Maurizia
Ho conosciuto Maurizia in prima media nel lontano 1975: era la mia prof di inglese. Direi una grande, mitica prof! Arrivava in classe effervescente, alta, col suo piglio deciso e il sorriso sornione sulle labbra e ti guardava con quegli occhi vivaci, vivi e brillanti che ho ritrovato, dopo tanti anni, il 31 dicembre 2009 quando sono andata a trovarla a Scarnafigi. Lei era irriconoscibile, a causa delle cure pesanti che stava facendo, ma gli occhi erano sempre quelli!
E’ stata la mia prof per due anni perché quando io facevo terza si è trasferita alle superiori: quanto ho tribolato di inglese con quella perfida della prof successiva! Sono passata dall’otto di Maurizia a un misero sei!
Mi ricordo che quando lei mi interrogava si metteva seduta sul bordo del banco e mi squadrava con quella sua aria birichina e col tono di chi ti dice: so che ce la puoi fare…fammi vedere quello che vali!
E’ stata amore a prima vista… senza alcun dubbio!
Negli anni successivi non so quante volte sono andata a trovarla e lei mi accoglieva nel soggiorno, prima stanza a sinistra del corridoio, al tavolo davanti alla grande finestra che dava su piazza Cavour, sempre con l’immancabile portacenere pieno di mozziconi. I primi anni c’era ancora la mamma: una donna minuta, energica, con la voce un po’ roca e i capelli tutti bianchi, che lei ha sempre venerato.
Mi sedevo al tavolo e parlavo per ore, di me, dei miei problemi, dei miei dolori, dei miei dubbi e dei miei sogni di ragazza. E lei sempre lì, pronta e disponibile ad ascoltarmi, con quegli occhi attenti e vivaci che non perdevano una parola, a consigliarmi e soprattutto a credere in me: questo penso sia stato il miracolo che ha compiuto Maurizia nella mia giovane vita. Lei credeva in me, nelle mie capacità e non ha mai dubitato nemmeno per un attimo che non ce l’avrei fatta a diventare quello che volevo. Me l’ha ancora ripetuto il giorno che ci siamo viste: mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha chiesto se ero soddisfatta di ciò che ero e di ciò che ero diventata. E quando io le ho detto si, lei ha sorriso e mi ha detto: lo sapevo, l’ho sempre saputo…
Non so che cosa vide in me, in quella ragazzina un po’ cicciotta, sicuramente sveglia e con l’argento vivo addosso, piena di voglia di vivere nonostante le grande difficoltà familiari in cui viveva. Eppure, lo giuro, per tutti gli anni della mia giovinezza Maurizia mi ha sempre accompagnato col suo entusiasmo e quel suo sorriso così dolce e comprensivo. Lo devo un po’ anche a lei se ho scelto sempre lavori a contatto con le persone, perché mi ha sempre detto e ripetuto alla nausea ch’ero portata per stare con la gente e aiutarla, grazie alla mia sensibilità. E forse un po’ aveva visto giusto. Molto prima che ci credessi io, lei faceva il tifo per me, spronandomi a essere sempre migliore e a dimostrare al mondo quanto valevo. Non so se avete idea di quanto questa cosa sia importante per un giovane che sta crescendo e sta cercando di capirci qualcosa nel guazzabuglio di sentimenti, emozioni e ormoni che girano! Io ho avuto lei e non potrò mai ringraziarla abbastanza per tutto ciò che mi ha regalato in quegli anni e per la possibilità di avere un porto sicuro dove approdare.
Vorrei che questo dono ce l’avessero tutti i ragazzi d’oggi: una persona, un adulto, che sia una base sicura dove atterrare e dove sentirsi a casa e ascoltati, perché davvero all’altro interessa quello che stai dicendo!
Maurizia per me è stata questo.
Ricordo che il primo Natale in cui lei perse sua mamma, passai la vigilia da lei con la mia chitarra: cantai a squarciagola tutti i canti che sapevo e poi andai a Messa di mezzanotte. Lei era molto giù e apprezzò talmente tanto quel gesto semplice e di così poco conto che lo raccontò a molti e ancora lo riferì al cugino Paolo quando ci vedemmo recentemente. A me sembrava di non aver fatto niente di eccezionale, ma Maurizia era una persona che sapeva essere riconoscente e ringraziava per i doni ricevuti.
Lei sicuramente aveva un cuore grande: mi regalò una volta spazzola e pettine con relativo contenitore giallo (che conservo ancora) e mi fece addirittura una maglia di lana verde con piccole treccine.
Venne poi con Bruna al nostro matrimonio e di quel giorno ricordo il suo sguardo orgoglioso e fiero, contenta di vedermi felice nonostante la dura prova della morte di mia madre. Dopo, come spesso capita nella vita, ci perdemmo un po’ di vista ma ogni volta che ci si incrociava in giro era una festa. Ogni volta mi chiedeva come stavo e si aggiornava sulla mia situazione.
Averla vista a Scarnafigi molto sofferente ma felice di avermi ritrovata, è stato un grande regalo e sono grata alla Vita per avermi dato l’opportunità di vederla ancora una volta. Avevamo dei progetti insieme: avrei dovuto tornare per leggerle dei miei scritti… Adesso non capiterà più. La morte non dà possibilità di replica e la sua falce cala inesorabile. L’unica cosa che mi consola è che ora è dove lei voleva, con sua madre e suo padre che tanto ha amato in questa vita.
A me non resta che dirle: grazie per avermi amata così tanto!
Ciao Maurizia … che ti sia lieve la terra …
Saluzzo, 25.2.2010 Cilla
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