manifesti, poiché già arrestate o morte. Tutti considerati «terroristi fuori servizio, ma senza mai utilizzare le parole «arrestato» o «morto». Le morti di uomini e donne erano, al massimo, state causate da «incontri con agenti di sicurezza». Tutte le rivelazioni, che aiutano a comporre il "rompicapo" della Dittatura, saranno contenute nel cosiddetto «Archivio dell'intolleranza», che sarà creato dal governo Lula. L'inaugurazione si terrà il 29 agosto, data in cui saranno ricordati i 26 anni della Legge dell'Amnistia, che permise il ritorno in patria degli esiliati.
«Il Brasile ha dibattuto molto il vincolo tra il diritto alla memoria e alla democrazia. Conoscere la verità della storia rafforza la democrazia nel Paese. Per questo, tutta le scoperte sono importanti, indipendentemente dal contenuto dei documenti», ha affermato il segretario speciale dei Diritti umani, Nilmário Miranda, responsabile dell'organizzazione dei documenti. Oltre a leggere gli incartamenti, la popolazione potrà ascoltare le deposizioni registrate da chi fu torturato. Una di queste persone è il giudice militare João Carlos Bona Garcia, della Commissione della raccolta di lotta contro la dittatura del Rio Grande do Sul che ha ricevuto gli archivi nel Memorial dello stato. Garcia racconta che le sessioni di tortura erano seguite dai medici. E afferma che, nonostante tutto, non ha sete di vendetta: «Voglio che questo Paese avanzi, volti pagina, ma è necessario che le istituzioni aprano i loro archivi e assumano le proprie responsabilità».
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