Venezuela: documenti della CIA gettano una nuova luce sul ruolo svolto da Washington nel paese
Quando si parla di fragili relazioni diplomatiche tra il Venezuela e gli Stati Uniti, di solito viene data la colpa al presidente del Venezuela, Hugo Chavez, Le frequenti denunce da lui fatte contro l’ “intervento” degli Stati Uniti in Venezuela, vengono considerate un segno della sua ostilità all’America.
Ma esistono prove che testimoniano il fatto che Washington sia in realtà il vero responsabile degli attriti con il nostro terzo maggior fornitore di petrolio. La scorsa settimana il New York Times ha riferito la notizia della recente pubblicazione di alcuni documenti della CIA che rivelano come il nostro governo fosse addirittura a conoscenza in anticipo del colpo di stato che per breve tempo ha rovesciato il governo democratico del Venezuela dall’ 11 al 13 aprile 2002. L’amministrazione Bush non ha solo mancato di avvertire il Venezuela del golpe, ma ha persino negato che si trattasse di un colpo di stato.
“Hanno mentito dicendo di non essere a conoscenza prima dell’11 aprile di minacce di un colpo di stato e quando hanno affermato che il colpo di stato non fosse che un’insurrezione popolare, mentre sapevano che il golpe era stato pianificato da settimane,” ha oggi dichiarato il membro del congresso statunitense Jose Serrano di New York City.
I documenti (che si possono consultare sul sito http://www.venezuelafoia.info/CIA/CIA-index.htm) rivelano chiaramente come la Casa Bianca fosse al corrente di precisi piani di un golpe che avrebbe avuto luogo in aprile, che questi piani includevano l’arresto del presidente, e che “per provocare un’azione militare, i cospiratori avrebbero forse approfittato di disordini generati da dimostrazioni dell’opposizione.” Questo è esattamente quanto è accaduto l’11 aprile.
Ma il 12 aprile, il portavoce della Casa Bianca, Ari Fleischer, ha dato la stessa versione degli eventi fornita dai leader del colpo di stato – cioè che la violenza delle dimostrazioni avesse indotto Chavez alle “dimissioni”, e che il governo fosse responsabile per questa violenza. “Adesso i risultati di tali eventi sono le dimissioni del Presidente Chavez dalla presidenza. Prima di dimettersi, egli ha licenziato il vice-presidente ed il consiglio dei ministri, e un governo civile di transizione si è insediato.”
Questa falsa versione dei fatti ha permesso all’amministrazione Bush di appoggiare il governo nato dal colpo di stato, che ha proceduto con l’abolizione della costituzione del Venezuela, dell’assemblea generale e della corte suprema. L’amministrazione ha negato il suo appoggio per il governo del golpe solo il giorno seguente, dopo essere rimasta isolata a livello diplomatico.
Questa doppiezza dimostra come il sostegno dell’amministrazione Bush al rovesciamento del governo democratico in Venezuela sia andato ben oltre quanto sia stato precedentemente detto.
In altre parole, l’amministrazione Bush non ha soltanto mentito riguardo a quanto fosse a sua conoscenza, ma ha anche attivamente collaborato con i leader del golpe nel loro tentativo a breve termine di persuadere i media ed il mondo intero che un “governo civile di transizione” avesse legittimamente preso il potere al fine di difendere la popolazione dalla presunta violenza di stato. E questo pur sapendo che non si trattava della realtà e che invece si era attuato un colpo militare pianificato da tempo e di cui era stata messa al corrente in anticipo.
Ulteriori prove di un simile tentativo giungono da Jorge Castaneda, l’ex-ministro degli Esteri del Messico, il quale recentemente ha dichiarato alla stampa che gli Stati Uniti e la Spagna avevano tentato di raccogliere riconoscimenti diplomatici a favore del governo nato dal golpe.
Ma gli sforzi di Washington di spodestare il governo democratico venezuelano non sono né iniziati né finiti con il colpo di stato dell’aprile 2002. Il Dipartimento di Stato americano nella sua indagine interna sul ruolo di Washington nel golpe ha osservato che “il Dipartimento [di Stato], ed il DOD [ Dipartimento della Difesa americana] avevano fornito addestramento, edifici istituzionali e altre forme di sostegno in base a programmi che si aggirano intorno ai 3,3 milioni di dollari a favore di organizzazioni ed individui venezuelani, alcuni dei quali sono risultati coinvolti negli eventi del 12-14 aprile [il colpo di stato].”
La stessa cosa vale per il National Endowment for Democracy [Fondazione Nazionale per la Democrazia], che è stata fondato dal congresso statunitense. Dopo il fallimento del golpe, il NED ha continuato a finanziare i gruppi dell’opposizione – inclusi alcuni guidati dai sostenitori del golpe - mentre cercavano di revocare il Presidente Chavez in un referendum del 15 agosto di quest’anno. Il tentativo di revocarlo, però, è fallito con un margine del 59% di contro al 41% - la terza schiacciante vittoria elettorale di Chavez.
Come risultato degli sforzi del membro del congresso Serrano, il NED dovrà spiegare al congresso come mai i dollari dei contribuenti statunitensi siano andati a finire nei finanziamenti ai leader di un colpo di stato, e ad altre iniziative opposte alla sua missione di “promuovere la democrazia”. Ma sembra necessaria una indagine più ampia e indipendente sulle attività del nostro governo in Venezuela.
Il Presidente Chavez mi ha detto di voler avere relazioni normali e serene con gli Stati Uniti, come ha ripetuto diverse volte sia pubblicamente che in privato. Ma egli insiste anche nel richiedere che Washington rispetti la democrazia del suo paese.
Non dovrebbe essere chieder troppo.
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