Brasile: conduttore di una radio comunitaria condannato a Goiás
Manifesto Radio Libere e Comunitarie
Noi, oppositori del monopolio della comunicazione sociale, che lottiamo per la libertà di espressione e manifestazione, denunciamo le attuali repressioni contro le Radio Libere e Comunitarie. Nello stesso tempo esprimiamo la nostra solidarietà alla lotta di Cloves Henrique Batista da Rocha, conosciuto come Coalhada.
Conduttore radiofonico comunitario da più di 10 anni nella regione di Aparecida di Goiânia, Coalhada è stato ingiustamente giudicato e condannato in questo mese di dicembre dal giudice federale sostituto della 5ª sezione di Goiás, José Godinho Filho. Il conduttore sarà obbligato a prestare 1440 ore di servizio comunitario; a pagare una multa di 30 salari minimi; ad avere, inoltre, la sua fedina penale compromessa.
Il giudice José Godinho Filho, nella condanna, ha citato il ‘crimine’ di radiodiffusione clandestina. La traduzione corretta per l’assurda decisione giudiziale è che Coalhada è stato condannato per il ‘crimine’ di lavorare e credere nella giusta diffusione di informazioni per tutti. Coalhada avrà un’annotazione sulla sua fedina penale per aver lottato per la democratizzazione dell’informazione e della comunicazione.
Interessante osservare che inclusa nella pena diretta a Coalhada c’è la prestazione di servizio comunitario. Si riscontra in questa decisione giudiziale un’ironica incoerenza, tra le tante, dato che i conduttori radiofonici comunitari, come Coalhada, già prestano tali servizi attraverso la radiodiffusione libera e comunitaria, rivolta agli interessi della comunità e senza fini commerciali.
La decisione giudiziale che condanna Cloves Henrique Batista da Rocha, Coalhada, è, quantomeno, irrispettosa verso coloro che lottano per una società più giusta e ugualitaria e lavorano per il libero accesso all’informazione, diritto garantito dalla Costituzione.
Regolate da un autoritario regime di controllo delle telecomunicazioni, le repressioni contro le Radio Libere e Comunitarie feriscono la Costituzione brasiliana del 1988, che garantisce ‘la manifestazione di pensiero, la creazione, l’espressione e l’informazione, sotto qualsiasi aspetto, procedimento o mezzo’ (art.220). Costituzionalmente, l’espressione dell’attività intellettuale, artistica, scientifica e di comunicazione è libera, ‘indipendentemente da censura o licensa’ (art. 5, IX).
Inoltre, la legge 9.612 del 19 febbraio del 1998, che istituisce il servizio di radiodiffusione comunitaria, non considera la radiodiffusione libera un crimine ma un’infrazione amministrativa. Stando così le cose, i cittadini, che realizzano la diffusione di radio senza concessione, non possono essere arrestati o penalizzati. Per il fatto di essere una legge specifica per ciò che concerne la radiodiffusione comunitaria, conta più della legge dell’Agenzia Nazionale delle Telecomunicazioni (Anatel) e del Codice Brasiliano delle Telecomunicazioni.
La radiodiffusione è uno dei servizi pubblici di diritto del cittadino e di dovere dell’Unione. Non compiendo il suo dovere costituzionale, l’Unione agisce con incoerenza nel reprimere le iniziative di radiodiffusione libera e comunitaria.
Su questa linea di pensiero, il giudice João Batista Gomes, si pone in difesa delle radio libere e comunitarie. In accordo con il giudice João Batista Gomes ‘la repressione delle radio installate senza autorizzazione potrebbe avvenire solo se lo stato attuasse il suo dovere costituzionale di prestare il servizio’, in questo senso, egli ha concluso essere ‘le radio comunitarie la speranza di collocazione dei servizi pubblici di comunicazione di massa nella direzione corretta’. Basandosi su questi argomenti, il giudice ha autorizzato recentemente, per il Tribunale Regionale Federale della 1ª Regione, il funzionamento della Radio Comunitaria FM Jovens, a Sítio Novo, Maranhão.
Le radio libere e comunitarie promuovono la salvaguardia e la valorizzazione della cultura locale e stimolano la produzione regionale. Pertanto, rompono con il monopolio delle comunicazioni di massa in Brasile, che non rispondono alle necessità locali come prescrive la Costituzione, secondo la quale ‘i mezzi di comunicazione sociale non possono, direttamente o indirettamente, essere oggetto di monopolio o oligopolio’.
Per questo, ripudiamo la posizione del Ministero Pubblico Federale, che mantiene la struttura di monopolio delle imprese di comunicazione del Brasile, orientate dal potere finanziario. Allo stesso modo ci mostriamo indignati e indignate rispetto alla posizione ufficiale che incrimina le resistenze sociali in difesa di una diffusione dell’informazione egualitaria e di responsabilità sociale. Esigiamo la fine dell’ingiustizia!
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